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Burundi: terza alluvione a Gatumba in tre anni, migliaia di sfollati

Da febbraio a maggio, e poi ancora da settembre a novembre, in Burundi ci sono le stagioni delle piogge, cioè dei mesi in cui le precipitazioni si fanno più forti e che si alternano a stagioni più calde e secche. Non è straordinario, dunque, se in queste settimane piove di frequente, quasi quotidianamente, ma è eccezionale la sua intensità e i suoi effetti, che da qualche anno sono particolarmente violenti. In particolare, questa settimana ha subito molti danni e disagi la zona di Gatumba, sul confine con la RDCongo, tra la riva settentrionale del lago Tanganika e la sponda destra del fiume Rusizi, già funestata da precedenti inondazioni.

Lunedì 3 aprile il fiume è esondato, allagando i nove quartieri di Gatumba e costringendo numerosi nuclei familiari a lasciare le loro abitazioni. Secondo le prime testimonianze raccolte da “SOS Médias Burundi”, i danni sono ingenti, con “migliaia di persone che passano la notte all’aperto e senza servizi igienici”. Le case erano costruite in una zona paludosa, per cui l’innalzamento delle acque le ha fragilizzate e abbattute: “è una desolazione totale”, ha detto una madre di quattro figli, che poi ha aggiunto: “La mia casa è appena stata distrutta, me l’aveva costruita un benefattore che vive all’estero. Quel che mi fa davvero male al cuore è che era stato promesso che sarebbero state costruite delle dighe per evitare che il Rusizi straripasse. Ho persino visto dei cinesi venire a fare ispezioni insieme ai funzionari del Burundi”.

Secondo ulteriori testimonianze raccolte da “Iwacu”, il denaro che era stato preventivato per la costruzione delle dighe “è stato sottratto”, per cui molti abitanti chiedono l’intervento del Presidente della Repubblica: “deve sapere come stanno soffrendo i suoi elettori, qui si muore di fame”.

Si tratta di una situazione ricorrente ad ogni stagione delle piogge, che peggiora di anno in anno, infatti questa è la terza inondazione consecutiva nella stessa zona negli ultimi tre anni. Il senso di abbandono e di solitudine sono ormai i sentimenti più diffusi, per cui decine e decine di famiglie hanno dovuto lasciare tutto e scappare. Secondo le autorità, il bilancio è ancora incerto e in corso di definizione, ma la Direzione della Protezione civile e gestione dei disastri ha promesso una soluzione “nei prossimi giorni”.

Per costruire degli argini che evitino ulteriori esondazioni, il governo ha bisogno di 20 milioni di dollari, ma al momento non ci sono e gli abitanti della zona potrebbero essere ricollocati – temporaneamente o definitivamente – nelle vicine province di Bujumbura e Rumonge.

Negli ultimi tre anni sono state almeno 10 le persone disperse a causa delle inondazioni nell’area di Gatumba e 40.000 sono quelle sfollate, di cui 7.000 sono state reinsediate. L’istituto meteorologico nazionale del Burundi prevede ancora forti piogge fino alla fine di maggio, per cui l’allerta resta alta soprattutto nella zona litoranea del Tanganika, il cui livello delle acque sta aumentando da qualche anno a causa del cambiamento climatico: l’aumento delle temperature dell’Oceano Indiano, infatti, contribuisce a far crescere il numero e la portata dei disastri naturali in Burundi proprio nelle stagioni delle piogge: ad esempio, tra ottobre 2019 e ottobre 2020 inondazioni, frane e altri disastri hanno colpito 13 delle 18 province del Paese, come mai prima.

Un caso particolarmente drammatico avvenne nella primavera del 2021 proprio nella zona sud-occidentale di Rumonge, come raccontammo su “Focus on Africa”:

Burundi, inondazioni del lago Tanganyika. Effetti nefasti sulla popolazione

Altra tragedia dovuta ad un’inondazione è avvenuta pochi giorni fa, ma più all’interno del Paese, nella provincia di Cibitoke, quando nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile 14 minatori sono rimasti intrappolati nelle gallerie di alcune miniere clandestine sommerse dalle acque del fiume Rugogo, esondato per le forti piogge:

Burundi: miniera allagata dall’esondazione di un fiume, 14 dispersi

Tornando all’area di Gatumba, i residenti erano rientrati nelle loro case da pochi giorni, dopo oltre un anno dalla precedente inondazione. Ora la situazione è tornata grave, il calvario ricomincia e la forza per resistere si fa sempre più flebile, ridotta alla mera sopravvivenza. “Siamo burundesi di seconda classe? Dove sono le opere di protezione promesse? Cosa manca per iniziare?”, si domanda un uomo ascoltato da “Yaga”.

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