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Tigray, intervista al comandante delle forze di difesa del Tigray Centrale

Sono passati 213 giorni dal 3 novembre quando le truppe eritree, etiopi e le milizie fasciste Amhara hanno attaccato lo Stato nord della Federazione etiope: il Tigray. Doveva essere una rapida operazione di polizia contro i dissidenti del Tigray People’s Liberation Front, estromessi dal governo tramite colpo di stato istituzionale dal Premio Nobel per la Pace Abiy Ahmed Ali nel dicembre 2019 dopo 28 anni al potere.
Al contrario in Tigray si e sviluppata il cancro maligno di una guerra civile sanguinaria condotta con ferocia e senza pietà. Sette milioni di cittadini etiopi sono sotto minaccia diretta di genocidio, deciso e perpetuato dal loro governo centrale per il semplice fatto di appartenere all’etnia tigrigna.
Il vento di antichi problemi etnici e politici mai risolti ha trasportato le fiamme della violenza cieca dal Tigray in altre regioni del Paese: Oromia, Afar, Somali Region, Benishangul-Gumuz. Ora le metastasi del cancro sono sparse in tutta il meraviglioso paese compromettendo la vita pacifica e il futuro di 110 milioni di persone.
L’esercito federale, ormai esausto, deve fare affidamento alle truppe eritree impegnate su almeno 8 fronti. Il pericolo di una guerra panafricana per le risorse del sacro fiume Nilo tra Egitto, Eritrea, Etiopia e Sudan si rafforza ogni giorno che passa a causa della intransigenza del Premier etiope nel rifiutare ogni compromesso e soluzione pacifica sulla mega diga GERD, ospitata nello Stato della Federazione Benishangul-Gumuz sconvolto da violenze etniche.
Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e diversi Paesi membri della Unione Europea hanno chiesto il cessate il fuoco e accesso incondizionato dell’assistenza umanitaria. Proposta rifiutata dal Premier Abiy che assicura una vittoria totale contro il TPLF a breve tempo.
Non potendo più negare le violenze in corso condotte da una ferocia seconda solo a quella del Generale Rodolfo Graziani durante l’occupazione fascista dell’Etiopia, Abiy cerca di minimizzare i crimini mantenendo una linea generale di negazionismo sull’insieme.
Per controbilanciare i dissidi con le potenze europee e il suo principale alleato: gli Stati Uniti, Abiy sta cercando di allacciare alleanza con spaventose dittature regionali come le monarchie feudali della Penisola Araba e la Turchia e con le potenze straniere governate da regimi totalitari: Russia e Cina.
Il ruolo del dittatore eritreo Isaias Afwerki e della dirigenza nazionalista di estrema destra Amhara è fondamentale per comprendere questa serie di conflitti che si estende ben oltre ai confini del Tigray. Infatti i Tigrigni identificano Afwerki, Agegnehu Teshager (governatore dello Stato dell’Amhara) e Temesgen Tiruneh, capo della terribile polizia segreta NISS come gli unici nemici da combattere e sconfiggere. Abiy Ahmed Ali viene considerato un burattino nelle mani di questi Signori della Guerra.
In questi mesi di orrore puro, i media internazionali hanno dato poco spazio alla voce dei dirigenti del TPLF, impegnati in una lotta senza quartiere per la sopravvivenza politica del loro partito e per quella della loro popolazione che li sostiene senza riserve.
Un mese fa, assieme alla formazione partigiana dell’Oromo: il Oromo Liberation Army, il TPLF è stato dichiarato organizzazione terroristica dal governo centrale di Addis Ababa. La Comunità Internazionale si è ben guardata di inserire le due organizzazioni nelle liste internazionali dei gruppi terroristi. In esse compaiono note formazioni africane: Boko Haram della Nigeria; FDLR (Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda) Ruanda; Al-Qaeda Magreb; Al-Shabaab, Somalia.
Offriamo ai lettori italiani la traduzione dell’intervista rilasciata il 29 maggio scorso dal Comandante delle forze di difesa del Tigray centrale al giornalista Damora Yahya del sito di informazione Dimtsi Weyane e ripresa dal sito di informazione etiope: Tghat, prossimo al TPLF.
Il Tenente Generale Tsadqan Gebretnsae è un veterano del TPLF che ha servito come Capo di Stato Maggiore delle forze di difesa nazionali etiopiche tra il 1991 e il 2000. Dopo il pensionamento, il Generale Tsadqan è stato consigliere delle Nazioni Unite in Sud Sudan. Ha inoltre intrapreso con successo una carriera di imprenditore facilitato dal TPLF al potere. Tsadqan è ritornato al servizio militare per difendere la sua regione con il ruolo di comandante del comando centrale delle forze di difesa del Tigray e coordina la difesa contro l’Eritrea e le forze federali etiopi.
L’intervista è diffusa al solo scopo di assicurare una informazione imparziale e pluralista del dramma etiope. Il pensiero e opinioni espresse dal Generale Tsadqan non necessariamente riflettono le opinioni del sottoscritto o di Focus on Africa.

Summary of General Tsadqan Gebretensae’s Interview with Dimtsi Weyane
TGhat 31 maggio 2021
https://www.tghat.com/2021/05/31/summary-of-general-tsadqan-gebretensaes-interview-with-dimtsi-weyane/
La guerra in Tigray avrebbe potuto essere evitata?
La risposta è NO. Non c’era alcuna possibilità che la guerra potesse essere evitato per almeno due motivi.
In primo luogo, l’élite di Amhara era concentrata da tempo sulla disperata missione di salvare il suo sistema di dominio alla Menelik, che sentiva in pericolo da molto tempo. L’élite Amhara credeva che la forte fede del popolo del Tigray nel federalismo e nell’autodeterminazione fosse di ostacolo, quindi stavano aspettando un’opportunità per agire contro questo.
(Il riferimento a Menelik, Secondo Imperatore Amhara si rifà all’attuale politica nazionalista della dirigenza Amhara che sogna di ripristinare il dominio etnico sul Paese come ai tempi degli Imperatori di cui Menelik II fu il capostipite della dinastia salomonica nel 1889 e Haile Selassie la concluse con la sua destituzione dal trono e l’abolizione dell’Impero nel 1974 NDT).
In secondo luogo, Isaias Afewerki (dittatore dell’Eritrea NDT) nutriva risentimento perché la guerra che aveva iniziato più di due decenni fa non era finita di suo gradimento. Inoltre, il suo piano di intromettersi negli affari dell’Etiopia e il suo desiderio troppo zelante di ottenere vantaggi commerciali sleali, nonché attraverso attività di mercato nero, non hanno avuto successo. L’élite di Amhara e Isaias Afewerki hanno visto l’avvicinarsi di una grande opportunità quando Abiy Ahmed è salito al potere nel 2018 e lo ha usato come agente per realizzare i loro rispettivi desideri.
Per aiutare a realizzare il suo piano, Isaias Afewerki ha usato la posizione strategica dell’Eritrea come leva per attirare i paesi arabi a fornire supporto tecnico e materiale. Isaias ha fatto appello all’interesse dei paesi arabi promettendo loro di facilitare le loro mire d’espansionismo politico ed economico nella parte occidentale del Mar Rosso. Isaias convinse le monarchie arabe che il modo per realizzare i loro progetti era creare una partnership con l’Etiopia che potesse fungere da agente per proteggere gli interessi dei paesi arabi in il corridoio strategico del Mar Rosso.
Che ne è stata dell’iniziativa della coalizione di governo EPRDF di trovare una soluzione pacifica alle sfide nazionali, incluso la tensione con il Tigray, attraverso l’ordine costituzionale e il dialogo politico?
L’iniziativa è stata accettata in Tigray ma c’è stata resistenza contro di essa a livello di governo federale guidato da Abiy Ahmed. Quando l’ho incontrato prima della crisi per ben tre volte il suo disegno politico era ormai palese.
Ricordo che durante il mio ultimo incontro con Abiy, egli ha mi ha duramente affrontato con un volto estremamente diverso da quello che trasmette all’estero di uomo politico saggio, ragionevole e pacifico.
Lo avvertii sull’errore di esacerbare lo scontro politico con il TPLF per queste tre semplici ragioni. 1) La popolazione del Tigray è etnicamente omogenea, quindi non suscettibile di divisione. 2) La gente del Tigray è politicamente allineata al TPLF e può essere prontamente mobilitata quando necessario. 3) Il popolo del Tigray ha una lunga tradizione di difendersi militarmente.
A quel punto Abiy mi ha minacciato dicendomi che le mie convinzioni erano sbagliate in quanto qualsiasi persona può essere sconfitta con la forza e il denaro. Quella fu la nostra ultima conversazione prima che io mi trasferissi a Mekelle. L’unico modo per evitare la guerra era che i tigrigni cambiassero la loro identità e le loro convinzioni politiche, il che era impensabile.
Quale è lo stato attuale della guerra? Come sta Procedendo?
L’idea che la guerra sia iniziata a seguito dell’incidente che ha coinvolto le divisioni dell’esercito federale del Commando Nord stanziato nel Tigray è semplicemente falsa. Proprio prima dell’inizio della guerra, il governo federale etiope ha creato un nuovo centro di comando noto come North West Command che era in linea con la rivendicazione dello stato regionale di Amhara dei territori di Welkait e Humera. Queste aree fanno parte dell’amministrazione statale regionale del Tigray ai sensi dell’attuale costituzione.
Il nuovo commando è entrato in contrapposizione con l’esistente Comando Nord e con il TPLF che lo individuava come lo strumento militare per assecondare le mire espansionistiche territoriali della dirigenza Amhara in Tigray. Il governo ha inoltre tentato di sostituire diversi Generali che facevano parte del Commando Nord. Il governo regionale del Tigray si è opposto a tale mossa. Da ottobre assistevamo ad intense manovre militari che erano chiari segnali che il governo federale intendeva portare avanti una guerra in Tigray.
La guerra iniziò tra due forze squilibrate poiché le forze del Tigray erano notevolmente inferiori di numero con la combinazione delle forze etiopi ed eritree. Le forze eritree avevano già iniziato a entrare nel Tigray attraverso il fronte occidentale (Badme) e hanno iniziato a bombardare attraverso il fronte di Humera durante l’inizio della guerra. Complessivamente, sono state coinvolte circa 12 divisioni dall’Etiopia e oltre 30 divisioni dall’Eritrea.
Nonostante fossero in inferiorità numerica, le forze di difesa del Tigray hanno combattuto in modo devastante contro il nemico da posizioni difensive infliggendogli pensanti perdite. L’uso di droni da combattimento degli Emirati Arabi Uniti ha cambiato radicalmente la guerra, distruggendo parte dei carri armati, batterie di cannoni e componenti logistici del TDF. Va ricordato, prima del coinvolgimento dei droni, le Forze di Difesa del Tigray erano dotate di armi pesanti che erano immagazzinate nel Comando Nord. Pertanto, il primo mese è stato un periodo impegnativo per le forze di difesa del Tigray e si può dire che le forze nemiche abbiano quasi vinto.
Sotto la guida di comandanti militari veterani di tutto rispetto ed esperti, assistiti da quadri locali e con un sostegno schiacciante dei giovani del Tigray che sono arrabbiati per il trattamento brutale del popolo del Tigray nelle mani delle forze eritree ed etiopi, le Forze di Difesa del Tigray si sono rapidamente riorganizzate. Attualmente, le TDF sono in grado non solo di difendersi, ma anche di intraprendere missioni offensive. Una volta finalizzati alcuni piccoli aggiustamenti in corso, non passerà molto tempo prima che le forze di difesa del Tigray scacceranno o seppelliranno le forze di invasione.
Come finirà la guerra?
La guerra finirà con la vittoria del popolo del Tigray senza alcun dubbio. Il motivo è che questa è una guerra giusta per i Tigrini poiché sono costretti a difendere la loro identità e la loro esistenza. Le truppe di invasione etiopi ed eritree hanno due scelte. O se ne vanno immediatamente, o aspettano la loro morte nel Tigray mentre servono i dittatori Abiy Ahmed e Isaias Afewerki. L’esercito etiope è nel suo punto più debole e non può avere la possibilità di combattere da solo. A prova di quanto affermo è che da alcuni mesi i soldati federali sono incorporati nell’esercito eritreo e guidati da comandanti eritrei.
Mi rivolgo ai soldati eritrei ricordando loro il background storico con il Tigray che ha sempre mantenuto una chiara posizione e sostegno all’indipendenza dell’Eritrea. Infliggere assieme alle milizie Amhara atrocità inimmaginabili alla popolazione civile è qualcosa di fuori luogo e imperdonabile.
I soldati eritrei hanno tre scelte. Possono tornare al loro paese; possono unirsi alle forze di opposizione eritree; oppure possono scegliere di disertare e fuggire all’estero, cosa che il governo del Tigray (del TPLF destituito nel novembre 2020 NDT) può aiutare a facilitare. Tuttavia, se scelgono di rimanere nel Tigray, stanno aspettando la loro morte.
Quale è la sua opinione sul governo ad Interim del Tigray?
Le persone coinvolte in questo governo sono semplicemente dei camaleonti. Quando si sono resi conto che il piano di Isaia si era ritorto contro di loro, hanno cambiato la bandiera politica e per questo sono odiati e non riconosciuti dalla popolazione del Tigray. Non hanno fino ad ora esposto soluzione reali per mettere fine al conflitto. La loro vera identità resta quella di servire Isaias Afewerki e l’élite Amhara.
Se i dirigenti del governo ad interim del Tigray sono sinceri, dovrebbero almeno riconoscere il governo eletto nelle elezioni libere e trasparenti del settembre 2020: il TPLF e chiedere il suo ripristino. Il Tigray ha un territorio geografico ben definito dall’attuale costituzione. Questi dirigenti ad interim dovrebbero chiedere il ripristino geografico dello Stato del Tigray chiedendo alle forze di invasione eritree e Amhara di lasciare il Tigray e di restituire i territori illegalmente annessi. Ovviamente, tali richieste non fanno parte dell’identità dei membri del governo ad Interim. Il fatto che pensino di poter fuorviare la gente del Tigray cambiando il loro colore mostra che non capiscono nemmeno la propria popolazione.
Voglio ringraziare la popolazione del Tigray per la loro pazienza e il loro fermo sostegno al TPLF nonostante tutte le sfide. Sebbene tutti i supporti esterni siano necessari, la popolazione del Tigray deve rendersi contro che controlla il proprio destino. Invito i giovani del Tigray ad unirsi alle TDF. Consiglio ai connazionali che si trovano a vivere nelle aree occupate dal nemico di stare al sicuro e attaccare il nemico quando possibile tramite azioni di resistenza partigiana. Invito i i tigrigni della diaspora a continuare a sostenere le forze di difesa del Tigray fino a quando il Tigray non sarà completamente liberato.
Infine voglio esprimere il mio enorme apprezzamento verso tutti gli eritrei che stanno sostenendo la lotta del popolo del Tigray per difendere la propria identità attraverso la musica, nei social media, facendosi voce dei senza voce. Prometto a tutti gli eritrei che sostengono la lotta di liberazione in Tigray di sostenere a nostra volta la loro lotta di liberazione contro il governo dittatoriale di Isaias Afewerki.

Il Generale Tsadqan Gebretensae, in aperto contrasto con la disumana ferocia dimostrata da Afwerki e Abiy conclude l’intervista ricordando: ትግራይ ሰብ ኣለዋ Il TRIGRAY HA DELLE PERSONE! Il motto della lotta di un popolo contro la guerra genocida delle forze eritree e federali.

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