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Sudan, al via colloqui di pace in Arabia Saudita ma il conflitto non si ferma

Sono iniziati oggi i colloqui di pace a Jeddah, in Arabia Saudita, per tentare di fermare la guerra in Sudan.
A tre settimane dallo scoppio dei combattimenti tra le forze rivali in Sudan, rappresentanti dell’esercito e delle Forze di supporto rapido si incontrano con i mediatori per tentare rafforzare il fragile cessate il fuoco.
Il dialogo coinvolge tre ufficiali che rappresentano le parti in conflitto.
Uno degli obiettivi più importanti del dialogo è l’apertura di passaggi sicuri per l’arrivo di aiuti e assistenza umanitaria, in accordo con le parti, e avviare seri negoziati con tutti i partiti politici per raggiungere un governo civile.
Intanto la situazione umanitaria su aggrava sempre di più.

gli ospedali sono sopraffatti dall’enorme afflusso di feriti, migliaia di persone sono in fuga alla ricerca di un luogo sicuro e i bisogni medici e umanitari sono enormi. È quanto riportano i team di Medici Senza Frontiere (MSF) che stanno continuando a lavorare senza sosta nel paese. All’ospedale di El Fasher, unica struttura sanitaria ancora attiva nella città, MSF ha assistito finora 404 feriti.

 

Durante una breve tregua nei combattimenti, domenica 23 aprile siamo riusciti a donare forniture mediche a una struttura sanitaria a Khartoum e siamo in contatto con ospedali, autorità mediche sudanesi e associazioni per tentare di rifornire altre strutture sanitarie nella capitale. Tuttavia, gli incessanti scontri continuano a rendere quasi impossibile questo tipo di intervento” dichiara Ghazali Babiker, responsabile di MSF per il Sudan.

Le strutture supportate da MSF stanno continuando a curare pazienti a Damazin nello Stato del Nilo Azzurro, a Omdurman nello stato di Khartoum, a Kreinik e El Geneina nel Darfur occidentale, a Rokero nel Darfur centrale, a Um Rakuba e nello Stato di Gadaref in Sudan orientale. MSF continua a garantire alla popolazione l’assistenza sanitaria necessaria ma chiede che siano garantite la sicurezza e la protezione dello staff e dei pazienti.

Migliaia di persone sono fuggite da Khartoum a Wad Madani. I team di MSF a Khartoum e Damazin stanno valutando la situazione per rispondere ai bisogni nel modo più efficace possibile.

“Le nostre équipe di emergenza sono pronte a entrare in Sudan non appena possibile. Altri team si stanno preparando e stanno valutando le modalità migliori per inviare forniture mediche e umanitarie nel paese” afferma Kate Nolan, vicedirettore delle operazioni di MSF.

Dopo più di una settimana trascorsa nelle aree più colpite del paese, parte del nostro staff è stato ora trasferito in luoghi più sicuri, mentre per altri si sta pianificando l’evacuazione. Continuiamo a mantenere stretti contatti con tutto il personale nel paese. La loro sicurezza è una priorità assoluta e apprezziamo il sostegno ricevuto per la loro evacuazione.

“Ribadiamo il nostro appello a tutte le parti coinvolte, affinché rispettino gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale di garantire la sicurezza del personale medico e delle strutture sanitarie, di consentire il passaggio sicuro delle nostre équipe, delle ambulanze e dei civili in cerca di assistenza sanitaria e di facilitare gli spostamenti di coloro che forniscono assistenza umanitaria” conclude Abubakr Bashir Bakri, coordinatore delle operazioni di MSF in Sudan.

Foto di copertina, vignetta di Mauri Biani pubblicata oggi su Repubblica  

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