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Losajait, Kenya. Credit: OCHA/Jane Kiiru

Horn of Africa 2023: le Nazioni Unite, i cambiamenti climatici e la risposta umanitaria

Domani, 24 Maggio, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres aprirà a New York la Conferenza ONU sul Corno d’Africa. Coinvolgerà i rappresentanti di Etiopia, Kenya e Somalia in collaborazione con Usa, Italia, Uk e Qatar.

Horn of Africa 2023. L’ultimo evento del genere si svolse lo scorso anno a Ginevra e contribuì a raccogliere impegni economici pari a 1,4 miliardi di dollari. Le indiscrezioni sulla nuova Conferenza di maggio sono cominciate a circolare alla vigilia della visita della premier Giorgia Meloni in Etiopia, tenutasi il 14 e 15 Aprile.

Losajait, Kenya. Credit: OCHA/Jane Kiiru
Losajait, Kenya. Credit: OCHA/Jane Kiiru

L’appuntamento convoglierà tutti gli sforzi alla risposta umanitaria nei tre paesi coinvolti, da anni ormai alle prese con il terrorismo islamico (la lotta ad Al-Shabaab), guerre interne (come quella nel Tigray), periodi prolungati di siccità e carestia che hanno colpito indistintamente la regione.

The Horn of Africa Conference 2023: High-level pledging event for the humanitarian response in Ethiopia, Kenya and Somalia

All’ordine del giorno pochi ma ambiziosi obiettivi:

  • garantire alla regione risorse (senza precedenti) per far fronte alle crisi umanitarie nell’anno in corso e conseguentemente programmare una risposta di medio lungo termine alle emergenze.
  • Evidenziare e mettere a sistema le caratteristiche, le capacità e l’impegno dei partner umanitari per implementare l’assistenza salvavita e di sostegno umanitario nei tre paesi.
  • Discutere tali fattori che influenzano il Corno d’Africa ed esplorare le opportunità e le possibili soluzioni pratiche a lungo termine, incluso come contrastare i cambiamenti climatici e sfruttare l’adattamento climatico delle popolazioni.

Siccità e carestia.

La siccità ha colpito 50 milioni di esseri umani nell’intera regione, ponendo a rischio di carestia oltre 20 milioni di essi. Nell’ottobre del 2020 il Corno d’Africa ha affrontato il peggior periodo siccitoso degli ultimi 40 anni, con piogge brevi e di grande intensità (che hanno causato inondazioni e danni ai campi ed alle infrastrutture civili)  alle quali sono seguite altre cinque stagioni di precipitazioni ben al di sotto della media.

Allo stato attuale, la crisi climatica ha causato oltre 180000 sfollati, che dal sud Sudan e dalla Somalia hanno cercato riparo in Kenya ed Etiopia; sono 4,35 milioni, coloro che allo stato attuale necessitano di una risposta umanitaria immediata e 1,7 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case in tutta la regione.

La mancanza di precipitazione e le alte temperature hanno reso la terra coltivabile molto più arida di quanto sarebbe normalmente, andando ad aumentare in maniera anomala l’evaporazione dell’acqua presente nel terreno e nelle piante.

© YASUYOSHI CHIBA/AFP via Getty Images
© YASUYOSHI CHIBA/AFP via Getty Images

Secondo uno studio del gruppo di scienziati World Weather Attribution, pubblicato lo scorso 27 Aprile, la siccità in corso non avrebbe raggiunto tali picchi senza un apporto antropico. Lo studio dimostra che i cambiamenti climatici nella regione sono molto di più di periodi prolungati di siccità e che la vulnerabilità degli esseri umani (in termini di adattamento e rischio) è assai maggiore rispetto a quanto si pensasse.

A farne le spese per primi, sono i bambini. Secondo il World Food Programme 22 milioni di persone nell’area si trovano in stato di grave insicurezza alimentare. 5,1 milioni di bambini saranno gravemente malnutriti nel corso del 2023 e molti sono già morti a causa di questa situazione: solo in Somalia nel 2022 la siccità e i suoi effetti hanno causato 43mila morti, di cui la metà bambini.

Somalia. La siccità ha già ucciso 43000 persone. Il report

Nella regione oggetto dello studio – Etiopia meridionale, Somalia meridionale e Kenya orientale – le precipitazioni sono normalmente concentrate in due stagioni: piogge lunghe da marzo a maggio – quando si verifica la maggior parte delle precipitazioni annuali –  e un ulteriore periodo di piogge brevi, da ottobre a dicembre, con precipitazioni meno intense e più variabili.

Image by Ismail Taxta, ICRC..
Image by Ismail Taxta, ICRC..

Ad oggi le lunghe piogge stanno man mano diminuendo sotto l’influenza della crisi climatica – ha rilevato lo studio – con scarse precipitazioni durante la stagione (rispetto alle passate decadi oggi vi è il 50% di probabilità in più che si verifichino stagioni delle piogge “lunghe” molto scarse o più brevi del previsto) e la stagione delle piogge “brevi” sta diventando sempre più violenta.

Cheikh Kane, consulente politico per la resilienza climatica presso il Centro climatico della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, ha dichiarato: “Le persone nel Corno d’Africa non sono estranee alla siccità, ma la durata di questo evento ha portato le persone oltre la loro capacità di far fronte. Cinque stagioni consecutive di precipitazioni al di sotto del normale combinate con mezzi di sussistenza dipendenti dalla pioggia e moltiplicatori di vulnerabilità come i conflitti e la fragilità dello stato hanno creato un disastro umanitario”.

 

 

 

 

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