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Speciale Sudan

Sudan, ancora sangue nelle strade di Khartoum. Tra le vittime un ufficiale di polizia

Nuova giornata di proteste a Khartoum, ancora repressioni e sangue, sia tra i manifestanti che tra le forze di sicurezza. Per la prima volta c’è una vittima tra gli agenti della polizia,  un ufficiale che guidava il servizio d’ordine nella zona di Bahri. Le proteste si sono inasprite quando sono stati lanciati dei gas lacrimogeni…

Nuova giornata di proteste a Khartoum, ancora repressioni e sangue, sia tra i manifestanti che tra le forze di sicurezza.
Per la prima volta c’è una vittima tra gli agenti della polizia,  un ufficiale che guidava il servizio d’ordine nella zona di Bahri.
Le proteste si sono inasprite quando sono stati lanciati dei gas lacrimogeni contro le migliaia di manifestanti diretti verso il palazzo presidenziale di Khartum per manifestare contro il colpo di Stato militare dello scorso 25 ottobre. Due le persone colpite a morte e almeno 10 i feriti gravi.
Lea mobilitazione è stata indetta dall’Associazione dei professionisti sudanesi (Spa) – già promotrice delle proteste di massa che nel 2019 portarono alla destituzione del presidente Omar al Bashir – inizialmente per la giornata di ieri, salvo poi essere rimandate di un giorno. La scorsa settimana la Spa ha respinto l’iniziativa delle Nazioni Unite per facilitare un dialogo globale guidato dal Sudan per porre fine all’attuale crisi politica se tale mediazione coinvolgera’ la componente militare attualmente alla guida del Paese. “Affermiamo il nostro totale rifiuto di questo appello, che mira alla normalizzazione con i criminali golpisti del Consiglio militare e la loro autorita’ fascista”, si legge nel comunicato, facendo inoltre riferimento ai tre no sollevati dai manifestanti (nessun negoziato, nessun riconoscimento e nessun compromesso) e ribadendo che la soluzione della crisi non possa prescindere dalla destituzione del Consiglio militare di transizione e dall’apertura di un processo nei confronti dei loro componenti “per i crimini e il massacro commessi contro il popolo sudanese”.
La presa di posizione giunge dopo che sabato scorso il rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per il Sudan, Volker Perthes, ha annunciato l’avvio di un processo politico con l’obiettivo di riunire tutte le parti interessate sudanesi per raggiungere una tabella di marcia e una tempistica per la sua applicazione prima dello svolgimento delle elezioni generali in programma nel 2023. L’annuncio arriva a sua volta dopo le enormi pressioni internazionali guidate dall’Unione europea e dai Paesi della Troika – Stati Uniti, Regno Unito e Norvegia – per convincere i leader del colpo di Stato dello scorso 25 ottobre a negoziare con le Forze per la liberta’ e il cambiamento (Ffc), la piattaforma che riunisce i partiti espressione della societa’ civile sudanese. Lo scorso 25 ottobre la componente militare del Consiglio sovrano ha preso il potere innescando proteste anti-golpe che hanno finora provocato la morte di 62 persone.

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