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Crisi

Mayotte, tensioni per l’operazione Wuambushu nel dipartimento d’oltremare francese

Mayotte è un arcipelago dell’Oceano Indiano che si trova nella parte settentrionale del canale del Mozambico, tra l’arcipelago delle Comore a ovest e il Madagascar a est. Dal 2011 è un dipartimento francese d’Oltremare, quindi è tecnicamente un territorio dell’Unione Europea. Per “contrastare l’immigrazione illegale e l’insicurezza”, il governo francese ha lanciato, lunedì 24 aprile,…

Mayotte è un arcipelago dell’Oceano Indiano che si trova nella parte settentrionale del canale del Mozambico, tra l’arcipelago delle Comore a ovest e il Madagascar a est. Dal 2011 è un dipartimento francese d’Oltremare, quindi è tecnicamente un territorio dell’Unione Europea. Per “contrastare l’immigrazione illegale e l’insicurezza”, il governo francese ha lanciato, lunedì 24 aprile, l’Operazione Wuambushu (“ripresa”), con cui vuole “ripristinare l’ordine” e “stroncare la criminalità”. Per farlo, la Francia ha l’obiettivo di espellere almeno 10.000 migranti privi di documenti, per lo più comoriani, grazie a un accordo di rimpatrio con le Comore risalente al 2019, ma che il vicino stato insulare non intende rispettare, anche perché estremamente povero.

L’operazione doveva rimanere segreta, ma un paio di mesi fa è stata rivelata dal giornale francese “Le Canard Enchaîné”, il quale ha scritto che l’obiettivo è sgomberare e abbattere le baraccopoli in cui hanno trovato riparo i migranti senza documenti. Come poi ha spiegato il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin, si tratta di una “operazione anti-delinquenza”, per cui una parte della popolazione sarà ricollocata, mentre un’altra – ossia i comoriani che risiedono illegalmente a Mayotte – sarà espulsa in massa ad Anjouan, la più vicina isola delle Comore, situata a 70 km da Mayotte.

Per l’operazione sono stati mobilitati complessivamente 1800 agenti di polizia, che ieri mattina hanno fatto uso di lacrimogeni e di blindati intorno alle baraccopoli, venendo a loro volta presi di mira da fitte sassaiole. Come ha detto Patrick Millan, direttore del canale televisivo locale, “questa operazione “Wuambushu” potrebbe incendiare l’isola da un minuto all’altro. Viviamo in una polveriera. Sentiamo la stessa atmosfera vissuta nel 2008, con forse una maggiore presenza di odio sui social network”.

Sottolineando la paura per una possibile esplosione della violenza, ma anche la necessità di ristabilire il rispetto del diritto, ad esempio recuperando le proprietà private occupate dalle baraccopoli, vari residenti di Mayotte approvano l’operazione, come la deputata nazionale Estelle Youssouffa:

Dal canto loro, invece, varie Ong umanitarie criticano ampiamente l’operazione. In un comunicato stampa, domenica l’associazione “Droit au logement” (DAL) ha chiesto di fermare le operazioni di sgombero, definite “brutali” e “contro i poveri”: si tratta di un’azione “di dimensioni senza precedenti in Francia da un secolo; stiamo riducendo l’insalubrità o trasferendo gli abitanti dei quartieri informali, stigmatizzandoli per meglio giustificare la loro espulsione?”.

L’operazione è definita “assolutamente scandalosa” anche da Patrick Baudouin, presidente della Lega dei diritti umani, aggiungendo che questo modo di agire crea un “amalgama” tra cittadini stranieri e delinquenza, senza risolvere davvero la “grandissima insicurezza” che vive l’isola.

Rispetto alla Francia continentale la situazione socioeconomica di Mayotte è piuttosto diversa: la sua popolazione è molto più giovane (l’età media è di 22 anni, rispetto al doppio della Francia) e il reddito pro-capite è alquanto più basso, tuttavia Mayotte è più ricca rispetto alle vicine Comore o al Madagascar, per cui è meta di un costante flusso migratorio. Spesso i viaggi per mare sono difficili e precari, per cui avvengono spesso dei naufragi. L’ultimo, in ordine di tempo, è avvenuto l’11 marzo 2023, quando una barca di migranti si è capovolta a poca distanza dall’arcipelago di Nosy Be, nel nord-ovest del Madagascar: sono morte 34 persone su circa 60 passeggeri malgasci che cercavano di raggiungere clandestinamente Mayotte.

Secondo l’INSEE, l’istituto statistico-demografico francese, quasi la metà (48%) degli abitanti di Mayotte è composta da stranieri, ma un terzo è nato sull’isola. La convivenza è resa più difficile dalle precarie condizioni socioeconomiche, per cui ormai da alcuni anni a Mayotte la situazione è ciclicamente esplosiva; ad esempio nel 2008, quando ci fu un’ondata di violenza, o nel 2016, quando lungo le strade di Mamoudzou, capoluogo di Mayotte, scesero in strada migliaia di persone per protestare contro quella che chiamavano “l’isola morta”, ossia contro la violenza urbana e l’insicurezza. Nel solo 2022, le autorità locali hanno espulso 25.380 persone in situazione irregolare. La pressione tuttavia non si placa e in questi primi mesi del 2023 le scintille sono tornate a preoccupare le autorità e i residenti, che temono una nuova ondata di violenza.

Tuttavia, ieri mattina, 25 aprile, il tribunale giudiziario locale ha sospeso l’abbattimento delle bidonville, in particolare quella denominata “Talus 2”, un quartiere informale di Majicavo, nel comune di Koungou.

La faccenda è piuttosto intricata, perché i terreni su cui sorgono le baracche sono sia di proprietà pubblica che privata, per cui sono reclamati anche da altre persone.

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