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Sudan, si combatte nonostante la tregua. MSF: “Enorme afflusso di feriti negli ospedali.”

Ancora una volta la tregua è infranta. La violenza continua a colpire diverse zone del Sudan con ospedali sopraffatti dall’enorme afflusso di feriti e migliaia di persone in fuga.
Intanto alle Nazioni Unite si è riunito il Consiglio di Sicurezza. “La violenza in Sudan deve finire. Il rischio e’ una catastrofica conflagrazione all’interno che potrebbe inghiottire l’intera regione e oltre” ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres aprendo la riunione al Palazzo di vetro sottolineando che le Nazioni Unite non lasceranno il Paese e chiedendo ai membri del Consiglio di Sicurezza di “esercitare la massima leva con le parti per porre fine alla violenza, ristabilire l’ordine e riprendere il cammino della transizione democratica. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per tirare fuori il Sudan dall’orlo dell’abisso”.
Sul terreno però più che l’Onu a dare aiuto alla popolazione stremata da dieci giorni di guerra sono soprattutto le organizzazioni non governative.
Come Medici senza frontiere che resta impegnata a garantire cure mediche alla popolazione in diverse aree del paese e in particolare nell’ospedale di El Fasher.
Durante una breve tregua nei combattimenti, domenica 23 aprile siamo riusciti a donare forniture mediche a una struttura sanitaria a Khartoum e siamo in contatto con ospedali, autorità mediche sudanesi e associazioni per tentare di rifornire altre strutture sanitarie nella capitale. Tuttavia, gli incessanti scontri continuano a rendere quasi impossibile questo tipo di intervento” dichiara Ghazali Babiker, responsabile di MSF per il Sudan.

Le strutture supportate da MSF stanno continuando a curare pazienti a Damazin nello Stato del Nilo Azzurro, a Omdurman nello stato di Khartoum, a Kreinik e El Geneina nel Darfur occidentale, a Rokero nel Darfur centrale, a Um Rakuba e nello Stato di Gadaref in Sudan orientale. MSF continua a garantire alla popolazione l’assistenza sanitaria necessaria ma chiede che siano garantite la sicurezza e la protezione dello staff e dei pazienti.

Migliaia di persone sono fuggite da Khartoum a Wad Madani. I team di MSF a Khartoum e Damazin stanno valutando la situazione per rispondere ai bisogni nel modo più efficace possibile.

“Le nostre équipe di emergenza sono pronte a entrare in Sudan non appena possibile. Altri team si stanno preparando e stanno valutando le modalità migliori per inviare forniture mediche e umanitarie nel paese” afferma Kate Nolan, vicedirettore delle operazioni di MSF.

Dopo più di una settimana trascorsa nelle aree più colpite del paese, parte del nostro staff è stato ora trasferito in luoghi più sicuri, mentre per altri si sta pianificando l’evacuazione. Continuiamo a mantenere stretti contatti con tutto il personale nel paese. La loro sicurezza è una priorità assoluta e apprezziamo il sostegno ricevuto per la loro evacuazione.

“Ribadiamo il nostro appello a tutte le parti coinvolte, affinché rispettino gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale di garantire la sicurezza del personale medico e delle strutture sanitarie, di consentire il passaggio sicuro delle nostre équipe, delle ambulanze e dei civili in cerca di assistenza sanitaria e di facilitare gli spostamenti di coloro che forniscono assistenza umanitaria” conclude Abubakr Bashir Bakri, coordinatore delle operazioni di MSF in Sudan.

In Sudan, gli ospedali sono sopraffatti dall’enorme afflusso di feriti, migliaia di persone sono in fuga alla ricerca di un luogo sicuro e i bisogni medici e umanitari sono enormi.

 

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