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Lo sfruttamento dei minori nelle miniere di coltan e cobalto in Africa

E’ riconosciuto a livello internazionale che il coinvolgimento dei bambini nelle miniere costituisce una delle peggiori forme di lavoro minorile, che i governi devono proibire e punire nel rispetto delle convenzioni internazionali. Il coltan, il cobalto e altri minerali preziosi provenienti prevalentemente dai Paesi africani sono usati per la fabbricazione delle batterie al litio, adoperate per gli smartphone, laptop o veicoli elettrici.

La Repubblica Democratica del Congo è uno dei maggiori produttori di minerali, ma le condizioni deprecabili in cui lavorano i minatori nelle miniere artigianali, e l’impiego di bambini sono stati pubblicamente denunciati.

Il problema risale alla Seconda Guerra del Congo, negli anni 1990, con il fallimento dell’industria mineraria statale. L’allora dittatore Kabila, rimasto in carica decenni, incoraggiò l’estrazione artigianale e vennero istituite le zone di sfruttamento artigianale, che vennero regolamentate anche per incoraggiare gli investitori esteri, sopratutto occidentali e cinesi. Queste miniere legali, però, furono poche e questo generò la crescita esponenziale di miniere non regolamentate, che potevano impiegare così i numerosi minatori congolesi.

Nelle miniere artigianali l’estrazione avviene a mani nude o con l’impiego di arnesi rudimentali e senza alcun equipaggiamento protettivo, come mascerine, elmetti o guanti. Molti sono i bambini che lavorano nelle miniere congolesi in queste condizioni, spesso impiegati nella raccolta, selezione e lavaggio del minerale nei pressi delle miniere, ma anche coinvolti nelle estrazioni sotto terra, in tunnel stretti e angusti, privi di areazione e soggetti a crolli frequenti specialmente quando piove.

L’esposizione alle polveri ha notevoli conseguenze dannose per la salute di questi bambini, come malattie polmonari da inalazione di metalli pesanti, dermatiti da contatto o deformazioni muscolo-scheleriche per il sollevamento di pesi dai 20 ai 40 kg.

Il codice delle miniere congolese non prescrive l’adozione di misure a protezione della salute nell’estrazione artigianale dei minerali, prevedendo solo alcune disposizioni a tutela dei diritti dei lavoratori, ma solo nelle miniere legali, mentre i lavoratori restano del tutto privi di tutele in quelle illegali. Inoltre, il sistema di ispezione volto a verificare l’impiego di minori è piuttosto scarso. Indagini svolte da Amnesty International hanno evidenziato che gli agenti governativi sono al corrente del lavoro minorile nelle miniere, ma che chiudono un occhio in cambio di tangenti. Il pagamento illegale medio ammonta a circa mezzo dollaro, mentre la paga giornaliera per 14 ore di lavoro varia tra 1 e 2 dollari. Ma molti bambini lavorano anche più di 14 ore al giorno.

Sono diversi i passaggi nella catena di approvvigionamento dei minerali: si passa dai minatori artigianali che estraggono ai compratori locali che li acquistano, i quali rivendono a compagnie estere presenti in loco, che poi rivendono a compagnie estere che lavorano il minerale, che in seguito vendono ad altre compagnie che producono le batterie e che, infine, le rivendono ai grandi brand internazionali. E’ solo con ques’ultimo passaggio che il minerale trasformato entra nel mercato globale.

Il lavoro minorile per l’estrazione artigianale del coltan e del cobalto dimostra che vi è una falla nella due diligence policy che le compagnie internazionali devono rispettare nella filiera produttiva e di approvvigionamento del minerale. Gli UN Guiding Principles on Business and Human Rights impongono l’adozione di una certa condotta per garantire il rispetto dei diritti umani e identificare, prevenire e mitigare i rischi legati alla loro violazione. Ma report di ONGs, come il Rapporto di Amnesty International del 2016 dedicato a questo tema, hanno dimostrato che le compagnie non si uniformano al rispetto della due diligence policy, sopratutto le compagnie estere presenti nella RDC, che sono al corrente delle condizioni di estrazione in miniere illegali dove vengono impiegati bambini ed i cui proventi contribuiscono a finanziare i gruppi armati che controllano le zone di estrazione.

Secondo il diritto internazionale dei diritti umani, gli Stati hanno l’obbligo di proteggere contro violazioni dei diritti umani da parte di tutti gli attori, comprese le compagnie industriali. Questo significa che gli Stati devono adottare e far rispettare le leggi che richiedono alle imprese di conformarsi alla due diligence e a rendere pubbliche le politiche adottate e le operazioni effettuate nella fornitura di minerali.

In tal senso, la RDC dovrebbe creare più miniere artigianali autorizzate e mettere in regola quelle irregolari, dovrebbe monitorare e proibire l’impiego di bambini nelle miniere, favorendo l’eccesso all’educazione primaria gratuita ed obbligatoria. Mentre, dal canto loro, le compagnie dovrebbero rendere pubbliche le due diligence practices adottate, facendosi anche carico di misure riparatorie per le violazioni dei diritti umani occorse nella catena di approvvigionamento dei minerali.

Tutto questo si compie con difficoltà ed ecco perche delle famiglie congolesi, già nel 2019, hanno citato in giudizio alcuni colossi del digitale per rispondere della morte e dei danni riportati dai loro figli impiegati nelle miniere da cui si rifornivano.

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