In una dichiarazione congiunta rilasciata venerdì 18 novembre, gli Stati Uniti, il Belgio, la Francia e il Regno Unito hanno condannato la “continua avanzata” del gruppo ribelle filo-rwandese M23 nel Nord Kivu, definito come un “gruppo armato illegale sanzionato dalle Nazioni Unite”.
#RDC #M23 : « Tout soutien à des acteurs armés non statiques doit cesser, y compris le soutien extérieur au M23 », disent les US et les envoyés spéciaux de la belgique, de la france et du Royaume-Uni pour la région des Grands lacs qui condamnent « l’avancée continue » du M23. pic.twitter.com/WotnOMbLIl
— Sonia Rolley (@soniarolley) November 18, 2022
Secondo questi quattro Paesi, “la ripresa delle violenze dal 20 ottobre, in particolare nelle località di Rutshuru, Kiwanja, Rumangabo e Kibumba e dintorni, mina gli sforzi per la pace e ha portato a una maggiore insicurezza ea grandi sofferenze umane”. Per tale ragione, hanno invitato i miliziani dell’M23 a ritirarsi immediatamente, ponendo fine a qualsiasi attività che violi il diritto internazionale, riaffermando il loro sostegno agli sforzi diplomatici regionali, soprattutto quelli che da mesi si svolgono a Nairobi e a Luanda, dove i rappresentanti di varie nazioni dell’area stanno promuovendo la de-escalation e tentano di costruire le condizioni per una pace duratura nella RDC.
I Paesi occidentali firmatari ritengono che il cessate il fuoco sia la condizione essenziale per riprendere il dialogo, a cui sono invitati anche i gruppi armati ribelli, specie nel caso del processo di pace in corso a Nairobi. Perché questo avvenga, aggiungono, deve fermarsi qualsiasi sostegno militare e finanziario esterno, riferendosi all’M23, dietro il quale si sospetta ci sia il Rwanda.
Proprio quest’ultimo Paese ieri è stato al centro della notizia proveniente dalla regione dei Grandi Laghi africani più rilanciata a livello internazionale: Reuters, Al-Jazeera e altre agenzie stampa hanno dato ampio risalto all’incontro avvenuto tra il presidente rwandese Paul Kagame e l’ex-presidente keniota Uhuru Kenyatta. Questi è attualmente il mediatore designato dall’EAC (East African Community) per il conflitto congolese ed è riuscito a impegnare il Capo di Stato rwandese a rilasciare una dichiarazione in cui “ha accettato di sollecitare” l’M23 a ritirarsi dai territori occupati. La strategia diplomatica della Comunità dell’Africa orientale è volta ad una maggiore inclusività, in particolare integrando i ribelli M23 nelle discussioni, ma la posizione del governo congolese continua ad essere, invece, di assoluto rifiuto di sedersi allo stesso tavolo negoziale con tali guerriglieri, considerati dei terroristi, a meno che non si ritirino dai territori conquistati negli ultimi mesi.
Salvo modifiche, il prossimo 21 novembre partiranno delle trattative a Luanda (Angola), tra le delegazioni del Rwanda e della RDC, alla presenza del Presidente angolano, del facilitatore Kenyatta e di una rappresentanza del Burundi:
#RDC #M23 : réunion confirmée pour ce lundi 21 novembre à Luanda. Devraient être présents, en plus de leur hôte @jlprdeangola, les présidents RDC, Rwanda, Burundi et le facilitateur et ex-president Uhuru Kenyatta. Objectif : faire baisser la tension
— Sonia Rolley (@soniarolley) November 18, 2022
Sul piano bellico, gli aggiornamenti più recenti riferiscono di nuovi avanzamenti degli M23: a Murimbi e nei pressi di Masisi e Rutshuru, verso Bwiza, Kilolirwe e Kitschanga, in direzione di Goma. Nella capitale del Nord Kivu, invece, sono arrivati dei rinforzi per le forze governative congolesi dal Kenya (ufficialmente a difesa dell’aeroporto) e dall’Uganda. Intanto, al di là del confine, l’esercito rwandese ha confermato di aver ucciso un soldato congolese nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 novembre, perché avrebbe attraversato la frontiera proprio all’altezza di Goma e avrebbe iniziato a sparare contro le torri di guardia del Rwanda:
UNIDENTIFIED SOLDIER CROSSES INTO RWANDA, SHOOTS AT RDF TOWERS IN RUBAVU DISTRICT https://t.co/qwIqwnnptV pic.twitter.com/EPKaulnFiK
— Rwanda Defence Force (@RwandaMoD) November 19, 2022
Al momento si attende una replica da parte congolese. Nel frattempo, a Goma la situazione umanitaria si degrada di giorno in giorno, con il continuo afflusso di sfollati dalle zone dei combattimenti tra le FARDC e l’M23, per cui decine di migliaia di persone si stanno accalcando in campi di fortuna alle porte della città. Qui, tutti ricordano che proprio dieci anni fa i ribelli dell’M23 (Movimento 23 marzo) presero Goma tra luglio e novembre del 2012.