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Sud Sudan, l’arcivescovo cattolico di Juba diventa cardinale in Vaticano

Sabato mattina, 30 settembre, in Piazza San Pietro, in Vaticano, Papa Francesco ha presieduto una cerimonia di concistoro, durante la quale ha nominato 21 nuovi cardinali provenienti da tutto il mondo. Lo scopo è di rafforzare un’immagine di diversità e, al contempo, di universalità della Chiesa Cattolica, che il Pontefice ha paragonato a un’orchestra sinfonica, dove ognuno è chiamato a fare la propria parte:

“Una sinfonia vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ogni persona dà il proprio contributo, a volte da solo, a volte unito ad un altro, a volte con l’intera formazione. La diversità è necessaria, è essenziale”.

Tra i nuovi cardinali c’è l’arcivescovo di Juba (o Giuba) nel Sud Sudan, mons. Stephen Ameyu Martin Mulla, che ha accolto il Papa lo scorso febbraio durante la sua visita nel Paese africano. Ameyu ha 59 anni e ha iniziato il suo impegno religioso nel pieno della seconda guerra civile sudanese nel 1991, quando aveva solo 27 anni: divenne sacerdote a Torit, capitale della sua regione natale, l’Equatoria orientale, dopodiché andò a studiare a Roma, dove dedicò la sua tesi di dottorato in teologia allo studio del “dialogo religioso e della riconciliazione in Sudan”. Nominato arcivescovo di Juba nel 2019, sempre da Papa Francesco, Stephen Ameyu non ha esitato a denunciare le atrocità commesse contro i civili sudsudanesi e la lentezza del processo di pace, un discorso che ha ripetuto anche durante la messa celebrata dal Papa al Mausoleo di John Garang, di fronte al presidente Salva Kiir e al suo rivale Riek Machar.

Secondo una fonte interna al Vaticano, la promozione di monsignor Ameyu al rango di cardinale è un modo per “prolungare quella visita di papa Francesco in Sud Sudan“.

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