vai al contenuto principale
Etiopia, accordo su cessazione delle ostilità nel Tigray

Etiopia, accordo su cessazione delle ostilità nel Tigray. Il testo

Il governo etiope e la leadership del Tplf hanno concordato “una cessazione delle ostilità” ha affermato oggi pomeriggio Olusegun Obasanjo, Alto rappresentante dell’Unione Africana per il Corno d’Africa, in una conferenza stampa, dopo una maratona di colloqui ospitati a Pretoria in Sudafrica.

Etiopia, accordo su cessazione delle ostilità nel Tigray
Etiopia, accordo su cessazione delle ostilità nel Tigray

Si procederà ad un “disarmo sistematico, ordinato, calmo e coordinato” così come al ripristino dei “servizi essenziali“.

L’annuncio arriva nel pomeriggio, dopo che il rappresentante dell’Unione Africana, nella tarda serata di ieri aveva convocato per oggi una conferenza stampa, l’unica dall’inizio dei colloqui che si sono svolti nel massimo riserbo.

I punti chiave dell’accordo prevedono inoltre il “ripristino della legge e dell’ordine“, “l’accesso senza ostacoli alle forniture umanitarie e la protezione dei civili”.

L’accordo è stato firmato all’alba dopo oltre una settimana di colloqui. Tra gli analisti ed i giornalisti qualcosa era trapelato dopo l’annuncio di domenica sera della stessa Unione Africana, nel quale si annunciava l’allungamento dei colloqui tra le parti senza alcun limite temporale.

Mentre l’Unione Africana hanno definito l’accordo come una nuova alba, i rappresentanti del governo di Addis Abeba e quelli tigrini del Tplf hanno confermato che questo accordo sia solo il primo passo per una pace duratura, dopo oltre due anni di guerra, che hanno creato una tra le più gravi crisi umanitarie al mondo.

Il testo completo degli accordi firmati tra il governo etiope ed il Tplf per la cessazione delle ostilità nel Tigray
Il testo completo degli accordi firmati tra il governo etiope ed il Tplf per la cessazione delle ostilità nel Tigray

Ora spetta a tutti noi onorare questo accordo“, ha affermato il negoziatore capo per il governo etiope, Redwan Hussein, al quale ha prontamente fatto eco il negoziatore e portavoce del Tplf Getachew Reda che ha comunque sottolineato che sono state fatte “dolorose concessioni“.

Olusegun Obasanjo ha invece messi in rilievo come dopo due anni di guerra l’’Ua abbia persistito nel tentativo di portare la pace dopo la sua nomina, avvenuta 14 mesi fa, ad Alto rappresentante, proprio per promuovere la pace. “Questa non sia la fine del processo di pace, ma il suo inizio” ha aggiunto.

Uhuru Kenyatta, facilitatore dei colloqui di pace, nel corso della conferenza stampa, alla richiesta di maggiori informazioni in merito ha voluto evidenziare che “ il diavolo si nasconde nei dettagli, ma crediamo che le parti ce la faranno. L’accordo parla di risolvere i problemi come etiopi. Nessuna parte si impegnerà in attività dannose per l’altra. L’Endf (Forza di difesa nazionale etiope) sarà l’unico esercito. Il suo compito è di salvaguardare la sicurezza e l’incolumità degli etiopi. Molto deve essere fatto, ma la fiducia va costruita. Vi aiuteremo noi” ha aggiunto rivolgendosi ai negoziatori.

Tra la speranza di un nuovo inizio e l’emozione per l’accordo raggiunto, a riportare alla realtà è stato invece proprio Getachew Reda, il capo negoziatore dei tigrini. “Ora abbiamo firmato un accordo. Lasceremo il passato alle nostre spalle. Fare la pace si è rivelato inevitabile. Sono morti in centinaia di migliaia. Migliaia di combattenti e civili hanno perso la vita. Faremo tutto il possibile per accelerare questo accordo. Ci auguriamo che i nostri fratelli ad Addis Abeba facciano lo stesso” ha affermato .

“Questa guerra ci è stata imposta. Ora che siamo qui per firmare un accordo. Spero che entrambe le parti rispettino questo accordo. Abbiamo fatto concessioni, in modo da poter costruire sulla fiducia. La firma è una cosa, l’attuazione è un’altra. Speriamo che il monitoraggio sia ferreo” ha aggiunto ancora Reda.

Alle parti il plauso dell’inviato speciale dell’Onu per il Corno d’Africa, Hanna Serwaa Tetteh: “Questa è un’opportunità per tracciare un nuovo corso. I giovani uomini e donne che sono stati mobilitati per combattere avranno ora la possibilità di tornare alle loro case e alle loro famiglie“.

I negoziati, iniziati il 25 Ottobre a Pretoria, con la mediazione dell’Ua e degli Usa, non sono stati affatto un cammino semplice. A pesare il fallimento della tregua annunciata per ben due volte e mai rispettata (la seconda è durata cinque mesi), i crimini commessi dalle parti sul campo, la grave crisi alimentare scatenatasi a seguito della guerra e del blocco degli aiuti alimentari nel Tigray, nel nord della regione Ahmara e nella regione Afar.

Una guerra con radici profonde, scatenatasi tra il 3 e il 4 Novembre 2020. Da una parte le truppe delle Tigray Defence Forces e dall’altra le truppe federali dell’Ethiopian National Defence Forces.

L’intervento dell’Eritrea fu visto come un punto di non ritorno. La partecipazione dell’esercito di Isaias Afwerki, chiamate in causa dal PM Abiy Ahmed, aveva scatenato la reazione della comunità internazionale, in special modo dopo le notizie corroborate dai report delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, che testimoniavano come le truppe eritree si fossero abbandonate a saccheggi, uccisioni extragiudiziali, stupri e violenze contro i civili su larga scala.

L’Eritrea, attore principale del conflitto, non è stata invitata ai colloqui di pace. Il ritiro delle truppe dal Tigray, la garanzia che questo avvenga, è uno dei punti dolenti al centro dei colloqui.

 

 

 

 

 

Torna su