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Rwanda: le celebrazioni del 29° Kwibohora, il Giorno della Liberazione

Martedì 4 luglio il Rwanda ha celebrato il 29° anniversario del Giorno della Liberazione, che localmente è chiamato “Kwibohora”, che ricorda quando l’Esercito patriottico ruandese, il braccio armato del Fronte patriottico ruandese (RPF), pose fine al Genocidio contro i Tutsi nel 1994, dove morirono più di 1 milione di persone nel Paese.

A livello internazionale, è piuttosto noto “Kwibuka”, il Giorno del Ricordo, celebrato ogni 7 aprile, quando il Genocidio cominciò nel 1994, come ha scritto anche quest’anno “Focus on Africa”:

Rwanda: Kwibuka 29, in ricordo del Genocidio dei Tutsi

Meno conosciuto nel mondo, invece, è “Kwibohora”, che invece è particolarmente sentito in patria. Il governo rwandese, ad esempio, ha definito questa giornata come la celebrazione della “rinascita del nostro Paese”, quando sono state “ritrovate la dignità e la speranza”.

Quest’anno la celebrazione è stata caratterizzata soprattutto dall’inaugurazione di Rugerero, un villaggio-modello elaborato nell’ambito del progetto di sviluppo integrato, che ospiterà 120 famiglie vulnerabili selezionate nel distretto di Rubavu nella provincia occidentale, colpite dalle recenti inondazioni e frane.

Il villaggio, che è stato costruito dal governo ed è stato inaugurato dal primo ministro rwandese Edouard Ngirente, comprende un centro di sviluppo per la prima infanzia, un minimarket, dei campi da gioco, un pollaio e un centro sanitario per i residenti, ma ha anche strade asfaltate, elettricità e acqua corrente pulita.

Nel suo discorso, Ngirente ha affermato che “il 4 luglio è un giorno incredibilmente significativo nel nostro Paese, poiché celebriamo i risultati che la nostra nazione ha ottenuto in termini di ricostruzione, sviluppo, pace e unità. Oggi, siamo molto orgogliosi di raggiungere un’entusiasmante pietra miliare come rwandesi dopo 29 anni. Durante il nostro viaggio di ricostruzione e sviluppo, abbiamo fatto enorme affidamento sulle solide fondamenta dell’unità rwandese. Promettiamo di rafforzare e preservare costantemente questa unità per il futuro”.

Come ogni celebrazione istituzionale ovunque nel mondo, anche in Rwanda questa occasione ha una funzione che, oltre a ricordare e a commemorare, veicola una certa dose di retorica e di propaganda, soprattutto nei confronti del leader nazionale, considerato un padre della patria, un condottiero, una guida a tratti spirituale. Naturalmente, i progressi del Rwanda sono straordinari e Kagame ha molti meriti nell’essere riuscito a risollevare un Paese che era precipitato all’inferno, ma che oggi, dopo quasi tre decenni dall’orrore genocidiario, si pone molto concretamente la questione della successione e del dialogo democratico. Parlando all’emittente nazionale Rwanda Television, il presidente rwandese ha affermato che, nonostante i notevoli risultati rispetto al Paese da cui proviene, il Rwanda è ancora lontano dal raggiungere le sue aspirazioni: rivolgendosi ai giovani, ha detto che “è il momento di riprendere da dove è stato portato il Paese e fare la propria parte per assicurarsi che i frutti dei sacrifici della generazione precedente non vadano sprecati”.

E poi ha aggiunto che “il viaggio per trasformare il Ruanda ci impone di mantenere la rotta, difendere chi e cosa siamo e sostenere la resilienza di cui abbiamo bisogno per costruire la nazione che tutti i ruandesi meritano”.

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