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Gli afro-abkhazi, gli africani ortodossi del Caucaso

“Gli agiari, abitanti dell’Adjaria, conosciuti fino al secolo scorso come musulmani georgiani, oggi sono per oltre tre quarti convertiti al cristianesimo ortodosso. Stessa cosa è successa tra gli abkhazi e gli afro-abkhazi (popolazione di colore retaggio dei nordafricani portati in Abkhazia come schiavi dagli ottomani nei secoli passati) dell’Abkhazia e gli Osseti, convertitosi in massa dopo la strage jihadista di Beslan.”

(dal sito ufficiale della Chiesa Ortodossa Italiana)

Gli afro-abkhazi, detti anche afro-caucasici, sono un popolo di origine africana quasi del tutto scomparso, stanziato nel territorio della Georgia nordoccidentale (ovvero in Abkhazia, stato non riconosciuto autoproclamatosi indipendente). La presenza di queste popolazioni in Europa e la loro effettiva provenienza sono ancora oggetto di discussione. Tra le diverse teorie sulla presenza degli afro-abkhazi in Europa, una di quelle più accreditate è quella di Sergey Arutyunov, il capo della divisione delle nazioni caucasiche presso l’Istituto di etnologia e antropologia dell’Accademia delle scienze russa e professore universitario all’Università statale di Mosca. Secondo il Professor Arutyunov, tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo, una nave dell’Impero Ottomano naufragó nei dintorni della costa dell’Abkhazia. Gli uomini a bordo erano quasi certamente schiavi somali o sudanesi. L’Abkhazia ai tempi, non aveva legami con l’attuale Federazione Russa, ma alcuni soldati russi presenti sul luogo andarano subito in soccorso dei naufraghi. I sopravvissuti divennero uomini liberi e decisero di stabilirsi per sempre in Abkhazia. I nuovi abitanti si unirono alla comunità, cambiarono i loro nomi e cognomi, sposarono ragazze del territorio e divennero abkhazi a tutti gli effetti. Un’altra ipotesi sulla loro provenienza è quella supportata dalle teorie del principe locale Shervashidze. Secondo ai suoi racconti, il principe nel 17esimo secolo li avrebbe acquistati dai venditori di schiavi dell’attuale Istanbul, per farli lavorare negli agrumeti, ma anche per la coltivazione di uva e mais e per la manodopera nelle miniere di carbone. Ma tra racconti, mito e leggende, la storia degli afro-abkhazi è legata in qualche modo anche al sovrano Pietro I di Russia. Quest’ultimo, al potere dal 7 maggio 1682 fino all’8 febbraio 1725, fece arrivare dall’Africa uomini e donne di colore. Gli africani furono stanziati perlopiù in Abkhazia a causa del clima troppo freddo di San Pietroburgo insopportabile per la maggior parte di loro. Secondo diverse fonti, lo scopo del sovrano di Russia fu quello di testare l’intelligenza di un bambino africano per dimostrare che non è dal luogo di nascita che dipendono le qualità di ogni individuo. Ma non tutte le testimonianze sulla presenza di questo popolo in Europa sono legate alla schiavitù. Già Erodoto nel 450 a.C. descrive gli abitanti della Colchide (un antico stato georgiano), come un popolo dalla pelle nera. Il che potrebbe fare risalire la presenza di africani nel territorio a diversi secoli fa. Gli afro-abkhazi parlano la lingua abkhaza, il russo e il turco e tra di loro è presente una forte connotazione religiosa. Molti di loro infatti appartengono al cristianesimo ortodosso. In epoca moderna gli afro-abkhazi sono stati i tristi protagonisti di una vera e propria pulizia etnica in Georgia tra il 1992 e il 1993, durante la guerra georgiano-abkhaza, nell’assedio di Tkvarchel, che ha portato alla distruzione dei villaggi di Tamsh, Adziuzhba e Kindigh. A distanza di 30 anni, questi fatti non hanno ancora ricevuto l’adeguata attenzione politica, sociale e morale da parte degli stati di tutti il mondo.

Per saperne di più, guardate a questo link la puntata del canale YouTube “La biblioteca di Alessandria” dedicata alla storia e alla guerra in Abkhazia

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