Skip to content

Tigray, Humanitarian Outcomes: risposta umanitaria inadeguata

Dopo la denuncia di Medici Senza Frontiere sull’allarmante situazione della malnutrizione dei bambini e della popolazione etiope in Tigray, giunge il rapporto del gruppo di ricerca Humanitarian Outcomes sulla reale situazione ed efficacia degli aiuti umanitari alla popolazione del Tigray intrappolata in un conflitto che vede lo scontro di due eserciti regionali (Tigray e Amhara), due eserciti nazionali (ENDF ed esercito Eritreo) e varie milizie locali.

Humanitarian Outcomes afferma che la popolazione in Tigray riceve meno aiuti umanitari rispetto alle popolazioni vittime di altri conflitti africani nel nord della Nigeria o nella Repubblica Centrafricana. Secondo le ricerche compiute da questa associazione, meno della metà delle persone intrappolate nella guerra civile in Tigray hanno ricevuto una qualche forma di assistenza umanitaria dall’inizio del conflitto, nel novembre 2020.

Un sondaggio a supporto di queste ricerche (sempre compiuto da Humanitarian Outcomes) rivela che il 79% delle persone che hanno ricevuto gli aiuti si lamentano della scarsità delle razioni alimentari e della ridicola qualità degli items di prima necessità distribuiti: coperte, utensili per la cucina, etc. Un quarto degli intervistati ha riferito numerosi deplorevoli episodi in cui il governo federale, i soldati eritrei e le milizie paramilitari Amhara bloccano gli aiuti nelle zone più bisognose.

Il rapporto rileva che rispetto ad altre situazioni di crisi monitorate dal progetto generale sulla copertura, portata operativa ed efficacia degli aiuti umanitari, “Il Tigray ha il numero più alto di persone bisognose come percentuale della popolazione, il numero più basso di organizzazioni che rispondono e la percentuale più bassa di persone bisognose raggiunte dagli aiuti “.

Vari cittadini etiopi del Tigray interpellati nel sondaggio telefonico hanno messo come priorità degli aiuti: il cibo, la sanità, l’accesso ad acqua potabile e servizi igienico-sanitari, l’elettricità e le telecomunicazioni, bloccate dal governo federale dallo scorso novembre e non ripristinate nel 80% della regione nord. Il mancato rispristino delle telecomunicazioni, oltre a ledere un diritto fondamentale dei cittadini, sta negativamente influenzando le attività produttive e commerciali già messe a dura prova dalle distruzioni attuate durante questi primi sei mesi di guerra civile.

In totale sarebbero 6 milioni di persone (su un totale della popolazione Tigrinya di 7 milioni) ad essere in urgente necessità di sostegno umanitario per garantire la loro sopravvivenza, mentre continuano gli scontri, i massacri, i sfollamenti forzati di intere comunità, pulizia etnica, violenza sessuale, saccheggi, esecuzioni extra giudiziarie, interruzione del commercio e realtà produttive. Il governo federale starebbe anche attivamente impedendo le attività agricole con l’obiettivo di usare la fame come arma di guerra per piegare la resistenza popolare del Tigray soprattutto orientata contro le truppe di invasione dall’Eritrea.

Particolare attenzione è stata prestata dal rapporto alla situazione di sicurezza alimentare nel Tigray. Oltre a MSF anche il nuovo rapporto della World Peace Foundation e le indagini della specialista del Corno d’Africa: Alex de Waal, confermano che il governo federale etiope e gli alleati eritrei stanno smantellando di proposito il sistema alimentare in Tigray.  L’ultimo aggiornamento dell’ufficio umanitario delle Nazioni Unite, OCHA, riporta una “situazione di malnutrizione estremamente preoccupante“.

 

Indipendentemente da chi sia responsabile dello scoppio delle ostilità, l’unica ragione dell’entità dell’emergenza umanitaria è che la coalizione delle forze federali etiopi, le forze regionali dell’Amhara e le truppe eritree stanno commettendo crimini di fame su larga scala.” affermano gli autori del rapporto di Humanitarian Outcomes.

Prima dello scoppio della guerra civile il Tigray aveva raggiunto la sicurezza alimentare. Ora solo il 20% della popolazione del Tigray beneficia della sicurezza alimentare. Il restante 80% sono vittime di una allarmante emergenza alimentare. Sulla base di queste cifre, afferma il rapporto, ci sono ora da 50 a 100 morti per fame ogni giorno, e se la situazione della sicurezza alimentare non si stabilizzerà, nei prossimi mesi ci sarà “fame di massa e rischio di carestia“. L’ufficio umanitario dell’Onu per il coordinamento della azioni umanitarie (OCHA) definisce la situazione “estremamente disastrosa e lungi dal migliorare“.

La ricercatrice Abby Stoddard ha affermato al sito The New Humanitarian che il rapporto redatto da Humanitarian Outcomes “mostra che un governo restrittivo, combinato con l’insicurezza e una situazione di conflitto armato, può ostacolare completamente la risposta umanitaria per mesi”. Secondo la comunità umanitaria internazionale, le restrizioni governative, l’insicurezza e i combattimenti hanno impedito il passaggio di aiuti umanitari sufficienti.

Il Premier Abyi Ahmed Ali insiste che il suo governo sta compiendo importanti progressi per normalizzare la situazione e fornire aiuto e per indagare sulle violazioni dei diritti. Tuttavia, l’ultima mappa dell’accesso umanitario delle Nazioni Unite mostra che solo piccole sacche della regione sono completamente aperte alla fornitura di aiuti umanitari. Il governo ha allentato alcune sui gruppi umanitari a seguito di continue pressioni internazionali. Significativi volumi di aiuti alimentari vengono forniti alla regione dal governo, dalle Nazioni Unite e dalle ONG.

Queste azioni sembrano più seguire una logica di propaganda politica che una logica umanitaria. Vari capi delle agenzie umanitarie intervistati in forma anonima da The New Humanitarian, affermano di non aver piena fiducia della collaborazione del governo federale. “Sebbene le organizzazioni umanitarie stiano facendo del loro meglio per monitorare le distribuzioni, alcuni sono preoccupati per possibile discriminazione ed esclusione nel decidere chi ricevere gli aiuti e sul grado di controllo che le autorità e gli attori armati stanno esercitando sui processi di targeting e distribuzione ” afferma The New Humanitarian. Tutte le aree coinvolte in conflitti in corso nel Tigray e le zone controllate dal TPLF sono sistematicamente escluse dall’assistenza umanitaria che il governo federale permette nella regione.

La guerra segreta della “Starvation till dead” (Fame fino alla morte) vede la partecipazione attiva delle truppe d’occupazione eritree, come conferma la CNN dopo un blitz informativo in Tigray. Una squadra della CNN in viaggio attraverso la zona centrale del Tigray ha assistito a soldati eritrei, alcuni travestiti da vecchie uniformi militari etiopi, che bloccavano gli aiuti alle popolazioni affamate più di un mese dopo che il leader del premio Nobel per la pace in Etiopia Abiy Ahmed aveva promesso alla comunità internazionale che se ne sarebbero andati.

Secondo un documento riservato che la CNN è riuscita ad intercettare, i soldati eritrei hanno bloccato e saccheggiato i soccorsi alimentari in più parti del Tigray, inclusi Samre e Gijet, a sud-ovest di Mekele. Addirittura i soldati eritrei si presentano presso i rari punti di distribuzione di cibo nel Tigray e sequestrano le derrate alimentari destinate alla popolazione, minacciando chiunque si opponga

Il governo federale ha negato le accuse della CNN ma le Nazioni Unite hanno confermato che le forze militari stanno impedendo l’accesso umanitario a parti della regione del Tigray devastate avvallando in pieno, dopo che l’indagine esclusiva della CNN dove si dimostra chiaramente che le truppe eritree si coordinano con le forze etiopi per tagliare le rotte degli aiuti.

Dei tre milioni di persone mirate a ricevere ripari di emergenza e articoli non alimentari, solo 347.000 persone, ovvero circa il 12%, sono state raggiunte dal 3 maggio. Con l’inizio della stagione delle piogge, i nostri colleghi umanitari avvertono che è È fondamentale che le agenzie umanitarie possano fornire un rifugio dignitoso minimo per gli sfollati “, ha dichiarato alla CNN un dirigente di OCHA.

Drammatica la situazione presso la storica città di Axum, teatro di duri scontri tra federali, eritrei e il Tigray Defence Forces (TDF). Molte agenzie umanitarie sono ancora escluse dalla città assediata, dove uno dei pochi ospedali che operano per miglia sta esaurendo i rifornimenti essenziali, tra cui ossigeno e sangue, riferiscono alla CNN gli operatori umanitari che lavorano nella regione. All’Axum University Teaching and Referral Hospital, la CNN ha intervistato il padre di Latebrahan, 7 anni, di Chila, in cura per la malnutrizione. Come molte altre città rurali di confine, a Chila è stato impedito di ricevere aiuti dall’inizio del conflitto sei mesi fa.

L’inchiesta della CNN rivela anche che la maggioranza degli operatori umanitari etiopi e stranieri che operano nel Tigray, hanno subito seri problemi di sicurezza durante lo svolgimento delle loro missioni, soprattutto durante le fasi di distribuzione degli aiuti alimentari. Emily Dakin, che guida il team di risposta per l’assistenza ai disastri dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) nel Tigray, ha riferito alla CNN di aver ricevuto segnalazioni di saccheggi di alcuni centri sanitari beneficiari dell’assistenza umanitaria americana contribuendo ad aggravare le disfunzioni degli ospedali e la sicurezza sanitaria della popolazione, in special modo bambini da 1 a 5 anni e donne incinta.

Quali sono le agenzie umanitarie più attive nel Tigray? Tra le Agenzie straniere compaiono il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) e Catholic Relief Services. Tra quelle italiane: VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, CISP – Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli  e CCM – Comitato Collaborazione Medica. ONG presenti in Etiopia e in Tigray da oltre un ventennio. La Società di Soccorso del Tigray (REST) è al primo posto della classifica delle ONG etiopi più efficaci nell’assistenza umanitaria in Tigray. REST, conosciuta in Tigray con il nome di Maret, è una ONG Tigrinya fondata nel 1978 come organizzazione caritatevole.

Il REST è di fatto l’ala umanitaria del Fronte di Liberazione Popolare del Tigray. La sua autorevolezza e fama a livello mondiale permette a REST di continuare la sua azione umanitaria nonostante la chiara affiliazione politica. Una azione umanitaria condotta comunque sotto stretta sorveglianza del governo federale e dei servizi segreti diretti dal leader nazionalista Amhara: Temesgen Tiruneh, ex Presidente dello Stato dell’Amhara e artefice di una spietata repressione di migliaia di cittadini etiopi di origine Tigrinya residenti ad Addis Ababa e in altre regioni del Paese, spesso ingiustamente sospettati di essere militanti “terroristi” o simpatizzanti del TPLF.

Nonostante tutti gli appelli internazionali rivolti al Premier etiope affinché garantisca un accesso totale degli aiuti umanitari alla popolazione del Tigray, il Signor Abiy Ahmed Ali e il suo socio in affari (il dittatore della Nord Corea africana: Isaias Afwerky) continuano ad impedire l’assistenza umanitaria in una logica che ormai non si può definire in altro modo se non come evidente piano genocidario.

Giunge la notizia che le truppe eritree, mercoledì 12 maggio hanno nuovamente chiuso agli umanitari le principali strade nel Tigray centrale dove è in corso un’ennesima offensiva militare su larga scala attuata dall’esercito eritreo nella speranza di ottenere una vittoria definitiva sulle forze di difesa del Tigray e sul TPLF.

Torna su