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Speciale Etiopia

Epidemia di colera in Etiopia. 400 casi in una sola settimana secondo l’ONU

colera

L’Onu lancia l’allarme: l’epidemia di colera sta attraversando una fase di recrudescenza in Etiopia. Centinaia i casi, decine le vittime accertate. Secondo il rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), pubblicato martedì della settimana scorsa, sono 400 i nuovi casi di colera, ammessi al Centro di trattamento del colera di…

L’Onu lancia l’allarme: l’epidemia di colera sta attraversando una fase di recrudescenza in Etiopia. Centinaia i casi, decine le vittime accertate.

Secondo il rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), pubblicato martedì della settimana scorsa, sono 400 i nuovi casi di colera, ammessi al Centro di trattamento del colera di Kumer. Un dato sconcertante, un aumento del 50% rispetto a quello registrato la settimana precedente.

Nell’ultimo rapporto pubblicato martedì, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha affermato che quasi 400 nuovi casi sono stati ammessi al Centro per il trattamento del colera di Kumer, nella regione Amhara, la scorsa settimana, segnando uno sconcertante aumento del 50% rispetto al numero registrato la settimana precedente.

Il centro di Kumer si trova all’interno di un campo profughi che ad oggi ospita circa 10000 persone, in gran parte provenienti dal vicino Sudan.

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Anche se i medici stanno rispondendo all’epidemia con il massimo degli sforzi, ad oggi i casi registrati sono 341 ammalati e 7 decessi. Il campo, istituito nel giugno 2023 dal Servizio per i rifugiati e i rimpatriati dell’Etiopia (RRS) e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) in risposta all’afflusso di profughi fuggiti dal conflitto sudanese, oggi è enormemente sovraffollato ed al suo interno mancano ormai cibo ed acqua pulita.

“Il numero di casi ricoverati al Kumer Cholera Treatment Center (CTC) ammonta a 393 persone, un aumento del 50% dei casi segnalati la scorsa settimana sulla base dei dati sanitari pubblici regionali”, ha affermato l’OCHA.

L’OCHA ammette: “Gli ospedali si trovano ad affrontare difficoltà nel trattenere i pazienti ricoverati per il colera a causa dell’indisponibilità di cibo per loro, il che aggrava i rischi di un’ulteriore diffusione del colera nella comunità”.

La grande mole di persone, le carenze di cibo, la mancanza di accesso all’acqua potabile, stanno amplificando ogni giorno le sofferenze delle persone. Il personale presente non riesce a star dietro a tutti gli ammalati anche a causa delle forniture mediche che scarseggiano, utili a fornire l’assistenza essenziale alle persone colpite da colera.

Nel sito è stato installato un punto di reidratazione orale, mentre è iniziata la vaccinazione orale contro il colera rivolta ai soggetti di età superiore a un anno. Rimangono critiche però le condizioni igienico sanitarie, con una latrina per ogni 164 persone (oltre tre volte gli standard minimi di risposta alle emergenze).

Gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) mostrano oltre 20.000 casi di colera e 271 decessi correlati in sette regioni dell’Etiopia.L’OMS ha istituito centri per il trattamento del colera in tutta l’Etiopia per far fronte all’epidemia iniziata nell’agosto dello scorso anno.

“Ora, le persone affette da colera possono ricevere l’assistenza medica di qualità di cui hanno bisogno”, ha affermato l’OMS in una nota. Tuttavia, i media locali sottolineano come l’epidemia di colera si sia diffusa in modo ancora più esteso, colpendo 11 regioni nel solo 2023, causando la morte di 320 persone. Tragicamente, non passa giorno in cui non vengano segnalate morti per colera.

Solo domenica, secondo un funzionario sanitario, Abdulmunhem Al-Beshir, nove persone sono morte a causa della malattia nella regione occidentale di Benishangul-Gumuz.

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Gli endemici casi di colera hanno raggiunto il grado di epidemia anche a causa dell’interruzione degli aiuti alimentari da parte delle organizzazioni umanitarie, a seguito dello scandalo delle frodi sugli aiuti, all’indomani della firma degli accordi di Pretoria, che hanno messo fine a due anni di una guerra sanguinosa che ha sconvolto in primis il Tigray, ma anche parte della regione Amhara ed Afar.

Il grande afflusso di rifugiati dal vicino Sudan, anch’esso devastato da un conflitto interno dal 15 Aprile di questo anno, la mancanza di servizi igienico sanitari e di accesso a servizi idrici hanno aggravato enormemente la situazione.

Photo Credit: Medical Teams International

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