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Etiopia, il governo minaccia l’Irlanda di tagliare i legami per presunto "attacco contro la sua sovranità, integrità territoriale"

Etiopia, il governo minaccia l’Irlanda di tagliare i legami per presunto “attacco contro la sua sovranità, integrità territoriale”

Infuriano gli attacchi ed i bombardamenti in Tigray: è la grande offensiva militare riaccesa il 24 agosto in Etiopia. In nome della lotta al terrorismo ad ogni costo, il governo etiope sta massacrando il suo popolo nella regione settentrionale etiope. Guerra in alleanza con la Corea del Nord africana, l’Eritrea del dittatore Isaias Afwerki coinvolta in maniera massiccia.

Infatti i giovani eritrei vengono braccati e deportati per arruolamento forzato.

I rastrellamenti delle ultime settimane sono stati i peggiori in quanto anche le donne non sono state risparmiate, con molte madri e padri anziani detenuti illegalmente dalle forze eritree nel tentativo di costringere i loro figli alla guerra nel vicino Tigray.

Nella capitale eritrea, Asmara, sono in corso rastrellamenti per le strade mentre in molte zone rurali le autorità hanno sigillato case, sequestrato il bestiame e molestato i parenti se non viene trovato il ricercato, è stato riferito alla BBC il 12 ottobre 2022.

Intanto sabato 15 ottobre l’ambasciata etiope presso l’Unione Europea comunica che:

“Il Premier Abiy Ahmed Ali sabato 15 ottobre ha presieduto la cerimonia di apertura del 10° Tana Forum tenutosi a Bahir Dar, regione Amhara. Nelle sue osservazioni, il primo ministro Abiy ha menzionato le attività intraprese in Etiopia per condurre il paese al futuro desiderato affrontando le minacce alla pace e alla sicurezza.”

Nei giorni precedenti sono avvenuti incontri diplomatici.

Martedì 11 ottobre l’ambasciatore etiope a Djibouti Berhanu Tsegaye ha ricevuto in visita l’ambasciatrice tedesca Heike Fuller e le ha riferito sulla guerra e catastrofe umanitaria in Tigray:

“Impegno del governo etiope a risolvere i problemi attraverso un dialogo pacifico”

Venerdì 14 ottobre c’è stato l’incontro tra Demeke Mekonnen Hassen, il vice primo ministro e ministro agli affari esteri etiope e l’inviato speciale americano Mike Hammer.

Durante la discussione, Demeke “ha riaffermato l’impegno del governo per una soluzione pacifica del conflitto nel nord del Paese”

Peccato che lo stesso giorno di venerdì verso ora di pranzo, sia avvenuto l’ennesimo attacco aereo che ha colpito la cittadina di Shire. Il giornalista Simon Marks riferisce che secondo le persone a conoscenza del raid aereo, 2 civili sono morti. Presi di mira anche 2 membri del personale che lavoravano per IRC – International Rescue Committee e altri 4 civili feriti. Shire è una delle aree in cui c’è la presenza importante di sfollati interni scappati da altri luoghi precedentemente bombardati ed attaccati.

Aggiornamento di sabato 15 ottobre 4.35AM: WFP Ethiopia ha ora confermato le segnalazioni di un’esplosione vicino a dove IRC – International Rescue Committee stava distribuendo alimenti nutrizionalmente fortificati ai beneficiari del WFP – World Food Programme, comprese madri e bambini vulnerabili, a Shire. Un membro dello staff dell’IRC è morto a causa dell’attacco. (comunicato ufficiale di IRC)

Il governo etiope è stato denunciato da un report preliminare del team di esperti in diritti umani dell’ONU di essere implicato in crimini di guerra e contro l’umanità nella guerra in Tigray. Il governo ha rigettato al mittente le accuse che ha definito misinformazione e politicizzate per destabilizzarlo.

L’America di Joe Biden insieme ad altri Paesi occidentali, senza la presenza dell’ Italia, ha rinnovato il disappunto e preoccupazione per il nuovo fronte di guerra in Tigray intimando la ritirata dell’Eritrea dalla prima linea.

Ultimatum etiope all’Irlanda

L’Etiopia invece ha intimato di tagliare i legami con l’Irlanda per presunto “attacco contro la sua sovranità, integrità territoriale”.

Giovedì 13 ottobre infatt Redwan Hussien, consigliere per la sicurezza nazionale del PM Abiy Ahmed Ali, ha comunicato che:

“L’Irlanda ha minacciato e indebolito l’Etiopia incessantemente negli ultimi 2 anni. La richiesta di Governo etiope fatta per l’ennesima volta è stata respinta e ignorata. Quindi obbligati a inviare un ultimatum ufficiale questa settimana per il governo irlandese. Purtroppo, il nostro rapporto è al suo punto più basso.”

Ultimatum alla stessa Irlanda che detiene un seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, composto da 15 membri.

In una dichiarazione rilasciata dal media governativo etiope Fana Broadcasting Corporate, il ministro degli Esteri Mekonnen ha esortato il governo irlandese “ad astenersi da ulteriori ostilità contro l’Etiopia”.

Si è lamentato del fatto che, invece di sostenere gli sforzi del governo per porre fine al conflitto tra le forze governative e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF) e introdurre riforme politiche ed economiche, “l’Irlanda ha continuato ad attaccare l’Etiopia utilizzando la sua appartenenza al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’Unione europea , e altrove”.

Ha affermato che l’Irlanda “sembra essere intenzionata a incoraggiare il TPLF e chiedere azioni coercitive contro l’Etiopia utilizzando la sua appartenenza all’UNSC”, accusando anche il governo irlandese di ostacolare gli sforzi dell’Etiopia per normalizzare i legami con l’UE.

Il ministero ha avvertito:

“Come misura di ultima istanza, possiamo trovare un’opportunità per deliberare se esiste una volontà reciproca di perseguire i nostri legami diplomatici”

Un portavoce del Dipartimento degli affari esteri ha affermato che il ministro irlandese Coveney ha ricevuto una lettera dal vice primo ministro etiope, Demeke Mekonben, e che ha risposto per iscritto venerdì 14 ottobre.

Il portavoce ha affermato:

“L’Irlanda ha una relazione di lunga data con l’Etiopia e il suo popolo, con relazioni diplomatiche che risalgono a 30 anni fa”

“L’Etiopia rimane il principale paese partner del nostro programma di sviluppo. Negli ultimi due anni, dall’inizio del conflitto nel nord dell’Etiopia, l’Irlanda ha costantemente espresso preoccupazione, a livello bilaterale con l’Etiopia, come membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e come membro dell’UE.

Ci siamo concentrati sulla necessità di porre fine alle ostilità e di garantire l’accesso umanitario a tutti i bisognosi e abbiamo fortemente incoraggiato il dialogo politico per trovare una soluzione alla crisi. Sosteniamo pienamente gli sforzi di mediazione guidati dall’Unione Africana”.

L’Irlanda, che ha una presenza diplomatica in Etiopia dal 1994, attualmente sconsiglia qualsiasi viaggio in molte aree dell’Etiopia, oltre il Tigray e le regioni vicine di Afar e Amhara.

Posizioni diplomatiche ed economiche internazionali

Il Canada segnala le zone a rischio in Etiopia e sconsiglia viaggi non essenziali indicando Addis Ababa, capitale etiope in cui tenere alta l’attenzione, mentre il resto d’Etiopia considerste aree in cui evitare tutti i viaggi.

La Germania invece rilancia alla grande il turismo inviando un equipaggio di un servizio di consulenza di tour operator tedesco: il gruppo è stato in Etiopia la scorsa settimana con più di 30 ospiti operatori VIP del settore turistico!

Anche l’Italia candeggia la situazione di instabilità etiope, condividendo comunicati legati all’area di Addis Abeba e perseguendo politiche di “crescita e sviluppo economico”: progetti di cooperazione internazionale che finanziano il governo etiope implicato in crimini di guerra e contro l’umanità in Tigray. Per esempio l’AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo in Addis Abeba lancia l’hashtag #RuralWomensDay:

“Attraverso l’iniziativa #Moringa Aics e i suoi partner lavorano per potenziare #ruralwomen il miglioramento dei mezzi di sussistenza, della sicurezza alimentare e nutrizionale delle loro comunità”


Appello da parte della società civile e della diaspora tigrina al governo italiano per chiedere posizione sulla politica estera della Farnesina nei confronti della catastrofe umanitaria in Tigray.


Finanziamenti legittimi quelli dei progetti di cooperazione internazionale, ma che in parte rischiano di essere dirottati per la continuazione della guerra santa del premier etiope in nome della “sicurezza nazionale” in Tigray con il supporto di Isaias Afwerki e del suo esercito.

L’ 11 otttobre 2022 il Ministero dell’ Agricoltura ha donato 81,6 MLN di birr (circa 1,5 MLN di Euro) per l’ ENDF – Ethiopian National Defence Forces.

Il 21 settembre 2022 il Ministero dell’ Educazione ha finanziato l’esercito etiope con una donazione di 211 Milioni di birr (circa 5 milioni di euro)

In Tigray si muore per mancanza di cure e di medicinali

Le donne del Tigray invece rischiano di morire quotidianamente per l’ennesimo bombardamento aereo o ancor più facilmente e atrocemente per mancanza di cure e di medicinali.

L’Ayder Hospital di Mekelle infatti comunica:

“Il Tigray è diventato una regione in cui la diagnosi di cancro è una condanna a morte. Delle migliaia di pazienti oncologiche che erano in follow-up presso l’Ayder Hospital, il 30% di loro soffriva di cancro al seno.

A causa della guerra in corso e del Tigray sotto assedio, il 70% di loro ha interrotto il follow-up e il trattamento poiché l’Ayder Hospital non può offrire una sola chemioterapia, radioterapia e nemmeno farmaci palliativi.”

“Dire a un paziente che ha il cancro equivale a dirgli: ‘Morirai presto'” dice Kibrom. Inoltre, “le malattie che abbiamo curato prima ricominciano a divampare. Questo include l’antrace, la rabbia, il morbillo nei bambini e la leishmaniosi, solo per citarne alcune”.

L’ ospedale specializzato Ayder Comprehensive a Mekelle, la capitale della regione del Tigray, è l’unico posto nella regione con più di 6 milioni di persone, che attualmente che può fornire servizio di chirurgia. Deve affrontare le possibili operazioni in mancanza di materiale igienico-sanitario, di anestetici e di carburante che per esempio servono per frighi per i medicinali e i gurppi elettrogeni per la corrente elettrica.

Morti che avvengono in un territorio come quello regionale tigrino in cui milioni di persone vivono con conti correnti e banche bloccati, manca l’elettricità come le linee telefoniche ed internet. Il carburante ormai è un bene di lusso visto che manca anche quello.

Veto d’accesso per i giornalisti e media. Col nuovo fronte di guerra in atto per volontà politiche anche l’accesso umanitario si è nuovamente bloccato.


Approfondimenti:


In attesa di negoziati di pace e il dimenticato “Mai più” della comunità occidentale

Mentre i colloqui di pace con la mediazione gestita dall’Unione Africana tra governo etiope e governo del Tigray si fanno attendere. I colloqui per una mediazione pacifica che dovevano attuarsi in Sud Africa l’8 e il 9 ottobre si sono arrestati prima di iniziare.

Alcun aggiornamento o comunicato in questi giorni da parte dell’Unione Africana sulla ripresa dei tavoli per una mediazione e risoluzione di pace verso la guerra genocida in Tigray. https://www.focusonafrica.info/etiopia-dopo-lennesimo-attacco-aereo-in-tigray-arrivano-i-colloqui-di-pace/

Mentre arriva il monito di Josep Borrell ad Europa, Unione Africana ed al governo etiope:

“Inorridito dalle notizie di continue violenze, compreso il prendere di mira i civili, in #Shire #Tigray . I veri sforzi di pace non equivalgono ad aumentare le offensive militari né a provocazioni. Il rispetto del diritto internazionale non è un’opzione, è un obbligo per tutti.”

Nel Tigray stime di inizio 2022 parlavano di 500.000 morti diretti per la guerra ed indiretti per mancanza di cure, medicinali e cibo. Ad oggi, dopo 10 mesi, sicuramente morti aumentate per la situazione ulteriormente e gravemente deteriorata. In tutto il nord Etiopia, in Tigray e nelle vicine regioni Amhara e Afar, UNOCHA stima 13 milioni di persone dipendenti dal supporto umanitario.

Il 4 novembre 2022 saranno 2 anni esatti dall’inizio della guerra genocida scoppiata in Tigray.

La diplomazia e le politiche della comunità occidentale in difesa e per la tutela dei diritti umani, della vita stessa e del “Mai più” hanno dato il segnale di poca memoria e di fallimento in questi obiettivi.

Intanto ci si chiede dov’è l’umanità.


Credits foto copertina: le vittime di uno dei tanti attacchi aerei sono accolte all’ospedale di Ayder. Sullo sfondo, i medici curano Genet Tsegay, 12 anni, che aveva il braccio dilaniato da schegge delle bombe, mentre sua madre, Tsigabu Gebreterisae, 45 anni, è sopraffatta dall’emozione. Il braccio di Genet alla fine ha dovuto essere amputato.

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