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Storie d’Africa, intervista con il regista del film Piero Cannizzaro

Un racconto di sopravvivenze che trasmettono coraggio invece che disperazione”.  Con queste parole Erri De Luca, scrittore di primissimo piano, conosciuto e apprezzato dal grande pubblico, definisce “Storie d’Africa”, il film di Piero Cannizzaro che intervistiamo di seguito.

D : Com’è nato questo progetto?

R: L’idea è mi è venuta partendo dall’operazione Cinema Arena”, uno schermo itinerante della Cooperazione Italiana che realizza campagne di informazione ed educazione su diverse tematiche sociali in varie parti del mondo. Quest’anno il temaera quello delle emigrazioni clandestine.

Quando mi è stato chiesto dall’AICS di proporre un progettointorno a questa operazione, ho detto che per me era importante mostrare il contro campo, cioè l’emigrazione raccontata da donne e uomini africani.

D: Quale era il Suo obiettivo ?

R: Ho voluto dare un volto a quelle persone che hanno tentato “l’ avventura” di venire in Europa attraverso viaggi di sofferenze, soprusi, umiliazioni, stupri. Per molti  poi è diventato anche un viaggio di riscatto e voglia di ricominciare.

D: Per quanto tempo avete viaggiato e dove?

R. E stato un viaggio tra Senegal, Costa D’Avorio, Guinea durato circa tre mesi,  seguendo l’itinerario di CinemArena. Una volta sul posto sono andato nei villaggi per poi incontrare  le persone protagoniste delle storie in merito al tema dell’emigrazione. Tra l’altro diverse persono che compaiono nel film sono donne e che hanno subito ogni genere di violenze.

D. Come sono andati questi incontri ?

R Ho incontrate uomini e donne nella loro quotidianità, anziché nella massa indistinta dei barconi o delle immagini che in genere ci giungono dai media. Da noi si parla molto e giustamente di Mediterraneo, ma la maggior parte delle  persone che ha incontrato nel  viaggio, quel mediterraneo non sono riusciti ad attraversarlo e oltrettutto al prezzo di inaudite sofferenze. Nonostante tutto ho incontrato  molte persone che non hanno perso la speraza, sempre pronte a ricominciare, nonostante le sofferenze patite, sia fisiche che morali. Persone con grande coraggio, come ha sottolineato Erri De Luca vedendo il film.

D. Piu’ in generale, che risposte ha avuto da questi incontri ?

In questo film, non ho voluto dare risposte ma piuttosto porre delle domande. Parlare dell’emigrazione africana è un tema molto complesso. Io ho voluto raccogliere storie, sentimenti ed esperienze di chi l’ ha vissuta in prima persona questa . Sono storie di speranze, di sogni rimasti tali, di fallimenti ma anche di successi. Storie di chi vorrebbe partire verso l’Europa nonostante tutto, e storie di chi è tornato subendo magari una sconfitta ma che è riuscito a ricostruirsi una vita nel villaggio  creando una una piccola economia di sopravvivenza e una vita dignitosa nel proprio paese. C’e anche chi, giustamente, punta sul fatto che un aiuto da parte dell’Europa ai progetti africani, sarebbe necessario per evitare o almeno limitaretutte queste tragedie.

D. La musica ha sempre un ruolo molto importante nei Suoi film: E ancora il caso in Storie d’Africa?

Assolutamente si. La musica nel film è molto importante nel film. E stata registrata dal vivo nei luoghi dove si svolgeva, sia con improvvisazioni nei villaggi ma anche con importanti musicisti come il Senegalese Aliou Ndiaye, cantante e suonatore di xalam e membro dell’orchestra nazionale del Senegal.

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