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Sudan, nuove proteste contro Giunta militari. Dimissioni premier ancora in sospeso

Mentre la società civile sudanese si appresta a tornare nelle strade di Khartoum e delle più importanti città del Sudan, il primo ministro Abdallah Hamdok resta nel limbo delle dimissioni annunciate ma mai accettate dal Consiglio sovrano guidato dai militari.
Prima che diventino effettive gli attori internazionali interessati alle questioni sudanesi si stanno adoperando affinché il premier cambi idea. Membri del suo staff hanno fatto sapere che “ha ricevuto nelle ultime ore numerose chiamate da leader arabi e internazionali che gli chiedevano di non lasciare l’incarico”.
A un mese dall’accordo del 21 novembre con il comandante in capo dell’esercito sudanese Abdel Fattah al-Burhan, Hamdok non è stato in grado di formare un governo tantomeno a convincere le Forze della libertà e del cambiamento a riprendere il percorso comune della transizione democratica verso le elezioni.
Nei giorni scorsi, di fronte allo stallo politico, alla crescente crisi sociale in tutto il Paese e all’annuncio di nuove manifestazioni di massa previste per domani, diverse fonti avevano riferito che Hamdok avesse informato al-Burhan della sua volontà di lasciare l’incarico e comunicato ai membri del suo ufficio di prepararsi al passaggio di consegne.
A confermare queste indiscrezioni il ministro degli Esteri Faisal bin Farhan Al Saud che aveva informato i media locali di aver parlato al telefono sia con al-Burhan che con Hamdok, manifestando “l’interesse del Regno per la stabilità del Sudan e invocando la formazione di un nuovo governo il prima possibile”.

Il ministro saudita ha inoltre proposto un “accordo tra le componenti militari e civili a beneficio del Sudan e del suo popolo”.
Secondo il Sudan Tribune, Al-Saud ha fatto anche appello ad Hamdok affinché revochi la sua decisione di dimettersi e ha chiesto ad al-Burhan di riconsiderare la sua posizione e fare le concessioni necessarie “per far uscire il Paese dalla crisi attuale”.

Oltre a quella del ministro saudita, Hamdok ha anche ricevuto ieri telefonate dal segretario generale delle Nazioni unite, dalla Lega araba e dall’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, con i quali avrebbe parlato proprio della necessità di riconsiderare la sua decisione e lavorare ad una vera soluzione alla crisi. Gia’ la scorsa settimana, Hamdok aveva rinviato le sue dimissioni, vincolandole ai progressi nella sua ricerca per formare un governo. Il primo ministro sudanese è stato recentemente oggetto di dure critiche da parte di alcuni commentatori, blogger e esponenti politici, che lo hanno invitato ad andarsene sostenendo che abbia fallito negli ultimi due anni e che ha la responsabilita’ maggiore per la situazione attuale del Paese.

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