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Rd Congo, 45 milioni di congolesi al voto. Niente osservatori Ue e africani

Quasi 45 milioni di cittadini congolesi sono chiamati alle urne il 20 dicembre per le elezioni più po attese in Africa del 2023.
La posta in gioco e alta, questo voto rappresenta la seconda transizione pacifica da un governo civile a un altro nella storia della Repubblica Democratica del Congo dall’indipendenza dal Belgio nel giugno 1960. Ma i segnali delle ultime ore non fanno sperare per il meglio.
Al punto che il portavoce della delegazione dell’Unione Europea a Kinshasa ha diffuso una nota con cui ha espresso “preoccupazione per l’incitamento all’odio, la violenza e gli incidenti che hanno caratterizzato gli ultimi giorni della campagna”.
Secondo le Nazioni Unite sono state registrate gravi violazioni e abusi dei diritti umani per i quali chiede alle autorità locali di avviare indagini “per perseguire penalmente i responsabili”. Ma non sono solo i tentativi di dividere la popolazione sulla base dell’etnia o dell’origine e dichiarazioni che incitano alla violenza a destare crescenti preoccupazioni nel Paese. Anche il timore della trasparenza dello svolgimento delle procedure elettorali, a cominciare dall’istituzione con notevole ritardo della Commissione ad hoc, si è rafforzato dopo l’annuncio che non ci sarà alcuna missione dell’Unione europea a seguire le votazioni.
Anche la Comunità degli Stati dell’Africa orientale (EAC) ha annunciato che non schiererà suoi osservatori, vista la mancata autorizzazione da Kinshasa.
Ma c’è di più: gran parte della popolazione nelle aree dell’est del Paese, instabili a causa dei conflitti che interessano il Kivu, l’Ituri e altre province congolesi, non saranno in grado di votare a causa della spirale di insicurezza determinata dalle violenze dei gruppi armati.

Eppure, Denis Kadima, presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) si è detto ottimista sin dalle attività preliminari per la preparazione delle elezioni.
Kadima ha sottolineato in una conferenza stampa con i media locali che il processo pre elettorale sta andando bene. “Abbiamo affrontato molte sfide – ha sottolineato il presidente della Commissione – La prima, il ritardo con cui sono stati nominati i membri della Commissione. Ma nonostante le difficoltà siamo stati in grado di fare tutto il necessario per gestire al meglio queste elezioni, a partire dalla registrazione degli elettori fino a le ultime disposizioni per la sicurezza nei seggi”.
Che la Commissione sia riuscita, almeno nella capitale Kinshasa, a garantire in un breve periodo l’allestimento delle sedi elettorali nonostante un calendario elettorale “molto restrittivo”, che implicava l’assoluta necessità di non sprecare neanche un solo giorno, è di certo un segnale molto positivo. Sono stati fatto enormi progressi rispetto alla precedente tornata elettorale. Sarà possibile votare nella maggior parte del paese ma ci sono varie aree di difficile accesso. E non solo per l’insicurezza dovuta alla guerriglia In alcune province, ma per oggettive difficoltà di accesso in alcuni villaggi a causa di paludi, montagne, fiumi. Senza buone strade o ponti non è possibile raggiungerli.
Ci sono stati errori che hanno pesato, non solo i tempi lunghi per
la nomina della commissione, un processo molto lungo e complicato che può paralizzare il paese. Sarebbe auspicabile un modo più semplice di farlo.
Inoltre, tenere elezioni durante la stagione delle piogge complica inevitabilmente le cose. Il periodo più adatto potrebbe essere luglio, quando è in corso la stagione secca.
A parte questo, a lungo termine, sarebbe necessario attrezzare infrastrutture migliori in un paese così vasto e dalle grandi distanze.
Va comunque apprezzato il tentativo di garantire delle elezioni credibili per poi cercare di fare il più possibile per migliorare le procedure da un ciclo all’altro.
Dì certo la Repubblica democratica del Congo non intende mostrare le debolezze del passato ma come paese in via di sviluppo vuole provare a dare il
meglio di sé.
Va però evidenziato il disappunto di molti congolesi che si sono lamentati del processo elettorale attuato finora.
Alcuni partiti politici hanno chiesto il rinvio del voto ma la Corte Costituzionale ha rigettato la richiesta.
Il presidente della Commissione ritiene che la loro strategia sia “sempre quella di screditare il processo elettorale per giustificare il loro fallimento”.
“Non importa quello che facciamo, non riconosceranno mai quello che abbiamo ottenuto”. Che sia stato fatto il massimo con le risorse a disposizione e nel lasso di tempo ristretto a disposizione è un dato di fatto.
Se sia stato sufficiente ce lo dirà lo svolgimento delle operazioni di voto e lo scrutinio delle schede.
Resta il grande rammarico per le 6,5 milioni di persone sfollate di cui una gran parte non è stata in grado di registrarsi e di tornare a casa per votare.
La speranza è che chi si recherà alle urne, possa farlo in sicurezza e con la consapevolezza di dare il proprio contributo alla democrazia.
A tutto il popolo congolese il mio augurio più sentito, e di tutta la redazione di Focus on Africa, di “buon voto!”.

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