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Tunisia, la discarica d’Italia: uno scandalo ecologico reiterato e clamoroso

In Italia in pochissimi ne hanno scritto e parlato, ma quel che è avvenuto in Tunisia è stato il più clamoroso e reiterato scandalo ecologico in quel Paese. Già la scorsa estate i doganieri del porto di Sousse in Tunisia avevano sequestrato 212 container di rifiuti, ai quali si sono aggiunti altri 70 lo scorso novembre.

Questi container erano stati inviati da una ditta italiana di stoccaggio di rifiuti, “Sviluppo risorse ambientali srl”, che opera nella zona industriale di Polla (Salerno), alla Soreplast, una società di Sousse, autorizzata solo a riciclare rifiuti plastici industriali destinati all’esportazione, ma non al recupero e alla loro eliminazione, come specificato nel contratto.

Mentre in Tunisia questo scandalo dei container ha causato un vero e proprio terremoto politico con l’arresto del ministro dell’ambiente, in Italia hanno preferito tacere. È da criminali che i Paesi ricchi, come l’Italia, scarichino rifiuti in Paesi impoveriti, come la Tunisia, in piena crisi economica. Eppure lo si fa, sebbene la Banca Mondiale abbia detto che la Tunisia non è attrezzata di strutture atte a smaltire questi rifiuti.

L’atto criminoso è, oltre ad approfittarsi di Paesi poveri, che nei depositi non arriva materiale riciclabile ma solo scarti di rifiuti urbani e misti, impossibili da valorizzare, e quindi destinati allo smaltimento in discarica o all’incenerimento.

Ma l’Italia lo fa, sebbene, secondo il regolamento europeo sui rifiuti 1013 e la convenzione di Basilea che regola i movimenti transfrontalieri tra un Paese Ue e un Paese extra Ue, l’Italia possa esportare rifiuti di questo tipo solo se effettivamente destinati al riciclo.

L’Africa, uno dei Continenti più ricchi di materie prime, è tenuto ostaggio da Governi, multinazionali, Governi locali corrotti, il cui scopo è mantenere e aggravare le condizioni di povertà di un intero popolo a beneficio di pochi. E per questi signori quindi l’Africa può diventare anche la discarica, la cloaca dell’Occidente, con effetti devastanti sull’ambiente e sulla popolazione. È immorale che i Paesi ricchi prima depredino l’Africa, ricchissima di materie prime, e poi la ripaghino con i loro rifiuti.

Abbiamo visto il nostro ministro degli esteri, Luigi Di Maio, andare più di una volta a Tunisi, elargendo fondi Ue, affinché il governo tunisino blocchi la partenza dei barconi per l’Europa. Per lo stesso motivo, oltre che per interessi commerciali, si mantengono rapporti diplomatici  con Egitto e Libia, nonostante le note e ripetute violazioni dei diritti umani, come abbiamo imparato con i casi Regeni e Zaki.  Quando il Governo dei migliori contribuirà a mettere mano a questa schifezza?

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