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Etiopia attacchi aerei droni, centinaia di morti tra i civili in Tigray - Davide Tommasin

Etiopia, attacchi aerei droni con centinaia di morti tra i civili in Tigray

In Tigray sono all’ ordine del giorno gli attacchi aerei della difesa governativa. Solo nelle ultime settimane sono stati contati diversi attacchi aerei e per mezzo drone che hanno portato feriti e morti tra i civili. Bersaglio oltre che aree urbane, anche campi IDP per rifugiati.

Non che prima di queste settimane di gennaio 2021 non ci siano stati continui bombardamenti e raid aerei, ma purtroppo, causa blackout ed isolamento dello stato regionale tigrino, molte informazioni ed accadimenti non riescono a trapelare in maniera fluida, costante per una informazione chiara e trasparente: questa è l’unica costante certa in 14 mesi di guerra e catastrofe umanitaria in atto.

Lunedì 10 gennaio il Presidente americano Joe Biden ha chiamato il Premier etiope Abiy Ahmed Ali: l’obiettivo della telefonata era dedicato al confronto sulla guerra e sulla situazione dell’Etiopia e sulla sua gestione. Il premier etiope in un successivo tweet ha dichiarato:

“Ho tenuto una conversazione telefonica sincera con @POTUS su questioni di attualità in Etiopia, relazioni bilaterali e questioni regionali. Siamo entrambi d’accordo sul fatto che sia un grande valore rafforzare la nostra cooperazione attraverso un impegno costruttivo fondato sul rispetto reciproco.”

Nel comunicato ufficiale della Casa Bianca giunge il medesimo tono di cordialità e di intesa d’intenti, tra i quali “accelerare il dialogo verso un cessate il fuoco negoziato, l’urgenza di migliorare l’accesso umanitario in tutta l’Etiopia e la necessità di affrontare le preoccupazioni sui diritti umani di tutti gli etiopi colpiti”.

Trapelano però retroscena sicuramente più profondi e che stonano con le parole, le dichiarazioni, le intimazioni avvenute in quella chiamata: ne fa un’analisi approfondita il giornalista Fulvio Beltrami.

Come stona con la notizia che giunge lo stesso giorno, lunedì 10 gennaio, riguardo a l’ennesimo raid aereo in cui sono stati uccisi 17 civili per mezzo di droni killer, bombe radiocomandate a Mai Tsebri.

Sabato 8 gennaio ha subìto lo stesso atroce trattamento l’area di Dedebit, nel nord ovest del Tigray: target campo IDP per rifugiati dove sono stati uccise 57 persone tra cui bambini, ferendone 126 tra cui 28 in maniera critica: le Nazioni Unite hanno informato che nella zona hanno sospeso le attività umanitarie.

Mercoledì 5 gennaio un altro attacco con droni hanno bombardato un campo per rifugiati con conclusione nefasta per diversi civili eritrei tra cui bambini.

Martedì 11 gennaio, l’ex Presidente dell’Università Mekelle Kindeya Gebrehiwot informa per mezzo social che un attacco droni ha colpito la chiesa di Hiwane, nell’area del Tigray sud orientale, uccidendo 2 civili. Indiscrezioni e rumors parlerebbero di altri nuovi attacchi e bombardamenti, ma non ci sono maggiori informazioni per poter confermare. Sicuramente come redazione di Focus On Africa non mancheremo di aggiornare la notizia nel caso in cui arrivassero nuovi dettagli in merito.

Questa immagine è stata condivisa recentemente per mezzo social rappresenta la lista solo degli ultimi attacchi aerei: i numeri sono da riferirsi solo alle vittime e feriti tra i civili di ogni età, non ci sono evidenze che siano stati colpiti i terroristi perseguiti dal governo centrale.

Etiopia attacchi aerei droni, centinaia di morti tra i civili in Tigray

Il giornalista di ESAT – Etiopian Satellite Television & Radio, Fasil Yenealem via social commenta la notizia battuta da Reuters dei 17 civili uccisi dai droni lunedì scorso con queste parole:

“Come si distingue un civile da un terrorista in abito civile? Qualche suggerimento?”

Mentre Wim Zwijnenburg, capo progetto di PAX – Pax for Peace condivide un’analisi per quanto riguarda i droni utilizzati dal governo etiope. Droni che il governo utilizza per cercare di annientare il suo nemico, quello che normativamente a maggio 2021 ha legittimato come terrorista: i membri del partito TPLF e tutti i simpatizzanti e sostenitori, sospettati e quindi perseguibili come i partigiani del TDF – Tigray Defence Forces. Decine di migliaia di persone di origine tigrina sono agli ancora agli arresti in luoghi spesso imprecisati e le modalità di detenzione e di arresto.

Arresti di massa – alcuni approfondimenti a riguardo:

Wim Zwijnenburg confermerebbe con confutazioni previo foto satellitari condivise dal suo recente report che i droni turchi sono utilizzati nella guerra in Etiopia e inizia l’analisi dichiarando che:

“Da mesi circolano voci secondo cui i droni armati turchi Bayraktar TB-2 vengono schierati dal governo etiope nella loro lotta contro le forze di difesa del Tigray, un gruppo di resistenza armata che ha preso armi nel 2020.”

Aggiungendo:

“Ora le nuove immagini ad alta risoluzione di Planet Skysat confermano la presenza del TB-2 all’aeroporto militare Harar Meda di Bishoftu, appena a sud della capitale dell’Etiopia, Addis Abeba.”

Questa conferma tramite immagini satellitari, analizzando e mettendo a confronto video e foto d’archivio e dei mesi precedenti denotano che questa base aerea è il principale hub di droni in Etiopia, secondo le analisi di PAX. La documentazione raccolta mostra la presenza anche di droni armati cinesi Wing Loong e droni iraniani Mohajer-6 situati sempre in questo aeroporto. Droni avvistati precedentemente anche a Semera, nella regione Afar.

Dal lato della strategia prettamente bellica, Wim Zwijnenburg si spinge ad analizzare il fatto che l’Etiopia ha a disposizione Mig-23 e Sukhoi Su-27 ed elicotteri d’attacco che utilizzano missili e bombe non guidati e che hanno aumentato il rischio di uccidere civili, come riportato ad inizio articolo (non tutti gli attacchi aerei hanno specificato se per mezzo droni o aereo proprio per mancanza di possibilità di verifica indipendente sul campo). I droni sono bombe radiocomandate da remoto, armi chirurgiche che potrebbero evitare target non desiderati come civili, adulti e bambini, ma sembra che, come dal report di PAX:

“Tuttavia ci sono forti indicazioni basate su testimonianze oculari e resti di munizioni trovati sul campo che anche droni armati siano stati coinvolti in attacchi contro civili o infrastrutture civili.”

Come ha dichiarato giovedì 6 gennaio, Filippo Grandi – Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – dopo l’attacco al campo IDP di rifugiati eritrei:

“I rifugiati non devono essere un target.”

E come dichiarato dall’ UNICEF

“Bambini impauriti, uccisi e feriti nei recenti attacchi ai campi profughi e sfollati interni nel nord dell’Etiopia.”

PAX avanza un consiglio sulle preoccupazioni della comunità internazionale verso la popolazione civile etiope ed eritrea colpite:

“Le numerose violazioni dei diritti umani, alcune delle quali pari a crimini di guerra, perpetrate sia dal governo etiope che dalle forze del Tigray, sono una ragione sufficiente per fermare tutte le vendite di armi al Paese.”

In Italia esiste la legge 185 per la gestione del commercio ed esportazione sulle armi, Italia che per altro ha un accordo militare sottoscritto con l’Etiopia, ma sembrerebbe in stand-by appunto per la legge su citata, messo in attesa di “tempi migliori” visto la situazione instabile dell’ Etiopia.

Per approfondire la questione accordi militari Italia Etiopia segnaliamo la testimonianza dei Giovani Tigrini in Italia intervistati da Elisabetta Burba per Panorama: “Finanziamenti e accrordo militare tra Italia ed Addis Abeba

Così anche Wim Zwijnenburg nel suo rapporto intima che la Turchia, che ha firmato un accordo per la difesa nel 2021 con l’Etiopia con guerra in atto, dovrebbe essere regolamentato dal ATT Arms Trade Treaty, il trattato sul commercio delle armi.

“L’attuale approvazione della vendita di droni TB-2 all’Etiopia non è in linea con la situazione dei diritti umani sul campo, il che dovrebbe essere motivo sufficiente per negare una licenza di esportazione.”

Concludendo il report, Wim fa luce su quella che è l’attuale situazione del mercato delle armi in Africa dicendo che:

“Con i nuovi contratti di esportazione di armi per droni turchi conclusi in tutta l’Africa, si prevede che anche il crescente dispiegamento di droni armati vedrà presto un aumento dell’uso. Droni già armati, cinesi o israeliani, sono stati coinvolti in vari attacchi del Marocco contro gruppi separatisti nel 2021 e il paese ora gestisce anche droni TB-2. Nel suo Report Orizzonti Remoti del 2021, PAX ha documentato la rapida avanzata dei droni militari in tutta l’Africa. La loro crescente popolarità e il maggiore dispiegamento in operazioni militari opache nel continente africano sono accompagnati da un generale fallimento nell’affrontare gli appelli internazionali alla trasparenza e alla responsabilità degli attacchi armati di droni, sia da parte di Stati africani che di paesi terzi, in particolare nelle operazioni antiterrorismo. Gli attuali sviluppi dovrebbero giustificare una rapida azione internazionale per rafforzare i principi legali internazionali sull’uso della forza letale e ripensare ai controlli sulle esportazioni di armi e le valutazioni del rischio sulla vendita di droni armati.”

I droni utilizzati dall’ Etiopia per combattere i partigiani tigrini non sono solo di stampo turco, ma come segnalato dagli analisti di Oryx:

“L’Iran ha consegnato almeno 2 Mohajer-6 nell’agosto 2021, la Cina, da cui l’Etiopia ha ricevuto 3 Wing Loong I nel settembre 2021, e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno schierato almeno 6 dei propri Wing Loong nella base aerea Harar di Meda nel novembre 2021.”

E’ però eloquente l’infografica condivisa da dati dell’ Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari – UNOCHA, che in un colpo d’occhio si può apprendere quale sia la situazione di disastro umanitario in Etiopia: numeri comparabili all’Afghanistan, ma nel silenzio del mondo poco informato dai media, soprattutto del mainstream nazionale italiano.

infografica condivisa da dati UNOCHA

Il Tigray è soggetto a quello che le Nazioni Unite chiamano un blocco de facto che impedisce che medicine e cibo salvavita raggiungano milioni di persone.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità:

“In nessuna parte del mondo stiamo assistendo all’inferno come nel Tigray. E’ così terribile e inimmaginabile durante questo periodo, il 21° secolo, quando un governo nega alla propria gente per più di un anno cibo, medicine e il resto per sopravvivere”


Fonti:

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