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Omicidio Attanasio, Italia ed Europa spingano tutti a collaborare senza guardare in faccia a nessuno

La chiusura delle indagini della magistratura di Roma e l’iscrizione nel registro degli indagati dei due funzionari del World Food Programme è finalmente il primo passo concreto per capire cosa sia davvero successo in Congo la mattina del 22 febbraio 2021 a Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo.
Gli arresti sbandierati nelle settimane scorse dalla autorità locali del Kivu del Nord avevano lasciato molti dubbi perché non erano state fornite prove o modalità di arresto di questi presunti assassini. Il governo centrale di Kinshasa non aveva preso una posizione ufficiale al momento degli arresti e tutte le informazioni venivano esclusivamente dalle forze dell’ordine della remota provincia del Kivu del Nord. In più la Procura di Roma aveva subito chiesto i verbali degli arresti e ad oggi questi verbali non sono mai arrivati in Italia. Ora invece Rocco Leone e Mansour Mwagaza dovranno rispondere delle accuse mosse dal Pm Colaiocco che li accusa di una serie di fatti molto gravi. Dalla falsificazione dei documenti di viaggio per non inserire il nome del nostro ambasciatore al non aver avvertito i caschi blu della Monusco che avrebbero potuto proteggere il convoglio fino all’aver mentito al carabiniere Iacovacci che chiedeva mezzi blindati e protezione per il nostro diplomatico, una protezione che sarebbe stata promessa ma non mantenuta sempre secondo quanto scritto dalla procura romana. Il nome di Rocco Leone fra gli indagati è un passo importante perché in qualità di vice-direttore del World Food Programme in Congo, il suo ruolo è chiave nella triste vicenda. Adesso l’agenzia delle Nazioni Unite dovrebbe collaborare con la magistratura italiana invece di nascondersi dietro presunte immunità diplomatica che né la procura di Roma, né il Ministero degli Esteri italiano sembrano propensi ad accettare. Mansour Rwagaza, responsabile della sicurezza del WFP, è intanto stato spostato in Madagascar rendendo ancora più complicato raggiungerlo, mentre Leone resta al suo posto dirigenziale. Un ruolo che si è guadagnato lavorando in Africa molti anni e sembra incredibile che un uomo della sua esperienza abbia potuto agire con quella grave superficialità e negligenza che metteva a rischio anche la sua stessa vita facendo parte lui stesso del convoglio. I prossimi passi saranno determinanti per dare la caccia alla verità, senza aspettarsi nessuna fattiva collaborazione da parte della magistratura congolese, ma sarà necessario che l’attenzione dell’Italia e dell’Europa spingano tutti a collaborare senza guardare in faccia a nessuno e senza escludere nessuna ipotesi investigativa.

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