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In questa foto fornita in forma anonima, Genet Mehari, 5 anni, è curata per malnutrizione ma con farmaci limitati, presso l'Ayder Referral Hospital di Mekele, nella regione del Tigray nell'Etiopia settentrionale, martedì 28 settembre 2021.

Etiopia, Pasqua come simbolo di resurrezione, ma per il Tigray non è ancora tempo

La “tregua umanitaria” per il Tigray indetta il 24 marzo 2022 dal governo etiope non ha funzionato, non sta funzionando.

In questi giorni è avvenuta l’assemblea annuale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC), titolata “Responsabilità come prevenzione: fine dei cicli di violenza sessuale nei conflitti”. Secondo un messaggio sul sito del Consiglio di Sicurezza, “per la prima volta, il rapporto annuale di quest’anno include una sezione sull’Etiopia, che si riferisce principalmente ai risultati del rapporto congiunto del novembre 2021 dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) e la Commissione etiope per i diritti umani, l’istituzione nazionale per i diritti umani dell’Etiopia”.

Mentre la Banca Mondiale comunica il 12 aprile che ha approvato una sovvenzione dell’International Development Association (IDA*) di 300 milioni di dollari per il progetto Response-Recovery-Resilience per tutte le comunità in Etiopia “colpite dal conflitto”.

Dopo settimane di alcuna consegna di materiale salvavita in Tigray, in concomitanza con l’assemblea UN è arrivato comunicato da parte della ICRC Ethiopia:

“Il nostro secondo convoglio per il #Tigray questo mese che trasporta articoli medici, cibo di emergenza e forniture per il trattamento dell’acqua insieme a articoli per la casa essenziali è arrivato oggi a Mekelle. Il convoglio trasportava anche le attrezzature essenziali per il centro di riabilitazione ortopedica. #Ethiopia”

Dalla foto allegata si possono contare 8 camion ed alcuni con doppio rimorchio. Dal comunicato però non si capisce se tale foto sia inerente o di repertorio e non è esplicitato né la quantità di materiale consegnato né il numero dei mezzi di trasporto utilizzati per tale consegna..

Stesso giorno di ieri alle 12.27, 14 aprile 2022, il WFP Ethiopia – World Food Programme pubblica per mezzo social:

“Succede ora.

UN e WFP ha condotto un convoglio umanitario in rotta verso #Mekelle. 47 camion con cibo, nutrizione e altre forniture salvavita più 3 autocisterne di carburante: fondamentali per consegnare questi articoli alle comunità in #Tigray. Viaggio senza intoppi finora con il supporto di tutte le autorità.”

Questi due comunicati arrivano in concomitanza nei giorni precedenti alla Pasqua.

Queste consegne sono una “goccia nel mare” e alcuni osservatori ed analisti hanno ipotizzato che sia la dichiarazione di tregua umanitaria sia le consegne quasi nulle possano essere solo un espediente ed una strumentalizzazione del governo etiope per mantenere una facciata pulita nei confronti della comunità internazionale e per non dare mordente ed incorrere alle sanzioni promosse dagli USA del Presidente Joe Biden, degli atti HR6600 e S.3199. Tante le analogie con il giugno 2021 in cui lo stesso governo dichiarava “pace unilaterale” il giorno successivo alla riconquista di Mekellé da parte dei partigiani tigrini. Lo stesso giugno 2021 in cui il Premier etiope Abiy Ahmed dichiarò alla CNN che “Non c’è fame in Tigray.

In periodo di “tregua umanitaria” l’obiettivo che si doveva raggiungere, come stimato e calcolato dall’ Office for the Coordination of Humanitarian Affairs – OCHA delle Nazioni Unite già nel 2021, era di 100 camion al giorno costanti per sopperire ai bisogni dei milioni di etiopi in Tigray. LA situazione umanitaria in tutti questi mesi si è gravemente deteriorata e forse quelle stime dovrebbero essere riviste.

Ad oggi però. circa 3 settimane dal 24 marzo se ne possono contare meno di 80. C’è da considerare che lungo tutti i confini il Tigray è ancora sorvegliato speciale ed isolato visto che a sud, nella regione Amhara, si stimano dislocati 90.000 soldati della difesa etiope, ENDF, a nord le truppe eritree: mentre in loco nel Tigray occidentale c’è ancora l’occupazione e la presenza di milizie amhara e nell’area orientale, il territorio di Irob (omonimia con la minoranza etnica costituita da 26.000/30.000 individui ed a rischio come già condiviso nel aprile 2021 su Focus On Africa), c’è la presenza ancora delle truppe eritree.

Non si hanno notizie ufficiali sulla motivazione del dislocamento sui confini esterni da parte dell’ ENDF, ma c’è chi vuole mettere in guardia da un potenziale nuovo imminente e definitivo attacco al Tigray, dopo che si finisca con il recente attacco sferrato in Oromia. Il movente degli scontri in Oromia sarebbe sempre lo stesso che ha legittimato a livello normativo il governo etiope in questi ultimi 527 giorni, ovvero fare pulizia dai “terroristi”. In Tigray il nemico, i partigiani del TDF – Tigray Defence Forces e i membri del partito politico TPLF – Tigray People’s Liberation Front e chi li supporta. In Oromia l’ OLA – Oromo Liberation Army, o il così detto, per il governo etiope, gruppo terroristico “Shene”.

La potenziale preparazione all’ offensiva al Tigray prova a confutarla Kjetil Tronvoll, Professore di studi sulla pace/conflitti presso l’Oslo New University College e Direttore di Oslo Analytica (antropologo politico, analista africano, consulente per i conflitti).

“Una nuova grande offensiva militare verrà lanciata presto in Etiopia?

Tutti gli schieramenti, governo centrale, governi regionali Amhara ed Afar, Eritrea, e Tigray sembrano prepararsi a questo.

Nelle ultime due settimane sono emerse informazioni sul dispiegamento di nuove truppe su larga scala ai confini del Tigray a nord da Eritrea e a sud dall’ Etiopia.

L’EDF – Eritrea Defence Forces come alleati al gov. etiope sarebbero schierati lungo il confine nord su Zalambessa (zona di Irob), Rama, Badme e Humera, mentre secondo quanto riferito nuove reclute ENDF – Ethiopian National Defence Forces e forze speciali regionali sarebbero state inviate sui fronti in Amhara ed Afar.

La cosiddetta dichiarazione di “tregua umanitaria per il Tigray” da parte del gov. etiope non ha raggiunto l’obiettivo dichiarato, in quanto il gov federale e regionale di Afar, continuano a bloccare gli aiuti umanitari alla popolazione colpita da carestia in Tigray. Solo 22 camion hanno raggiunto Mekelle dopo l’annuncio della tregua. (la sua analisi è stata pubblicata prima dei comunicati del WFP in cui citava i 47 camion sulla via per Mekellé n.d.r.)

La dichiarazione di tregua umanitaria indetta dal gov. etiope può essere letta come:

a) uno stratagemma per guadagnare ancora una volta tempo per prepararsi alla nuova offensiva;

b) mostra come il Premier Abiy Ahmed Ali è incapace e impotente sia di negoziare una pace col Tigray dal momento che fa affidamento su frazioni politiche che sostengono la guerra per rimanere al potere.

Il governo regionale del Tigray non può rimanere inattivo per molto più tempo, guardando la sua popolazione morire a migliaia perché colpita di fame. Devono arrendersi o rompere l’assedio etiope prima che il loro esercito, il TDF – Tigray Defence Forces, inizi a morire di fame e quindi sia reso incapace di combattere.

Poiché tutta l’attenzione è sulla guerra della Russia in Ucraina, l’interesse della diplomazia occidentale e la capacità di affrontare la guerra in Etiopia stanno diminuendo.

Anche le nuove relazioni internazionali sono rilevanti qui, poiché l’Etiopia sostiene la Russia, alienando ulteriormente le potenze occidentali dalla stessa Etiopia.

Infine, dovremmo tenere a mente che la tradizionale “stagione di guerra” in Etiopia segue le vacanze di Pasqua e prima dell’inizio delle piogge a giugno. Se quanto sopra si riscontrano come affermazioni adeguate al periodo, sarà presto lanciata una nuova grande offensiva militare sul Tigray da parte dell’Etiopia ed Eritrea.”

Se non sarà un’ennesima offensiva militare ad uccidere i tigrini ancora in balia degli eventi, molto probabilmente il loro stermino sarà perché non avranno più risorse per vivere, dal cibo, acqua, dai medicinali e ospedali, dal carburante o dai conti correnti bloccati per volontà politiche. In  parte sta avvenendo da mesi.

Infatti il supporto umanitario non bisogna imputarlo solo al numero di camion e di convogli che hanno accesso al Tigray. C’è bisogno di ripristinare le infrastrutture di comunicazione telefonica e dati e riattivare i conti correnti bloccati ormai da più di un anno: cosa che non è stata ancora fatta.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, più del 90% dei 6 milioni di abitanti del Tigray necessita di assistenza umanitaria, inclusi 115.000 bambini “gravemente malnutriti”.

A fine gennaio 2022, la ICRC ha sopperito ed alleviato un po’ le sofferenze riuscendo a far atterrare dei voli umanitari che hanno consegnato 482 tonnellate di forniture mediche e nutrizionali in Tigray, ma secondo gli esperti, rappresentano solo il 4% di quanto richiesto e sono stati una tantum.

L’ ospedale Ayder, a Mekelle, uno dei più rinomati e funzionali prima della guerra iniziata il novembre 2020, aveva decine di migliaia di pazienti provenienti sia dal Tigray ma anche dalle vicine Amhara e Afar. E’ pervenuta la parola di un medico dell’ Ayder, ormai già nel 2021 che avevano dichiarato di riutilizzare i guanti chirurgici.

“Questo è davvero rischioso per i pazienti; possono morire per infezioni e altre complicazioni. I medici di altre parti del mondo sarebbero scioccati nel sentire che lo stiamo facendo”.

L’ospedale è stato costretto ad annullare gli interventi chirurgici a causa di interruzioni di corrente e mancanza di forniture. Alcuni servizi sono stati costretti a chiudere del tutto, compreso il centro oncologico, che ha curato 1.769 pazienti dal novembre 2020 ma ora ha esaurito i farmaci per la chemioterapia.

“Da luglio non abbiamo ricevuto alcun farmaco chemioterapico”, ha un altro medico “Diciamo solo ai malati di cancro di tornare a casa e muoiono. Non c’è niente che possiamo fare per loro”.

Un dottore intervistato da Tigrai TV recentemente ha dichiarato:

“I farmaci semplici somministrati ai centri di emergenza per i casi di emergenza sono inesistenti. Non c’è ossigeno e non c’è elettricità. Quindi, i pazienti, compresi i bambini, muoiono ogni giorno”.

Si ricorda che dall’inizio della guerra nel novembre 2020, è stato sistematicamente distrutto, saccheggiato e reso inagibile l’80% delle strutture sanitarie ed ospedali.

La mappa del Tigray che segue geolocalizza le strutture e il loro stato. Riporta la data del maggio 2021, ma recentemente condivisa, confutata e confermata nell’aprile 2022.

Tigray 80% Ospedali distrutti e non operativi
Tigray 80% Ospedali distrutti e non operativi

Il ricercatore Emnet Negash in un suo tweet riguardo alla mappa:

“La mappa mostra lo stato delle strutture sanitarie in Tigray entro maggio 2021 (un anno fa). Da allora, tutti gli ospedali hanno esaurito le scorte, provocando la morte di circa 100.000 persone.”

Le stime parlano di 500.000 mila morti prodotte dalla guerra, dai raid aerei e dalle sue conseguenze, numero inerente ai civili uccisi.

Nel contesto delle aree rurali, la quasi totalità dello stato regionale tigrino, la situazione umanitaria e la vita delle persone, oltre a non essere raggiunti da quei pochi aiuti, o per mancanza di carburante o per mancanza di beni e risorse salva vita ed emergenziali, le condizioni dei tigrini è ben peggiore.

Anche se i comunicati delle Nazioni Unite parlano di “grave malnutrizione” per centinaia di migliaia di etiopi, dagli adulti ai bambini in Tigray, bisognerebbe parlare ormai di carestia e di persone che muoiono di fame nel silenzio del mondo.

Le stesse Nazioni Unite che si sono dette “sconvolte” dal recente report congiunto di HRW e Amnesty International in cui denunciano nel Tigray occidentale che è avvenuta attività di pulizia etnica e crimini contro l’umanità.

Fisseha Tekle, ricercatore di Amnesty International per Eritrea, Etiopia, in una recente conferenza online avrebbe dichiarato che:

“Quello che abbiamo documentato nel Tigray occidentale è solo la punta dell’iceberg a cui non avevamo accesso. Se avessimo avuto un accesso adeguato, avremmo potuto scoprire più prove di gravi violazioni dei diritti umani come parte di questo conflitto”

Il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha criticato l’attenzione della comunità globale sulla guerra in Ucraina, sostenendo che le crisi altrove, anche nel suo paese d’origine, l’Etiopia, non ricevono uguale considerazione, forse perché le persone colpite non sono bianche .

Il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus si è chiesto se:

“il mondo presti davvero uguale attenzione alle vite dei bianchi e dei neri” dato che le emergenze in corso in Etiopia , Yemen, Afghanistan e Siria avevano raccolto solo una “frazione” della preoccupazione per l’Ucraina.

Il mese scorso il Dottor Tedros ha affermato che:

“Non c’è nessun posto sulla Terra in cui la salute di milioni di persone sia più minacciata” della regione del Tigray in Etiopia.”

Da quando è stata dichiarata una tregua nel Tigray tre settimane fa, circa 2.000 camion avrebbero dovuto essere in grado di portare cibo, medicinali e altri beni essenziali nell’area colpita dal conflitto, ha affermato mercoledì durante una conferenza stampa virtuale da Ginevra. Invece, ne erano arrivati solo circa 20 camion (dalla dichiarazione del Direttore dell’ OMS).

“Mentre parliamo, le persone muoiono di fame”, ha detto il Dottor Tedros, ex ministro della salute in Etiopia e di etnia tigrina. “Questo è uno degli assedi più lunghi e peggiori da parte delle forze eritree ed etiopi nella storia moderna”.

Ha riconosciuto che la guerra in Ucraina è significativa a livello globale, ma ha chiesto che alle altre crisi fosse riservata sufficiente attenzione.

“Devo essere schietto e onesto sul fatto che il mondo non tratti la razza umana allo stesso modo”, ha detto. “Alcuni sono più uguali di altri”.

Il Direttore dell’ OMS ha descritto la situazione nel Tigray come tragica e ha detto che

“Spera che il mondo torni in sé e tratti allo stesso modo tutta la vita umana”.

Ha anche criticato l’incapacità dei media di documentare le atrocità in Etiopia, osservando che le persone erano state bruciate vive (su Focus On Africa abbiamo riportato il caso di prigionieri tigrini bruciati vivi per vendetta).

“Non so nemmeno se questo è stato preso sul serio dai media”, ha dichiarato.

La Pasqua è simbolo di resurrezione, ma per il Tigray e per tutti gli etiopi sofferenti e bisognosi di supporto sembra che non sia giunto ancora il loro momento di rinascita e liberazione da violenza e abusi.


Foto di copertina: foto fornita in forma anonima che riprende Genet Mehari, 5 anni, è curata per malnutrizione ma con farmaci limitati, presso l’Ayder Referral Hospital di Mekele, nella regione del Tigray nell’Etiopia settentrionale, martedì 28 settembre 2021.

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