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Covid-19, paura in Africa. Tanti volontari italiani in prima linea

Il 30 gennaio del 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria pubblica, a livello internazionale, dovuta alla recente epidemia di Coronavirus 2019 (COVID-19).
La comunità scientifica ha confermato la presenza del nuovo Civi-19 in Africa, nonostante ci sia un’assenza di segnalazioni precise dal continente, dovuta alla mancanza di kit diagnostici e alla precarietà del sistema sanitario di diversi Paesi africani. Questi fattori suscitano anche molti timori, considerando il notevole numero di persone che potrebbero, potenzialmente, esserne affette. Il 14 febbraio del 2020 è stato confermato il primo caso di Covid-19 in Egitto. Ad oggi (13 marzo, ore 10.00 CET), nel Paese, ci sono 67 casi confermati e un decesso legato al Covid-19. Il resto dei Paesi africani conta: 24 casi in Algeria, due in Camerun, 6 in Marocco, 4 in Senegal, uno in Togo, 17 in Sud Africa, 7 in Tunisia, due in Nigeria, due in Burkina Faso, uno in Costa d’Avorio, uno nella Repubblica Democratica del Congo due in Ghana, uno in Gabon e oggi, 13 marzo, anche il Kenya ha riscontrato il primo caso di Covid-19, a Naibrobi. In totale, ad oggi, ci sono 138 casi confermati in tutto il continente. La comunità scientifica nigeriana ha confermato la presenza del virus all’interno del Paese il 28 febbraio 2020. Il soggetto contagiato, italiano, lavorava a Lagos, in Nigeria, ma era stato a Milano qualche giorno prima di essere sottoposto al test diagnostico. L’uomo è stato il primo caso di Covid-19 confermato in Africa Sub-Sahariana. Il primo caso identificato in Camerun, invece, risale al 6 marzo 2020. Tuttavia, ciò che preoccupa maggiormente la popolazione e la comunità scientifica è il fatto che il paziente, 58 anni, è arrivato nella capitale, Yaoundé, il 24 febbraio del 2020, secondo il Ministero della Salute. Un’ulteriore situazione potenzialmente preoccupante è forse quella segnalata in Zambia dove, secondo il Los Angeles Times, un ospedale a guida cinese ospiterebbe diversi lavoratori di recente rientrati dalla Cina con tosse ma non posti in isolamento.

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