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Appello per l’Africa, non lasciamola sola ad affrontare l’emergenza Covid-19

Aggiornato al 2 giugno 2020

Quando il 24 febbraio lanciammo questo appello. in Africa era stato confermato un solo  caso. Eppure eravamo consapevoli che la situazione sarebbe velocemente peggiorata. Per questo chiedevano di non lasciare solo il continente africano nell’affrontare la pandemia.
A distanza di tre mesi tutti e 54 i paesi dell’Africa sono stati contagiati, con oltre 152 mila casi, quasi 4400 morti e 65 mila ricoverati.
Il Sudafrica il paese più colpito, con  34,357, mentre quello con più vittime l’Egitto, con poco meno di mille decessi.
La situazione, nonostante il basso tasso di mortalità, resta di grande allarme tanto da spingere l’Unione africana a lanciare un appello durante l’Assemblea annuale dell’Organizzazione mondiale della sanità lo scorso 18 maggio a sostenere i paesi dell’Africa nell’affrontare l’emergenza dovuta al coronavirus con l’invio di forniture mediche e la riduzione del debito.
Aprendo i lavori dell’organo decisionale dell’Oms. il presidente di turno dell’UA, il capo di stato sudafricano Cyril Ramaphosa, aveva sottolineato quanto l’Africa fosse estremamente vulnerabile alla diffusione del virus e avesse bisogno di ogni possibile sostegno e assistenza.
In questi mesi l’Unione africana ha adottato misure importanti per rispondere alla crisi ma chiede sostegno affinché i paesi in via di sviluppo siano assistiti nei loro sforzi per combattere la pandemia e ricostruire le loro economie. E 
ciò è possibile solo abbattendo il debito di ogni stato del continente. Uno sforzo più che sopportabile per le potenze industrializzate, soprattutto a fronte dell’importanza di contenere il virus anche per interesse stesso dell‘Occidente.
L’Africa potrebbe essere il prossimo hot spot del Covid 19, ha più volto messo in guardia l’Organizzazione mondiale della sanità.

AN

Nel fronteggiare l’emergenza Covid-19 stiamo assistendo in Italia e in Europa a una vera e propria corsa all’autoprotezione, come forma di prevenzione e di contenimento. Ma la vera ‘emergenza’ Coronavirus, dopo la Cina, potrebbe essere l’Africa.
Per ora sembra che il territorio africano sia stato risparmiato dall’epidemia. Si è registrato un solo caso accertato, in Egitto.
Proprio per questo appare fondamentale approfittare del tempo a disposizione per organizzare al più presto una resistenza efficace all’eventuale invasione del virus.
C’è il rischio che la situazione non possa essere controllata come si sta provando a fare in occidente, intere aree del continente non sono assolutamente pronte a gestire un rischio di epidemia.
Altro elemento di cui bisogna tenere conto, è la forte presenza di lavoratori cinesi che vanno e vengono dal paese di origine.
Nonostante il pericolo di un collasso del sistema, come rilevato già da tempo dall’Organizzazione mondiale della sanità anche attraverso la voce del direttore generale, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus durante la riunione dei ministri della salute dell’Unione africana del 22 febbraio ad Addis Abeba, l’Africa resta ai margini del dibattito sul Coronavirus
Ma questa volta non si può abbandonare l’immenso continente e nostro dirimpettaio al proprio destino.
Casi di contagio di massa potrebbero verificarsi in qualunque momento e la maggior parte degli ospedali non sarebbe in grado di far fronte a un numero elevato di pazienti bisognosi di cure intensive.
I sieri per fare il test vengono mandati nei centri specializzati solo di alcuni paesi.
La mancanza di reagenti per testare il Covid-19 sta ritardando la capacità di confermare le infezioni.
Per questo è necessario supportare chi sta lavorando per assicurarsi che ricevano al più presto i kit.
Ma, soprattutto, l’Europa e la comunità internazionale dovrebbero inviare virologi per organizzare corsi di formazione.
Ad oggi solo 7 laboratori, per un intero continente, sono in grado di eseguire i test: tra questi l’Istituto Pasteur in Senegal e il National Institute for Communicable Diseases in Sudafrica che hanno ricevuto campioni da esaminare da Paesi sprovvisti di centri clinici competenti. In alcuni casi le provette sono state spedite direttamente a centri internazionali.
Il 74% degli Stati africani ha un piano di reazione alla pandemia influenzale, molti sono preparati ad affrontare emergenze – basti pensare a Ebola – tuttavia la maggior parte di questi piani appare obsoleta e i sistemi sanitari sono particolarmente vulnerabili e non in grado di far fronte a un’e’eventuale pandemia di Covid-19.
Inoltre gli africani non conoscono ancora il Coronavirus, sono più spaventati da malaria, colera e tetano che continuano a fare centinaia di migliaia di morti ogni anno.
Un ulteriore elemento che pesa sull’emergenza e che ci spinge a lanciare questo appello che vede tra i primi firmatari, oltre alla sottoscritta e all’editrice di Focus on Africa Chiara Cavallo, Alex Zanotelli, Jean Leonard Touadí, Aldo Morrone, Shukri Said , Andrea Purgatori, Gianni Pittella e Fiorella Mannoia.
Ora più che mai non si può e non si deve lasciare sola l’Africa.

 

FIRMA L’APPELLO

 

 

Di seguito i primi firmatari

Massimo Alberizzi, già corrispondente Corriere della Sera dall’Africa, direttore Africa Express
Omer Abdullah, fixer per Bbc e Guardian e corrispondente Focus on Africa
Remo Agnoletto, giornalista
Laura Aprati, autrice Rai
Suliman Ahmed Hamed, presidente ong Sudan Call
Marino Bisso, giornalista Repubblica
Massimo Calabro, graphic designer
Tessa Calenda, scrittrice
Roberto Calenda dirigente
Annalisa Camilli, giornalista Internazionale
Giulia Cananzi, giornalista
Celeste Casciaro, attrice
Gustavo Caputo, avvocato
Angela Caponnetto, giornalista Rai News
Giulio Cavalli, artista e scrittore
Chiara Cavallo, editrice di Focus on Africa
Serena Cavallo, comunicatrice
Michele Cervo, giornalista Rai
Giuseppe Civati, fondatore Possibile e casa editrice People
Jim Comino, padre missionario Don Bosco
Stefano Corradino, direttore Articolo 21
Gianluca Costantini, artista e attivista
Danilo De Biasio, direttore Festival dei diritti
Solen De Luca, autrice Tv2000
Luigi De Gennaro, docente Università La Sapienza
Francesca De Seta, giornalista pensionata
Graziella Di Mambro, giornalista
Caterina Doglio, giornalista Rai
Omar El Fata, imprenditore
Enrico Ferri, docente universitario
Franco Maria Fontana, matematico e autore
Vittorio Giacopini, giornalista
Aurelio Gazzera, missionario carmelitano
Januaria Guarini, restauratrice
Andrea Iacomini, portavoce Unicef
Francesco Lepore, giornalista
Giorgio Longobardi, odontoiatra
Valentina Lo Surdo, giornalista
Simona Maggiorelli, direttrice settimanale Left
Fiorella Mannoia, cantante
Elisa Marincola, portavoce Articolo 21
Fabiana Martini, giornalista
Aldo Morrone, virologo e medico volontario in Africa
Antonella Napoli, direttrice Focus on Africa
Mauro Pantaleo, Ceo P&P tech
Gianni Pittella, senatore Pd
Arrigo Portaccio Margottin, imprenditore
Francesca Povoledo, traduttrice
Andrea Purgatori, artista e autore
Anastasia Purlik, imprenditrice
Shukri Said, giornalista Radio Radicale e portavoce Migrare
Fiorella Mannoia, cantautrice
Patrizia Santangeli, documentarista
Andrea Sarubbi, conduttore Today (Tv2000)
Nello Scavo, giornalista Avvenire
Primo Silvestri, presidente Ass. Michele Pulici, organizzatrice “Incontri del Mediterraneo”
Marino Sinibaldi, direttore Radio 3
Brigitte Stubner, psicologa
Jean Leonard Touadì, scrittore e consigliere Fao
Federico Tulli, giornalista
Rosario Valles, Direttore scientifico P&P Tech
Francesca Zanoni, imprenditrice
Alex Zanotelli, padre comboniano

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