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Repubblica Democratica del Congo, 30 anni di crimini internazionali

Gli scontri tra il Movimento 23 marzo e l’esercito congolese stanno alimentando un nuovo ciclo di massacri, fame e sfollamenti nell’est della Repubblica democratica del Congo.

L’M23 aveva ripreso gli attacchi nel Kivu Nord nel novembre 2021, dichiarando di combattere per l’applicazione di precedenti accordi politici col governo congolese che garantivano, tra le altre cose, il ritorno in sicurezza del rifugiati congolesi di etnia tutsi.

Da allora, l’M23 ha conquistato diverse città del Kivu Nord. Dopo alcuni mesi di relativa calma, favorita da un cessate il fuoco, nel gennaio di quest’anno gli scontri sono ripresi causando decine di morti e la fuga di oltre135.000 persone.

Ancora una volta, dunque, migliaia di civili sono intrappolati nel fuoco incrociato e disperatamente in cerca di aiuti umanitari.

 

Più di un milione di sfollati interni, ammassati a Goma e nei dintorni a causa di successive ondate di combattimenti, necessitano di riparo, cibo, servizi igienici e assistenza sanitaria.

Amnesty International ha sollecitato gli alleati internazionali della Repubblica Democratica del Congo a intensificare gli sforzi al fine di garantire un’assistenza sanitaria adeguata a tutti coloro che ne hanno bisogno. La comunità internazionale deve urgentemente riconsiderare il modo in cui sta affrontando questa crisi. Senza una chiara identificazione di coloro che alimentano il conflitto e senza garantire che i responsabili di 30 anni di crimini di diritto internazionale siano chiamati a rispondere, le atrocità sono destinate a proseguire.

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