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Covid – 19, la pandemia in Africa fra disuguaglianze e opportunità

L’Africa, terra meravigliosa e tragica, deve stare attenta. Deve stare attenta a ciò che potrebbe accadere nelle prossime settimane, in quanto non basta la grandezza di figure come quella del premier etiope Abiy Ahmed Ali e della giovane viceministra della Namibia Emma Theofelus a mitigare le conseguenze devastanti del Coronavirus. È vero che il continente più depredato, assaltato e devastato della storia dell’umanità ha oggi l’occasione di diventare protagonista del contesto mondiale che si prefigura, per il semplice motivo che è il più giovane, il più vitale e quello in cui si potrebbe davvero affermare un nuovo paradigma socio-economico. Ma è altrettanto vero che potrebbe, invece, sprofondare nel caos più totale.
Non c’è dubbio, insomma, che l’Africa sia di fronte a un bivio: o rinasce o muore definitivamente. O la crisi in cui è incappato l’Occidente la pone al centro della scena globale come attore innovativo e in grado di rivoluzionare il nostro immaginario oppure moltiplica ulteriormente le disuguaglianze già presenti all’interno di società vieppiù diseguali e fa esplodere un universo già martoriato da fame, miseria e malattie.
L’Africa soffre ma spera. Certo, il lavoro in molti casi è fermo, la repressione dei governi è feroce, gli ospedali sono al collasso o, comunque, del tutto inadeguati a far fronte all’emergenza; tuttavia, va anche detto che il colpo di reni che potrebbe caratterizzare quel mondo è di gran lunga superiore rispetto alla nostra fragile capacità di reagire. È una questione generazionale, come detto, ma dietro c’è anche il desiderio di conquistare un domani, di crescere, di affrancarsi dalla povertà attraverso le idee, di credere finalmente in se stessi.
Siamo a un bivio, ribadisco: l’Africa può rinascere o scoppiare. Puo costruire un avvenire migliore e cambiare fino a trasformarsi in un punto di riferimento per il resto del pianeta o perdersi per sempre, collassando sotto il peso di ingiustizie intollerabili. Non aiutano, a tal proposito, gli esecutivi indecenti e, spesso, corrotti che affliggono buona parte dei paesi del continente nero. E non aiuta nemmeno la debolezza di un tessuto complessivamente disperato. Sta di fatto, però, che qualcosa si muove anche a quelle latitudini, il che non era scontato e ci induce comunque a sperare.
Se l’Africa scoppia, saremo travolti anche noi. Se, al contrario, dovesse cominciare a correre, potremmo trarne non pochi benefici. E se dovesse verificarsi qualche santa ribellione contro despoti sanguinari, arroganti e con patrimoni smisurati nei paradisi fiscali mentre la popolazione muore letteralmente di fame, se davvero le persone dovessero alzare la testa e iniziare a rivendicare i propri diritti, sarebbe un bene per tutti. Una rivincita dell’uomo là dove non avremmo mai creduto che potesse verificarsi.

 

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