Dal 2016 la data del 3 ottobre è stata dichiarata Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, con una legge voluta dal parlamento e promulgata dal Presidente della Repubblica il 21 marzo 2016. Ma da quel 3 ottobre del 2013 poco è cambiato.
Anzi.
Dopo quella tragedia oltre 25mila migranti sono morti nel Mediterraneo, 1400 solo nel 2022. Accogliere chi scappa da carestie, guerre e torture è un dovere morale e giuridico. Per l’Italia e per l’Europa
Europa che ha finora fallito nel tenere fede ai valori fondanti della sua Costituzione.
Le immagini delle bare, una accanto all’altra, tante bianche e minuscole, nell’hangar dell’aeroporto militare, è ancora nitida nella nostra memoria.
Imperitura memoria perché dimenticare è impossibile.

L’Italia reagì a quella tragedia creando l’operazione “mare nostrum”, che ha salvato tante vite. In un solo anno oltre 170.000.
Ma nell’ottobre del 2014 la missione è stata sospesa perché l’Europa non ha voluto farsene carico, non ha voluto considerare il Mediterraneo un mare “anche” europeo.
Nacque così Triton, una missione diretta più a monitorare e scoraggiare l’arrivo dei migranti piuttosto che a portare soccorso.
Da allora altre 270.000 naufraghi sono stati recuperati da navi italiane e di altri stati europei ma soprattutto da imbarcazioni private e di organizzazioni non governative, come Medici senza frontiere.
Poi è iniziata la politica del contrasto alle ong  alle quali si è tentato di continuare a salvare vite.
Molti, troppi, sono ancora i morti che si arenano sulle nostre spiagge o che finiscono in fondo al mare con le carrette su cui si imbarcano sperando in un viaggio della speranza che quasi mai termina in un porto sicuro.

A oggi, da quel naufragio che schiaffeggio un intero continente, le vittime sono state 20 mila e il Mediterraneo è diventato un immenso “cimitero” d’acqua.

La Giornata della memoria ha un unico, giustissimo, fine conservare e rinnovare il ricordo di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro e altri paesi europei per sfuggire a guerre, persecuzioni e miseria.
Ma non basta una “cerimonia”.
Serve ben altro a impegnare gli Stati a raccogliere la sfida delle migrazioni, a tutelare la vita e la dignità delle persone in fuga. Uomini, donne e bambini che null’altro cercano se non una chance di sopravvivenza.

Alternative legali e sicure ai Viaggi clandestine via mare esistono e vanno implementate: ricongiungimento familiare, reinsediamento, corridoi umanitari, visti per motivi di studio o lavoro. Possibilità concrete affinché le persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, possano arrivare in un luogo sicuro senza dover intraprendere viaggi pericolosissimi rischiando la vita, ancora una volta, come evidenziato anche dalla portavoce di Unhcr Carlotta Sami.

La giornata del 3 ottobre, ribadiamo, non deve essere solo l’occasione per ricordare la tragedia di Lampedusa, ma un momento di riflessione e di denuncia affinché l’irresponsabilità di chi crea le condizioni di queste tragedie sia ben chiara. L’indifferenza di tanti non può essere accettata.