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Etiopia: indagini indipendenti o narrazione di propaganda in Tigray?

Etiopia ed i crimini in Tigray che il governo voleva nascondere

Siamo sulla soglia del 2022, sono passati 14 mesi dal novembre 2020 e dall’inizio della guerra a sfondo etnico, repressione sul popolo tigrino con risvolti potenziali di genocidio, come hanno messo in guardia più fonti.

Filsan Abdim la ex Ministro delle donne, infanzia e della gioventù in Etiopia aveva 28 anni ed è stata la più giovane figura del gabinetto del Premier Abiy Ahmed Ali. Le sue dimissioni sono state dichiarate per mezzo social, via Twitter il 27 settembre 2021, in maniera repentina e senza apparente motivazione.

Questa settimana, Filsan, ora 30enne, ha rotto il suo silenzio pubblico, sicuramente perché non ha alcun vincolo, e riportando la sua testimonianza in una recente intervista al Washington Post in cui ha descritto le discussioni del gabinetto prima della guerra, gli sforzi ufficiali per sopprimere le scoperte del suo ministero sugli abusi da parte del governo e dei suoi alleati, e le risorgenti divisioni etniche che fratturano il paese.

“La guerra ha polarizzato il paese così profondamente che so che molte persone mi etichetteranno come una bugiarda semplicemente perché dico che anche il governo ha fatto cose dolorose e orribili” ha detto Filsan. “Non sto dicendo che erano solo loro. Ma io c’ero. Ero alle riunioni di gabinetto e sono andata a incontrare le vittime. Chi può dirmi cosa ho fatto e cosa non ho visto?”

A partire dal 3 novembre 2020 fino al giugno 2021 il blocco delle comunicazioni sul Tigray e verso il resto del mondo è stato quasi totale: poche indiscrezioni da pochi giornalisti e pochi operatori umanitari come i soli report indipendenti dall’area tigrina. In questo contesto si è insinuata una guerra di propaganda parallela alle atrocità, violenze ed abusi perpetuati nello stato regionale tigrino. Nel vuoto informativo quindi anche le trame più basilari della guerra sono fortemente contestate.

Tante sono ancora le domande a cui bisogna dare degna confutazione in maniera indipendente; confutazioni che nemmeno il rapporto congiunto tra la commissione dei diritti umani etiope con le Nazioni Unite hanno saputo dare risposta completa, esaustiva. Anzi, molte allerte sono giunte in maniera pregressa alla sua pubblicazione mettendo in guardia dal suo potenziale fazioso (Etiopia ed il grave deterioramento dei diritti umani) ed incompleto nell’analisi dei crimini indagati in Tigray.

Per altro, a gennaio il Premier etiope aveva dichiarato prematuramente la vittoria sul TPLF, come per altro aveva fatto alla fine del novembre 2020, dichiarando di aver prevalso sul TPLF – Tigray People’s Liberation Front, il partito che aveva amministrato il Tigray fino all’inizio della guerra e che ha governato come capo coalizione l’Etiopia per 27 anni.

In Tigray, a Filsan era stato detto di creare una task force che avrebbe indagato sulle diffuse accuse di stupro e reclutamento di bambini soldato da parte del TPLF.

“Abbiamo riportato le storie più dolorose e ogni parte è stata coinvolta” ha ricordato “Ma quando ho voluto rilasciare le nostre scoperte, mi è stato detto che stavo attraversando una linea. Non puoi farlo, è ciò che un funzionario molto in alto nell’ufficio di Abiy mi ha intimato. E io ho detto: “Mi hai chiesto di trovare la verità, non di fare un’operazione di propaganda. Non sto cercando di far cadere il governo: c’è un’enorme crisi di stupri, per l’amor di Dio. I bambini soldato vengono reclutati da entrambe le parti. Ho le prove sulla scrivania davanti a me.

La ex ministra ha dichiarato che le è stato ordinato da funzionari del governo di rivedere il rapporto per dire che solo i partigiani del TDF – Tigray Defence Forces allineati al TPLF avevano commesso crimini. E quando i suoi subordinati al ministero non hanno voluto rilasciare il rapporto completo, lei ha scelto di dichiarare e condividere al mondo via Twitter che “Lo stupro ha avuto luogo in modo definitivo e senza dubbio” in Tigray.

Tali dichiarazioni e conclusioni sono state supportate anche dalle testimonianze raccolte dalle agenzie internazionali per i diritti umani, che le hanno raccolte intervistando rifugiati in loco nei cmapi di accoglienza nel vicino Sudan o solo telefonicamente in Tigray, causa restrizioni del governo sull’ accesso all’ area regionale.

Il rapporto parziale tra Commissione dei Diritti Umani Etiope e ONU hanno sottolineato che:

“Tutte le parti hanno commesso violazioni dei diritti umani internazionali, del diritto umanitario e dei rifugiati, alcune delle quali possono equivalere a crimini di guerra e crimini contro umanità.”

Per quanto riguarda la retorica del Premier, ha avuto un’evoluzione che è iniziata dall’atteggiamento e lotta ai dissidenti fino a fine 2020 al definire la guerra una battaglia esistenziale contro un “cancro” che è cresciuto nel paese. Ormai la percezione palpabile, supportata da una narrazione spalleggiata anche dalla ridondanza dei messaggi polarizzanti e fomentanti odio etnico anche per mezzo social, come riportato da Fulvio Beltrami, hanno creato una linea sempre meno marcata tra il nemico, i terroristi da combattere e fermare ovvero il TPLF ed i tigrini. Gli arresti arbitrari su decine di migliaia di tigrini detenuti in luoghi sconosciuti e con modalità di detenzione che vìolano la legge internazionale sui diritti umani, è un esempio orribile ma eclatante: arrestati perché di origine tigrina e quindi sospettati di essere anti governativi, terroristi. Gli stessi genitori della ex ministra Filsan Abdim hanno ricevuto tale repressione. Il 9 novembre 2021 condivideva su Twitter la testimonianza che:

“Ho appena saputo che i miei genitori sono stati arrestati e sono attualmente sotto interrogatorio dalle forze di sicurezza etiopi a Jigijiga. PERCHÉ?”

Quando si è dimessa a settembre, il Premier etiope le aveva chiesto di posticipare la sua decisione di sei mesi, sostenendo che la guerra si stava avvicinando alla conclusione, ma ormai la fiducia verso il capo di governo era svanita. Filsan ha dichiarato che anche prima della guerra, nelle riunioni di gabinetto, il Premier aveva ripetutamente insinuato che stava arrivando un conflitto e che la colpa sarebbe stata del TPLF. La percezione della ministra al tempo era che alla pace non era mai stata data una possibilità e che Abiy sembrava apprezzare l’idea di eliminare il TPLF.

“Sono passati 100 giorni dal giorno in cui ci siamo incontrati (con il Premier n.d.r.), ed è solo peggiorato. Lo sapevo allora, lo sapevo prima di allora, e lo so adesso: sta negando, è delirante. La sua leadership sta fallendo”, ha detto Filsan.

Sostiene anche che il governo etiope avrebbe potuto evitare l’ondata di stupri e massacri di vendetta degli ultimi mesi che report hanno segnalato imputando responsabili i partigiani del TDF – Tigray Defence Forces nei confronti dei civili in Amhara ed Afar.

“Se ci fosse stata la responsabilità per gli stupri avvenuti nel Tigray, pensi che sarebbero avvenuti così tanti stupri ad Amhara e Afar? No”ha detto “La giustizia aiuta a fermare il ciclo. Ma entrambe le parti sentivano che potevano farla franca”

Filsan ha avuto quindi la sensazione di essere invischiata nella stessa ideologia del dominio etnico che il TPLF aveva perpetrato quando era al governo dell’ Etiopia. La ex ministra di origini della Regione Somala etiope, proveniva da una comunità che era stata calpestata da quel governo, e anche prima, sotto il governo del Derg e del “terrore rosso”, ai tempi del genocida Mènghistu Hailé Mariàm. I suoi zii erano stati trascinati giù dai loro letti e picchiati; le donne che conosceva dovevano indossare i pannolini dopo essere state violentate dai soldati; ai bambini veniva insegnato a inginocchiarsi e ad alzare le mani se affrontati da un uomo in uniforme.

La dichiarazione conclusiva di Filsan Abdim fatta al Washintong Post che confuta tutte le precedenti è stata:

“Quindi, sì, conosco anche il dolore, conosco le ragioni per cui le persone vogliono vendetta. Ma se non ci allontaniamo da questo, siamo condannati” ha detto “Un giorno ci sveglieremo da questo incubo e dovremo chiederci: come vivremo con le scelte che abbiamo fatto?”

Filsan solleva temi importanti come l’integrità morale degli individui, soprattutto se governanti, e della trasparenza. Quella trasparenza che dovrebbe sollevare il velo sui crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati in Tigray e che il governo ha intimato a Filsan di nascondere, negando giustizia a tutti quegli etiopi, alle vittime di una guerra per la quale hanno solo subìto e stanno subendo abusi e violenze.


Foto credit: Luis Tato per il Washington Post

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