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Willy, i rigurgiti dI un razzismo mai sopito e l’odio che è dentro di noi

C’è un filo rosso che lega due tragedie di cui abbiamo avuto notizia negli ultimi giorni. Due omicidi a sfondo razziale e discriminatorio, una barbarie indescrivibile ai danni di un ragazzo italianissimo, Willy, ma originario di Capo Verde, e di una ragazza, anch’essa italianissima, Maria Paola, che ha trovato la morte a Caivano, speronata dall’automobile del fratello mentre era in scooter con il fidanzato. La colpa di Ciro, il ragazzo di Maria Paola, era di essere una donna che stava diventando uomo, un transessuale, e l’accusa sferrata da Michele all’indirizzo della sorella era quello di essere stata “infettata” da quest’unione per lui innaturale.
È un odio sottile, profondo e pervicace, quello che caratterizza il nostro Paese. È l’odio ancestrale di una società sempre più divisa, violenta, disumana. È l’odio che ha identificato nei neri, negli africani, negli ultimi, nei deboli e nei diversi i bersagli più facili contro cui scagliarsi. È l’odio che ci pervade e rende impossibile ogni forma di dialogo e di confronto.
Caivano, del resto, non dista molto dal litorale domizio, sede di spaccio, prostituzione, tratta e ogni sorta di violenza. Basti pensare a cosa rappresenti, nell’immaginario collettivo, Castel Volturno e quanto sia ancora accettata la violazione dei corpi delle persone di colore, vittime di un orrore crescente e irrefrenabile, sottoposte a soprusi, umiliazioni e incomprensioni che finiscono col trasformarsi in violenza, disumanità, talvolta persino follia.
Sono le cronache di un’Italia impoverita e squassata dalla pandemia; un paese in cui prevale il machismo, l’esaltazione dei muscoli e dei tatuaggi anziché della gentilezza, il trionfo della cattiveria sulla leggerezza, sulla poesia, sull’inclusione e sull’attenzione alle esigenze degli altri.
Willy era un corpo estraneo in quest’Italia prigioniera dei propri stereotipi. È caduto sotto i colpi di quattro maschi bianchi ben inseriti nella società, emblematici di un certo modo di pensare, per nulla distanti dalle idee di chi ha ucciso Maria Paola solo perché voleva ritagliarsi il proprio spazio di libertà in un inferno di arretratezza e crudeltà gratuita.
Willy e Maria Paola erano, soprattutto, due ragazzi che avrebbero potuto provare a cambiare e a rendere migliore la nostra società. I loro sogni sono stati infranti dalla grettezza di chi ha scelto, volontariamente, di annientare la loro bellezza interiore ma vivranno per sempre in noi e nel nostro desiderio collettivo di continuare a lottare affinché l’articolo 3 della Costituzione torni a essere il caposaldo del nostro stare insieme, proprio come l’avevano inteso e redatto coloro che avevano patito sulla propria pelle le conseguenze di un odio non dissimile da quello cui assistiamo oggi.
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