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Etiopia, la stabilità economica non può sostituire giustizia e responsabilità per le vittime di guerra

Nella guerra dai risvolti genocidi iniziata in Tigray il 3 novembre 2020 e perdurata per 2 anni, la svolta è arrivata il 2 novembre 2022 quando a Pretoria, Sud Africa, rappresentanti del governo etiope e del Tigray hanno siglato un accordo di cessazione ostilità.

Per il governo una veloce “azione di polizia” per fermare, bloccare il partito TPLF – Tigray People’s Liberation Front, tutti i suoi membri e i sostenitori etichettati come dissidenti.

Vera e propria guerra in cui l’esercito federale etiope, l’ENDF e le forze speciali regionali amhara, la milizia fano e gli eritrei invasori del suolo etiope fin dall’inizio, hanno perpetrato sistematicamente crimini sulla popolazione civili: si è parlato di fame e stupri come armi di guerra, abusi di genere su base etnica sulle donne di ogni età di etnia tigrina, repressione con arresti di massa e detenzione illegale in violazione del diritto umanitario internazionale. Anche le forze tigrine si sono macchiate di crimini sui civili portando il conflitto a sconfinare nelle vicine regioni Amhara e Afar nel giugno 2021. Tutt’ oggi non si hanno notizie di che fine abbiano fatto quelle decine di migliaia di tigrini arrestati.

Oggi le stime parlano di più di 600.000 morti per azioni dirette della guerra, bombe, attacchi aerei e droni e persone uccise indirettamente per privazione di supporto alimentare, umanitario ed igienico/sanitario.

La guerra in Tigray è stata recentemente descritta come una tra le più atroci e brutali degli ultimi decenni.

Guerra combattuta nello stato regionale del Tigray completamente isolato dal resto del mondo ed in totale blackout elettrico e comunicativo. Solo dopo 2 anni, dopo la stipula dell’accordo si sono visti parziale riattivazione dei servizi base. Parzialmente riattivata la linea telefonica ed internet. Riaperte diverse filiali della banca centrale etiope, ma ancora in quasi totale mancanza di contante.

In marzo 2021 il Segretario americano Antony Blinken aveva emesso uno dei primi comunicati in cui dichiarava “pulizia etnica” in Tigray. Dopo 1 anno fu condiviso il report da HRW e Amnesty in cui confermavano i crimini di guerra e contro l’umanità.

Nel giugno 2021 Pekka Haavisto, inviato speciale dell’ Unione Europea, aveva dichiarato che durante i colloqui a porte chiuse insieme ai leader etiopi, questi avevano detto che “spazzeranno via i Tigrini per 100 anni”.

Gli USA avevano avviato anche un iter legale per confutare se dichiarare genocidio in Tigray.

Nel dicembre 2021 bloccarono l’attività per dare spazio alla “diplomazia”.

Ci volle quasi un anno perché arrivasse il novembre 2022 per la cessazione delle ostilità ed i tavoli negoziali di tregua mediati dall’Unione Africana.

In quei 2 anni tutte le forze in gioco hanno perpetrato crimini, come ha sottolineato il report ICHREE, International Commission of Human Rights Expert on Ethiopia. Anche durante e dopo la firma dell’accordo di Pretoria sono stati commessi crimini sui civili in Tigray. Il blocco dell’accesso umanitario che doveva essere supportato dal piano di tregua va a rilento ed in alcune zone è ancora ai blocchi di partenza causa occupazione eritrea. Le “forze esterne” che dovevano ritirarsi, amhara ed eritrei, sono ancora presenti in gran parte i primi nel Tigray occidentale rivendicato sotto la loro giurisdizione, i secondi decentrati in zone periferiche. Ai tavoli negoziali per la tregua della guerra regionale, non è stato invitata l’Eritrea, pedina e protagonista in prima linea fin dall’inizio.

Il 28 febbraio viene condiviso un appello congiunto di 60 organizzazioni per i diritti umani e della società civile per chiedere giustizia e responsabilità per le vittime della guerra genocida.

La società civile si è detta allarmata riguardo all’annuncio del 15 febbraio da parte del vice primo ministro dell’Etiopia al Consiglio esecutivo dell’Unione africana, secondo cui il governo etiope intende presentare una risoluzione alla prossima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per porre fine al mandato della Commissione internazionale di esperti in diritti umani sull’Etiopia (ICHREE).

Durante la 52a Sessione ordinaria del Consiglio per i diritti umani dell’ONU è stato dichiarato che l’Eritrea non ha compiuto alcun passo per stabilire meccanismi di responsabilità per le violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario commesse dal suo esercito nel contesto del conflitto del Tigray in linea con il Joint Investigation Team (JIT) dell’UNHCHR e l’Ethiopian Human Rights Commissione. Il governo eritreo ha “respinto questo rapporto della SIC e ha permesso agli autori dell’esercito di agire impunemente”, ha affermato, osservando che “non vi è alcuna reale prospettiva che il sistema giudiziario nazionale chieda conto degli autori”. Aggiungendo e confermando che il ritiro dei soldati risulta parziale e lento.

La commissione ONU ha sottolineato la necessità di monitoraggio riguardo al piano attuativo sulla tregua.

D’altro canto il dittatore della Corea del Nord africana Isaias Afwerki aveva precedentemente negato platealmente in Kenya i crimini del suo esercito nei confronti del popolo tigrino.

Il governo etiope come ha bloccato “de facto” gli aiuti umanitari per volontà politiche, ha tentato più volte con ogni mezzo diplomatico e politico in sede nazionale ed internazionale, con il supporto degli alleati in sede ONU, di bloccare la commissione investigativa ICHREE, denunciando l’occidente di ingerenza e rivendicando che sono questioni interne da risolvere come Stato Sovrano.

A gennaio, 2 mesi dopo la firma dell’accordo di Pretoria, il governo etiope pubblica la bozza del piano per la “giustizia di transizione”.

Tadesse Simie Metekia , etiope esperto di crimini internazionali e giustizia di transizione, è un buon primo passo, ma sottolinea che “non sono sicuro che il Paese sia pronto ad attuare qualsiasi forma di giustizia di transizione in un modo accettabile per la maggioranza degli etiopi o conforme agli standard internazionali”.


Approfondimento: Etiopia, Perseguire Crimini Contro l’Umanità: Dov’é La Legge?


Secondo Metekia, il governo afferma che utilizzerà il documento “Opzioni politiche per la giustizia di transizione” per una campagna di sensibilizzazione e consultazione pubblica in tutto il paese da metà marzo all’inizio di giugno 2023. Pensa però che il lasso di tempo sia troppo breve, data l’enormità del compito e le risorse necessarie. Metekia dichiara anche che i precedenti sforzi di giustizia di transizione in Etiopia sono falliti e che si dovrebbero trarre lezioni da questo.


NOTE sul sistema di giustizia di transizione in Etiopia

  • https://en.wikipedia.org/wiki/1958%E2%80%931975_Wollo%E2%80%93Tigray_famine
  • https://www.youtube.com/watch?v=qvYp1qm0DEY
  • L’attuale Premier etiope in carica dal 2018 ha adottato una serie di misure per affrontare le ingiustizie del passato e le gravi violazioni dei diritti umani, tra cui l’istituzione di una commissione di riconciliazione.A questa commissione è stato affidato il mandato di valutare, identificare e riconoscere gravi violazioni dei diritti umani, ingiustizie, lamentele e fallimenti e costruire una pace e una democrazia sostenibili basate sulla riconciliazione. Tuttavia, il mandato operativo triennale della Commissione è scaduto nel febbraio 2022, senza risultati. [Fonte: “Policy Options for Transitional Justice”]

Per quanto riguarda la non ingerenza è un diritto rivendicarla, ma per il discorso della tutela dei diritti umani, della giustizia e della responsabilità dei crimini nella guerra genocida in Etiopia… è come se Putin rivendicasse l’utilizzo di una sua commissione per i diritti umani per indagare i crimini perpetrati dal suo stesso esercito in Ucraina: la dissonanza è lampante.

Mentre il governo americano, motivato dalle tante violazioni dei diritti umani causati dalla guerra nel nord Etiopia, ha escluso l’Etiopia dall’African Growth and Opportunity Act (AGOA) a partire dal 1 gennaio 2022. Infatti l’idoneità dei Paesi nel rientrare nell’AGOA è subordinato al fatto che non devono essere coinvolti in crimini di guerra e contro l’umanità come invece è implicato il governo etiope.

Gli stessi USA invieranno il Segretario Antony Blinken in Africa, in Niger ed Etiopia, dal 14 al 17 marzo 2023. Il segretario incontrerà anche il presidente della Commissione dell’Unione africana Moussa Faki Mahamat per discutere le priorità globali e regionali condivise e dare seguito agli impegni del vertice dei leader USA-Africa in materia di sicurezza alimentare, clima e transizione energetica giusta, diaspora africana, e salute globale.

Il 15 marzo il Segretario visiterà Addis Abeba, in Etiopia, dove discuterà dell’attuazione dell’accordo di cessazione delle ostilità per far avanzare la pace e promuovere la “giustizia di transizione” nell’Etiopia settentrionale. Incontrerà inoltre i partner umanitari e gli attori della società civile per discutere della fornitura di assistenza umanitaria, della sicurezza alimentare e dei diritti umani.

Potrebbe arrivare alla fine del mese di marzo l’annuncio se l’Etiopia sarà o meno reintegrata nell’AGOA. Visti i tempi della giustizia, questo denota che gli USA potrebbero con un colpo di spugna accantonare la ricerca di responsabilità dei crimini per favorire gli accordi economici. Il tempo ci risponderà.

“Gli Stati Uniti molto probabilmente conoscono la natura dei crimini e la misura in cui il governo dell’Etiopia ai massimi livelli ha ordinato la violenza sui propri civili” ha detto un ex alto funzionario statunitense a conoscenza della questione, che ha parlato in condizione di anonimato a FP – Foreign Policy

Aggiungendo:

“Le uccisioni di massa non rimangono mai sepolte. Tutti nella comunità delle vittime e nella comunità della prevenzione delle atrocità ricorderanno quali politici statunitensi hanno fatto questo appello per ignorare le proprie informazioni e andare avanti con questi pacchetti economici”.

Il Prof. Mehari Taddele Maru riguardo al supporto del piano di “giustizia di transizione” etiope da parte americana ha dichiarato:

“Relegare la responsabilità degli autori di crimini atroci al circo della “giustizia di transizione” eseguita ad Addis si fa beffe dei milioni di vittime massacrate intenzionalmente, deliberatamente affamate, sistematicamente sfollate e violentate selvaggiamente.”

Il 6 marzo anche 3 collettivi ed organizzazioni tigrine per lo sviluppo e la stabilità del Tigray ( Alliance of Civili Society Organizations of Tigray (ACSOT), Tigray Human Rights Advocacy Network (THRAN), Tigray Universities Scholars Association (TUSA) ) hanno emesso il loro appello per l’estensione del mandato dell’ICHEE e delle sue continue indagini sulle violazioni dei diritti umani.

Le bombe si sono placate, ma rimane l’incertezza sulla supervisione dell’attuazione dell’accordo di tregua in parallelo alla guerra diplomatica per la giustizia e responsabilità che determina non di meno rallentamenti e tensioni sul piano del supporto concreto e reale a milioni di persone in Tigray.


Foto credit: Photo Source: © J. Countess via Getty Images

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