i tre principali ospedali a El Fasher, in Darfur settentrionale, sono stati colpiti dai combattimenti nelle ultime settimane e solo due strutture rimangono in funzione.
Il South Hospital – supportato da MSF – ha ricevuto oltre 1000 pazienti dall’inizio dei combattimenti nella città, di cui 145 morti a causa della gravità delle ferite, ed è stato colpito due volte nell’ultima settimana causando un morto e 11 feriti, tra pazienti e familiari.
“L’intensità dei combattimenti non lascia tregua ai civili, gli ospedali sono sempre più coinvolti nei combattimenti ed è sempre più difficile curare i feriti. Le strutture sanitarie dovrebbero essere protette e le parti in conflitto devono rispettarle in quanto luogo dove le persone malate e ferite possano ricevere cure mediche. Vediamo un bagno di sangue davanti ai nostri occhi a El Fasher. L’intensità dei combattimenti non lascia tregua ai civili, gli ospedali sono sempre più coinvolti nei combattimenti ed è sempre più difficile curare i feriti” dichiara Claire Nicolet, responsabile delle attività di MSF per il Sudan.
Il 25 maggio un colpo di mortaio ha colpito il reparto di cure pre e post-natali del South Hospital uccidendo una persona e ferendone otto, tra pazienti e familiari. Il giorno successivo una granata è scoppiata all’interno dell’ospedale, ferendo altre tre persone, mentre i frammenti dell’esplosioni hanno infranto le finestre della sala parto e di un’ambulanza. Altri tre proiettili sono caduti fuori dall’ospedale.
Ora l’ospedale si trova in prima linea, con un rischio molto elevato di dover cessare le attività” dichiara Abdifatah Yusuf Ibrahim, coordinatore del progetto di MSF.
Inoltre, neonati e bambini non hanno più accesso a cure specialistiche da quando una bomba caduta vicino all’unico ospedale pediatrico di El Fasher l’11 maggio ha ucciso due bambini in terapia intensiva e ha danneggiato la struttura. Anche l’ospedale di maternità saudita è stato colpito lo scorso 19 maggio. Un operatore di MSF è stato ucciso il 25 maggio, dopo che un’esplosione ha colpito la sua casa vicina al mercato centrale della città. Questo dimostra come non esista alcun luogo sicuro a El Fasher.
“Le strutture sanitarie devono rimanere sicure per i pazienti e per lo staff, che sta lavorando sotto grande pressione per curare chi ha bisogno di cure mediche urgenti. Esortiamo le parti in conflitto in Sudan a risparmiare le strutture mediche e a rispettare la loro neutralità, così come a proteggere i civili, lo staff medico e le strutture sanitarie” conclude Claire Nicolet di MSF.