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Quale 2022 attende l’Africa? Unica certezza la resilienza della sua gente

Il 2021, condizionato dal perdurare dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19,  è stato un anno difficile per tutto il Pianeta ma per l’Africa ha rappresentato soprattutto una brusca frenata per lo sviluppo di molti dei paesi del continente.
Sebbene la pandemia abbia relativamente risparmiato la popolazione africana rispetto ad altre, il continente è entrato in recessione (la prima in 25 anni), la violenza e i conflitti sono aumentati rapidamente nel corso degli ultimi due anni, le misure imposte alle frontiere e le restrizioni ai viaggi per contenere la propagazione del virus hanno messo a rischio i progressi dell’integrazione economica e commerciale.
Inoltre, la democratizzazione e lo Stato di diritto sono stati frenati in alcuni paesi dove le misure di contenimento sono state applicate con l’uso della forza e abusi di potere.
Una situazione che perdura anche a causa della mancanza di vaccini che un occidente come sempre egoista e miope non condivide a sufficienza con i paesi più poveri e disagiati.
Tutto ciò fa sì che in futuro le condizioni per poter riprendere la corsa verso la crescita non siano destinate a migliorare.
È dunque inevitabile porsi il quesito su quale futuro si prospetti per l’Africa nel prossimo anno e in prospettiva per gli anni a seguire.
Il 2021 era iniziato con il lancio operativo dell’AfCFTA, l’area di libero scambio tra i paesi africani e il resto del mondo, con l’obiettivo di offrire l’opportunità al continente africano di integrazione e prosperità entro la fine del decennio.
Tra le strade aperte dall’accordo, l’integrazione continentale appare fondamentale per il riassetto economico e la resilienza dell’Africa.
Una popolazione di 1,3 miliardi e un PIL aggregato da 2,33 miliardi di dollari, il continente africano presenta caratteristiche simili all’India (1,38 miliardi di abitanti e un PIL da 2,59 miliardi di dollari), la quinta economia mondiale in termini di PIL.
Tuttavia, il mercato africano risulta frammentato in 55 paesi.
Ciò ostacola la loro crescita industriale e il loro sviluppo sostenibile e crea una dipendenza dalle esportazioni verso altri continenti, mentre nel 2017 le esportazioni intra-africane non rappresentavano che il 16,6% del totale delle esportazioni.
L’AfCFTA è pertanto considerata una tappa fondamentale per il buon esito e l’attuazione dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana e degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) dell’ONU. Il commercio nell’ambito dell’accordo di libero scambio continentale è iniziato ufficialmente il 1° gennaio 2021.
Se sappiamo una cosa sul futuro, è dunque il suo essere pieno di sorprese. L’abbiamo capito a nostre spese con la pandemia di Covid-19.
All’alba del 2020, l’Africa sembrava avviarsi verso un decennio di crescita economica esponenziale, sostenuta dalla creazione dell’area di libero scambio continentale africana, dall’ampia diffusione di innovazioni digitali, dalla speranza in transizioni democratiche e dalla nuova preminenza del continente nella geopolitica globale. La pandemia ha rimesso in questione tale trasformazioni. Se oggi il futuro dell’Africa dovesse essere riassunto in una parola, quest’ultima sarebbe, ora più che mai, incertezza.
Ma la sua gente conosce bene un termine oggi diventato emblema di rinascita per tutto il blocco occidentale: la resilienza.  Ma è necessario favorire la ripresa del cammino verso lo sviluppo alleggerendo i paesi africani della zavorra che li frena. Ed è per questo che la comunità internazionale non può e non deve lasciare solo il continente in questa difficile fase di rilancio.
Senza il sostegno delle grandi potenze del G8, a cominciare dall’abbattimento del debito, il rischio per l’Africa di arretrare ulteriormente è pressoché una certezza.

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