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Un altro golpe in Burkina Faso, ma l’esercito smentisce. L’ombra di Mosca

In Burkina Faso c’è stato un nuovo colpo di Stato, il secondo in otto mesi e il quinto in Africa dal 2020, che ha abbattuto la giunta militare golpista del tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba: salito al potere appena a gennaio e considerato filo-francese o almeno non critico nei confronti di Parigi.
Lo Stato Maggiore del Paese ha però  smentito il rovesciamento di Damiba, spiegando che è in corso una “crisi interna” all’esercito e che alcune unita’ hanno preso il controllo di poche arterie della citta’ di Ouagadougou, chiedendo l’allontanemento del tenente colonnello alla guida del Burkina Faso. Sarebbe in corso “un dialogo”.
Eppure questo nuovo violento cambio al vertice del potere nel Paese si lascia inquadrare, da un paio di segnali, non in una “crisi interna” ma nell’espansione dell’influenza russa nel continente africano. Dopo scontri armati avvenuti all’alba e nel primo pomeriggio di venerdì nella capitale dell’ex-Alto Volta, Ouagadougou, in serata una quindicina di soldati in divisa mimetica, alcuni dei quali a volto coperto, sono apparsi in tv per annunciare un golpe in piena regola: Costituzione, attività di partiti politici e ong “sospese”; governo e Parlamento “sciolti”, coprifuoco imposto di notte e frontiere terrestri e aeree chiuse “fino a nuovo ordine”, come ha scandito un giovane ufficiale che leggeva i comunicati. Unione africana e Ue hanno condannato il golpe. Al posto di Damiba, che il 22 gennaio aveva rovesciato il presidente Roch Marc Christian Kaboré, si è insediato il 34enne capitano Ibrahim Traoré. Per giustificare il golpe, i militari hanno sottolineato “il continuo deterioramento” della sicurezza nel Paese: dal 2015 terroristi affiliati ad Al-Qaeda e allo Stato Islamico attaccano soprattutto nel nord e nell’est uccidendo migliaia di persone (più di 2.140 vittime solo l’anno scorso inclusi i militari) e causando circa due milioni di sfollati. Secondo analisti, l’unità di elite “Cobras” si sarebbe sentita tradita da Damiba che non avrebbe mobilitato abbastanza forze nella lotta ai jihadisti. Nelle ultime ore, in cui si sono sentiti di nuovo spari nella capitale, i golpisti hanno accusato Damiba di “progettare una controffensiva” da una “base francese” nei pressi di Ouagadougu, circostanza che Parigi ha smentito. La riscossa, secondo un comunicato firmato da Traoré e letto in tv, sarebbe dovuta alla loro “ferma volontà” di rivolgersi a non meglio precisati “altri partner pronti ad aiutare nella lotta al terrorismo”. La presenza di bandiere russe in una manifestazione inscenata da diverse centinaia di persone nelle ore del golpe, chiedendo la dimissioni di Damiba, lascia intuire che uno di questi “partner” sia proprio la Russia: storicamente influente in Angola, Mozambico e Sudafrica, Mosca ha già mandato mercenari in Repubblica centrafricana e Mali per aiutare i fragili governi a contrastare miliziani terroristi.

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