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Togo, intervista a Peter Sassou Dogbé, corrispondente di Radio France Internationale

Per capire meglio le implicazioni derivanti dal cambiamento della Costituzione del Togo, Focus on Africa intervista Peter Sassou Dogbé, corrispondente a Lomé di Radio France International.

Signor Sassou, cosa pensa del cambiamento della Costituzione del Togo, avvenuto il 25 marzo 2024?
In quanto cittadino togolese, posso dire che è una sorpresa. Mi faccio due domande: perché fare questo cambiamento adesso? Perché lo si è fatto in modo così precipitoso? Alla prima domanda rispondo che è una sorpresa, perché non ci attendevamo affatto che l’introduzione di una proposta di legge fosse fatta adesso: l’Assemblea nazionale ha “regnato” per cinque anni, senza aver fatto una sola proposta di legge a riguardo. Proprio adesso che il suo mandato è terminato e che, con le elezioni del 20 aprile, l’Assemblea sarà rinnovata, s’introduce surrettiziamente questa proposta di legge. È proprio questa la sorpresa! Perché adesso? Il mandato dei deputati si è concluso da tre mesi ed essi sono dunque in carica solo per gli affari correnti.

Facciamo un esempio: è come se io chiedessi a qualcuno di gestire il mio conto in banca, in attesa che arrivi il gestore incaricato di farlo, e intanto costui autorizzasse i creditori a prelevare delle somme importanti dal mio conto. I parlamentari erano in un certo senso lì per “custodire il tempio” fino all’arrivo di un nuovo custode: nel momento in cui il loro mandato si è concluso, essi prendono frettolosamente quest’iniziativa.
Perché? Cosa li porta a fare adesso questo cambiamento?
Nel rispondere a queste domande, in quanto cittadino mi dico che ci vogliono nascondere qualcosa: non ci dicono tutto! Se faccio un’analisi e rileggo il testo adottato dall’Assemblea nazionale nella tarda serata del 25 marzo (il testo è stato votato poco prima della mezzanotte), tre cose attirano la mia attenzione: la prima riguarda la nomina di un Presidente del Consiglio, che avrà più poteri del Presidente della Repubblica. Nel testo si legge che “il Presidente della Repubblica è eletto dalla Camera dei deputati in seduta plenaria senza dibattito”. Per quanto riguarda la nomina del Presidente del Consiglio, nel testo si legge che il rappresentante del partito che ha la maggioranza è de facto il Presidente del Consiglio ed è letto per sei anni. Orbene, nello schema del Togo, considerando che il partito al potere “regna” da moltissimi anni (l’Unione per la Repubblica è stata creata nell’aprile 2012, ma il Presidente della Repubblica “regna” dal 2005 ed è al suo quarto mandato, che finirà nel 2025), è facile prevedere che cosa succederà: il presidente del partito al potere, che è anche il capo dello stato, diventerà il prossimo Presidente del Consiglio. Dopo le elezioni del 20 aprile prossimo, il partito al potere avrà probabilmente la maggioranza dei seggi ed il presidente dell’UNIR sarà il nuovo Presidente del Consiglio.
Tra sei anni, si dirà che l’ala militante dell’Unione per la Repubblica vuole che il presidente resti ancora a capo del partito, che probabilmente avrà a lungo la maggioranza, poiché in Togo abbiamo un problema di trasparenza delle elezioni e questo scoraggia molti cittadini, che preferiscono non andare a votare. Inoltre, i nostri politici dicono spesso che il sistema elettorale non è imparziale e che esso favorisce il campo presidenziale: ciò non permette un’alternanza dei partiti nella gestione del potere. In questa situazione, non ci sarà più il limite di due mandati presidenziali e c’è il forte rischio che il presidente dell’UNIR rimanga al potere ad vitam aeternam.

Traduzione dal francese di G. L.

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