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Rd Congo, si dimette il generale a capo della forza regionale dell’EAC

Giovedì 27 aprile il generale keniota Jeff Nyagah, comandante della forza regionale della Comunità degli Stati dell’Africa orientale (EACRF), ha rassegnato le dimissioni perché, sostiene, la sua incolumità non è più garantita.
Nella sua lettera di dimissioni, Jeff Nyagah elenca tutti i motivi che lo hanno portato a lasciare il suo incarico, tra cui un “tentativo di intimidirlo” attraverso quelli che lui stesso definisce “appaltatori militari stranieri” e “mercenari”, che avrebbero dispiegato un dispositivo di sorveglianza intorno alla sua residenza all’inizio di gennaio 2023, costringendolo a trasferirsi altrove.

Inoltre, l’ufficiale keniano accusa il governo centrale congolese di non coprire i costi degli uffici del quartier generale della forza dell’EAC, aggiungendo di essere stato vittima di una “campagna mediatica negativa ben orchestrata e finanziata”, nonché di “false accuse” su un certo lassismo, se non addirittura compiacenza della forza regionale nei confronti dei ribelli dell’M23.

Dal canto suo, invece, il governo e la presidenza congolese rispondono che la fiducia verso il generale Nyagah era incrinata da mesi perché, affermano, la forza regionale dell’EAC avrebbe dovuto combattere con maggior decisione i gruppi armati e, in particolare, l’M23. Proprio verso i ribelli filo-rwandesi Joseph Nyagah aveva spesso evocato la necessità di un processo politico, piuttosto che una recrudescenza del confronto armato. Quell’atteggiamento aveva sollevato molto fastidio a Kinshasa, come si evince da un video dello scorso 4 febbraio a Bujumbura, a margine di un vertice straordinario dei Capi di Stato dell’EAC sulla situazione della sicurezza nella RDCongo, quando il presidente Tshisekedi si rivolse proprio a Nyagah con fare paternalistico e che molti hanno interpretato come invasivo e umiliante nei confronti del militare:

Il presidente keniota William Ruto ha immediatamente nominato un successore, il generale Alphaxard Muthuri Kiugu, ma ci vorrà tempo per risanare la frattura con Kinshasa: le autorità congolesi, infatti, dubitano dell’efficacia di questa forza regionale e ancora di più della sincerità del segretario esecutivo dell’EAC, Peter Mathuki, altro diplomatico keniota.

L’EACRF è stata schierata sul finire della scorsa estate al fine di arrestare l’avanzata dei ribelli dell’M23, una ribellione a maggioranza tutsi (e sostenuta dal Rwanda, dicono il governo congolese e diverse diplomazie internazionali, comprese le Nazioni Unite), che aveva ripreso le armi nel novembre 2021, dopo 10 anni di tregua, nella provincia congolese orientale del Nord Kivu. Ad oggi, da quell’area sono fuggite oltre 1,1 milioni di persone (dati dell’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari). Il mandato della forza regionale dell’EAC era stato percepito localmente come “offensivo”, ma i vari Paesi che la formano (Kenya, Burundi, Tanzania, Sud Sudan, Uganda…) hanno poi specificato che si trattava di una forza “neutrale”, ossia di protezione dei civili congolesi e delle loro proprietà.

Evidentemente, per Kinshasa non è una questione risolvibile con la mera sostituzione di un generale con un altro, ma di un radicale ripensamento dell’intera operazione.

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