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Etiopia, Obasanjo:”Oltre 600mila i morti per la guerra nel Tigray”

In un’intervista al Financial Times, l’alto rappresentante dell’Unione Africana per il Corno d’Africa, Olusegun Obasanjo, ex presidente della Nigeria e mediatore tra il governo etiope ed il Tplf durante gli accordi di Pretoria, ha affermato che i morti (civili e militari) derivati dal conflitto nel Tigray, potrebbero essere 600’000.

Olusegun Obasanjo, alto rappresentante dell'Unione Africana per il Corno d'Africa
Olusegun Obasanjo, alto rappresentante dell’Unione Africana per il Corno d’Africa

Nell’intervista ha confermato come durante la prima fase dei colloqui, tenutisi il 2 Novembre, i funzionari etiopi hanno confermato una stima di 1000 morti al giorno, non dissimile dalla stima che le organizzazioni umanitarie, le agenzie e le Nazioni Unite avevano calcolato.

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L’università di Gand, tra le prime ad eseguire uno studio piuttosto accurato sulle conseguenze della guerra, ha definito verosimile la dichiarazione di Obasanjo. Anche se per molto tempo il Tigray è stato off limits ai giornalisti e agli osservatori internazionali, rendendo difficile uno studio approfondito sulla ricaduta del conflitto sulla popolazione civile, è plausibile che nel numero totale delle vittime, i civili morti possano essere compresi tra le 300.000 e le 400.000 unità.

Etiopia. Come la guerra ha impattato sull'economia del paese. ©WFP/Claire Nevill
©WFP/Claire Nevill

A conferma del dato, le parole di Tim Vanden Bempt, ricercatore della stessa università: “Sulla base dei rapporti dal campo, il numero di morti potrebbe essere compreso tra 300.000 e 400.000, se consideriamo solo le vittime civili; questo per atrocità, fame e mancanza di assistenza sanitaria“.

Il conflitto nel Tigray è stato caratterizzato da atrocità e crimini di guerra a più riprese, per responsabilità di ogni parte in causa.

A spiccare per le uccisioni indiscriminate, gli stupri e i saccheggi sono state le truppe eritree, intervenute nel conflitto a fianco dell’esercito federale etiope e delle milizie ahmara; truppe che a oltre due mesi dalla firma degli accordi ancora troviamo attive nel nord della regione.

Truppe eritree fotografate nei dintorni di Adigrat, Tigray
Truppe eritree fotografate nei dintorni di Adigrat, Tigray

Crimini che hanno coinvolto anche l’ENDF, le milizie ahmara, in particolar modo durante la prima fase del conflitto, così come le truppe tigrine del TDF durante l’occupazione del North Wollo, più volte documentate in report internazionali.

Se questa stima venisse confermata, porrebbe il conflitto del Tigray al vertice dei conflitti moderni per numero di vittime civili e militari sul campo. I due anni di guerra nella regione a nord dell’Etiopia avrebbero prodotto più del doppio dei morti finora prodotti dalla guerra in Ucraina, un terzo in meno di quelli registrati della guerra in Iraq (da considerare come il conflitto iracheno sia durato più del doppio, 4 anni e 5 mesi).

Daniel Bekele, capo della Ethiopian Human Right Commission ha però suggerito di prendere ogni dato con le pinze, sottolineando come sarà ben difficile, se non impossibile, stabilire il numero esatto delle vittime di questa guerra e come “dobbiamo essere cauti riguardo alle stime del bilancio delle vittime eccessivamente esagerate da tutte le parti“.

A parte i bilanci, che in alcuni casi potrebbero apparire controversi (alcuni funzionari etiopi hanno stimato un numero di vittime intorno alle 100mila, più o meno le stesse causate della guerra con l’Eritrea), l’ammissione di Obasanjo è un ulteriore passaggio al quale dovremmo prestare grande attenzione.

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Avviene una settimana dopo l’inizio del disarmo del Tplf e dopo l’ammissione dell’inizio del ritiro delle truppe eritree dalla regione. Un passaggio quest’ultimo molto dibattuto, poiché la presenza delle truppe eritree non è mai stata confermata in modo ufficiale dal governo etiope, né mai citata all’interno degli atti ufficiali dell’accordo di pace.

Le truppe tigrine consegnano le armi pesanti alle truppe federali. 11 gennaio 2023

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In queste settimane, la presenza di soldati eritrei è stata più volte confermata nelle città di Adwa, Shire ed Aksum, nonché nella zona di Zalambessa.

Una presenza, che stando a quanto affermato da alcuni leader tigrini, ha prodotto ulteriori morti ed ulteriori crimini contro la popolazione civile.

Olusegun Obasanjo, forte del risultato raggiunto fin qui, ammette la perdurante presenza delle truppe dello stato confinante, ma ne ridimensiona (volontariamente) il peso attuale, evidenziando come si sia raggiunto (in termini di pace) un punto di non ritorno.

Un giorno occorrerà parlare di giustizia, o almeno cominciare a parlarne. Un percorso ben più arduo di quello attuale, pieno di insidie e tortuoso, che avrà l’onere di affidare alla giustizia i responsabili di tante atrocità e contemporaneamente l’onore di costruire il futuro del paese

 

 

 

 

 

 

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