Undici morti e 150 feriti, alcuni dei quali gravi: gli autori del colpo di stato in Sudan si sono presentati così, il 25 ottobre, stroncando le prime proteste nella capitale Khartoum e in altri centri del paese, tra cui Madani ed El-Fashir. E il bilancio rischia di essere provvisorio.
“Gli hanno sparato in faccia, il volto era completamente irriconoscibile”, ha raccontato ad Amnesty International il fratello di Gamal Abdel Nasir, 23 anni, una delle prime vittime dei golpisti.
Muhammed al-Sadiq Musa, 27 anni, è stato ucciso quando i soldati hanno aperto indiscriminatamente il fuoco contro cinque manifestanti che lanciavano sassi contro il Quartier generale delle forze armate di Khartoum.
Amnesty International ha nuovamente chiesto alla giunta militare che ha assunto il potere di astenersi dall’uso della forza letale, rispettare il diritto di manifestazione pacifica, ripristinare pienamente la connessione a Internet e rilasciare tutte le persone arrestate arbitrariamente dopo il colpo di stato.