Negli ultimi due anni si è assistito a una clamorosa inversione di tendenza nella gestione…

Burundi, incontro in Vaticano tra il Papa e il presidente Ndayishimiye
Come raccontato da “Focus on Africa“, il Presidente del Burundi è in Vaticano con la moglie per una visita di stato di tre giorni.
Ieri, 25 marzo, Evariste Ndayishimiye e tutta la delegazione burundese sono arrivati all’alba all’aeroporto di Fiumicino e, nel pomeriggio, hanno partecipato a una cerimonia nella basilica di San Pietro, con cui il Pontefice ha consacrato la Chiesa e l’Umanità (soprattutto l’Ucraina e la Russia) al Cuore Immacolato di Maria:
#Burundi Le Président Evariste #Ndayishimiye, accompagné par la Première Dame, a pris part à une cérémonie pénitentielle et à l’Acte de consécration de l’Eglise et de l’Humanité au Cœur Immaculé de Marie, présidés par le Souverain Pontife dans la basilique Saint-Pierre au Vatican pic.twitter.com/GMjGc8gUHs
— Ntare Rushatsi House (@NtareHouse) March 25, 2022
Oggi, 26 marzo, si è tenuto invece l’incontro privato tra il Capo di Stato del Burundi e il Papa Francesco: un evento storico, di cui le autorità hanno immediatamente diffuso alcune immagini, come l’arrivo in auto, accolti dal Segretario di Stato Vaticano “per discutere le vie e i mezzi per rafforzare e diversificare i legami di amicizia e di collaborazione“:
🇧🇮🇻🇦 Visite du président #burundi-ais E. #Ndayishimiye au #Vatican où il a été reçu par le Saint Père le Pape François @Pontifex_fr et le Secrétaire d’État "pour échanger sur les voies et moyens de renforcer et diversifier les liens d'amitiés et de coopération avec le Vatican" pic.twitter.com/WFKXEtMfKN
— Ikiriho (@Ikiriho) March 26, 2022
Durante la loro riunione, Ndayishimiye e Bergoglio hanno espresso la volontà comune di rafforzare i legami di amicizia e cooperazione tra il Burundi e il Vaticano. Inoltre, il Presidente burundese ha colto l’occasione per invitare il Santo Padre a visitare il Burundi nel prossimo anno. Tra i progetti che il Burundi vuole realizzare in partenariato con la Chiesa cattolica c’è la costruzione di una basilica sulla collina sacra di Mugera, nota anche come la “Lourdes burundese”:
Au cours de leur entretien, ils ont exprimé leur volonté commune de renforcer les liens d'amitié et de coopération entre le #Burundi et le #Vatican. Le Président #Ndayishimiye a saisi cette occasion pour inviter le Saint Père à visiter le Burundi au cours de l’année prochaine. pic.twitter.com/U45wAiwUzf
— Ntare Rushatsi House (@NtareHouse) March 26, 2022
La collina di Mugera si trova a circa 18 km a nord di Gitega, capitale politica del Paese, nel punto d’incontro di due fiumi importanti, il Ruvyironza e il Ruvubu. Il luogo è doppiamente sacro in Burundi, sia per la sua storia monarchica, sia per la sua storia religiosa.
Agli inizi dell’Ottocento, dunque in epoca precoloniale, durante il regno di Ntare Rugamba la collina di Mugera era una sorta di proprietà regale, quindi di primaria importanza per gli aristocratici locali del tempo, tant’è vero che i “tamburi sacri” erano conservati proprio lì, in zone speciali appositamente recintate.
Successivamente, con l’avvento del cristianesimo in epoca coloniale, la regalità tradizionale è proseguita, ma trasformandosi, dal momento che proprio a Mugera, nel 1899, sorse la seconda missione permanente del Burundi, poco dopo quella di Muyaga, nell’est del Paese. Vi fu costruita una grande chiesa e un piccolo seminario, per cui i primi sacerdoti burundesi si formarono lì a partire dal 1926. Quella chiesa oggi è dedicata a Nostra Signora della Pace e ogni anno vi affluiscono decine di migliaia di pellegrini da tutto il Burundi per celebrare l’Assunzione nella grotta mariana a lato della chiesa. Si dice, infatti, che vi sia stata un’apparizione della Vergine Maria, dacché il soprannome di “Lourdes burundese”.
L’incontro in Vaticano tra Ndayishimiye e Bergoglio è un risultato importante sul piano diplomatico e su quello dell’immagine, che prosegue il solco intrapreso negli ultimi mesi di rientro del Burundi nella comunità internazionale, prima con l’abolizione, l’8 febbraio scorso, delle sanzioni economiche da parte dell’UE, che furono imposte nel 2015, durante la fase più acuta della crisi della presidenza precedente, quella di Nkurunziza, poi con l’annuncio di un finanziamento di diversi milioni di dollari da parte degli USA “per sostenere gli sforzi della presidenza Ndayishimiye”.