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Repubblica Democratica del Congo, sfollati e ribelli M23 avanzano su Goma

Nell’est della Repubblica Democratica del Congo continuano gli scontri tra l’esercito regolare (FARDC) e il gruppo ribelle filo-rwandese dell’M23, ormai a pochi km a nord di Goma, la popolosa capitale della provincia del Nord-Kivu. Parallelamente, migliaia di persone fuggono proprio verso quella città per sfuggire ai combattimenti.

Secondo un servizio di “TV5MONDE”, la maggior parte degli sfollati proviene da Kanyaruchinya, lungo il confine con il Rwanda, dove già erano ospitate decine di migliaia di persone scappate da altre zone a causa sia dei combattimenti degli ultimi mesi, sia per l’eruzione vulcanica del maggio 2021. Questa località è non molto distante da Kibumba, la più recente conquista dell’M23:

Secondo “Medici Senza Frontiere”, il flusso di persone giunto a Goma dai campi informali di Kanyaruchinya è imponente: decine di migliaia solo negli ultimi giorni, le cui condizioni di vita erano già estremamente precarie e adesso sono ulteriormente peggiorate. Evidentemente, è necessaria una risposta urgente da parte degli operatori umanitari per soddisfare gli enormi bisogni dei fuggitivi e, infatti, la sezione congolese dell’UNICEF ha fatto sapere che ogni giorno vengono consegnati circa 100 metri cubi di acqua potabile alle famiglie scappate dalle località dell’area di Nyiragongo:

Vengono costruiti rapidamente migliaia di rifugi con rami e foglie di eucalipto raccolte nella foresta circostante, il tutto mentre piove quasi tutti i giorni. Come attestano diverse testimonianze, le famiglie hanno portato con sé solo lo stretto necessario per la fuga, per cui hanno bisogno di assistenza sanitaria, riparo, cibo, acqua, servizi igienici.

Secondo le autorità provinciali, al 3 novembre almeno 74.000 persone, cioè 14.936 famiglie, avevano bisogno di assistenza alla periferia di Goma a seguito degli ultimi sfollamenti di massa. Molte famiglie si sono stabilite dove possono, comprese le scuole, per cui in questo periodo si registrano convivenze improvvisate tra studenti e sfollati:

I periodici scontri tra le FARDC e l’M23 avevano causato la fuga di almeno 186.000 persone dalle loro case, dalla fine di marzo, ma dalla fine di ottobre, con la ripresa virulenta dei combattimenti, bisogna aggiungere a quel numero altre decine di migliaia.

Secondo la stampa che sostiene i ribelli, a Kibumba i guerriglieri dell’M23 sarebbero stati accolti con giubilo dalla popolazione, considerati dei liberatori e non dei terroristi:

In effetti, la loro avanzata continua e, da alcuni filmati non verificati, le truppe dell’esercito regolare starebbero lasciando anche le postazioni più a ridosso di Goma, letteralmente sulla colata lavica del vulcano Nyiragongo:

Nonostante l’impiego di caccia militari, di nuovi volontari e di compagini straniere, le FARDC non riescono a contrastare i ribelli o, addirittura, a farli retrocedere. Il 16 novembre è giunto nella zona un ulteriore rinforzo, quello rappresentato da un secondo contingente di soldati kenioti di una sessantina di uomini, nell’ambito dell’operazione internazionale promossa dall’EAC, e con il compito di proteggere innanzitutto la città e l’aeroporto:

Il governo congolese ha ricevuto il sostegno della Francia, il cui presidente, Emmanuel Macron, parlando con il suo omologo del Kenya, William Ruto, ha accolto con favore il dispiegamento delle truppe internazionali dell’Africa orientale, al fine di “svolgere un ruolo di interposizione, porre fine ai combattimenti e avviare un ritiro dell’M23” e assicurando che “la Francia, insieme ai suoi partner, sosterrà la prosecuzione di questi sforzi”.

Con difficoltà, anche la diplomazia continua il suo impegno. Dopo il tour del presidente dell’Angola, João Lourenço, che lo scorso fine settimana ha visitato prima Kigali e poi Kinshasa, anche l’ex-presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, indicato come mediatore in questo conflitto dalla Comunità dell’Africa orientale (EAC), ha visitato la capitale congolese e ha espresso le sue preoccupazioni per il deterioramento della situazione. Kenyatta, inoltre, ha visitato anche Goma, sottolineando che dopo gli incontri diplomatici a Nairobi, nella primavera scorsa, le forze combattenti non hanno cambiato posizione o atteggiamento, per cui l’attuale crisi umanitaria è il risultato del mancato rispetto di quegli accordi, presi davanti a tutti i Capi di Stato dell’EAC.

Soprattutto nel versante della RDC sembra esserci ancora molta confusione sui ruoli e sulle strategie da intraprendere: il governo congolese vorrebbe impiegare i militari della compagine internazionale dell’EAC in veste offensiva contro i ribelli dell’M23, mentre il comandante del contingente straniero, il generale Jeff Nyagah, ha ribadito in una conferenza stampa che la priorità della sua missione è il processo politico-diplomatico, per cui l’uso della forza è riservato alla difesa della città di Goma e, comunque, solo in casi di estremo pericolo:

Infine, va segnalata l’espulsione “manu militari” dalla RDC della giornalista francese Sonia Rolley, ex collaboratrice di Radio France International e attualmente corrispondente dell’agenzia di stampa Reuters:

Rolley è molto esperta dell’intera area dei Grandi Laghi africani e, improvvisamente, martedì 8 novembre ha dovuto lasciare il Paese senza che le venisse dato alcun motivo formale, se non un generico “per le sue attività precedenti”. Convocata dalla DGM, la Direzione Generale delle Migrazioni di Kinshasa, quella mattina le è stato confiscato il passaporto, prima di essere accompagnata all’aeroporto e, senza nemmeno poter recuperare i suoi averi, venire imbarcata su un volo per Parigi via Addis Abeba.

Insomma, un episodio che decisamente non volge a favore del governo congolese, anzi.

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