vai al contenuto principale

Speciale migranti / Il decreto immigrazione non basta, è tempo di una legge organica sul diritto di asilo

Con il voto del Senato sono stati definitivamente archiviati i decreti Salvini. Se con il nuovo  Decreto immigrazione si chiude una pagina buia della nostra democrazia, è illusorio pensare che saranno ripristinati tutti i principi di civiltà giuridica che erano stati calpestati dalle norme che avevano difatti criminalizzato il soccorso in mare.
Il tempo ci mostrerà l’efficacia o meno del nuovo decreto, di certo resta l’elemento che più di altri condiziona la gestione del flusso migratorio verso l’Europa. La contrarietà di una parte degli Stati membri ad accogliere 
le centinaia di migliaia di migranti, profughi e potenziali richiedenti asilo che arrivano sulle nostre cose alla ricerca di un futuro nell’occidente sviluppato e democratico.
L’Europa stenta a superare egoismi e divisioni.
Serve agire. Nonostante l’impegno della presidente della Commissione Ue Usils con Ser Leyen, che sin dall’inizio del suo mandato ha sostenuto di credere che un’Europa orgogliosa dei propri valori, orgogliosa dello Stato di diritto debba essere in grado di trovare una risposta umana e allo stesso tempo efficace,  in tanti continuano a osteggiare qualsiasi iniziativa comune che possa portare alla condivisione del carico di disperazione che si riversa sulle nostre terre.

Ogni volta che arriva un barcone in Italia, che riesca ad approdare o che affondi in mare aperto lasciando l’incombenza alla nostra Guardia Costiera di recuperarne i naufraghi, c’è chi storce il naso e grida allo scandalo dei rifugiati accolti indiscriminatamente nel nostro Paese come negli altri Stati europei.

Visti da molti come ‘pesi morti’ che lo Stato si ‘accolla’ a scapito dei tanti italiani in difficoltà, non vengono considerati per quello che sono: dei disperati che rischiano la vita attraversando il Mediterraneo su imbarcazioni fatiscenti e pericolose, sempre stracolme, perché non hanno alternative.
Sapete quanti immigrati arrivati nel 2020, e cito statistiche pubblicate dal Ministero dell’Interno, hanno finora ottenuto lo status di rifugiati in Italia?
Gli sbarchrispetto agli anni precedenti, nel 2020 si sono considerevolmente ridotti, come era già avvenuto nel 2019. Secondo l’Ispi,  a marzo, complici condizioni atmosferiche avverse, gli arrivi irregolari sulle coste italiane erano diminuiti dell’80%. Anche se in  estate siano tornati ad aumentare, per fine 2020 si prevede al massimo un totale di circa 25.000 persone: una cifra dell’85% inferiore rispetto a quella registrata nel 2016.
Altro dato su cui invito a riflettere è il seguente. Solo il 50% dei richiedenti asilo (circa 2.800 persone) ha ottenuto nel 2020 il riconoscimento di qualche forma di protezione e non tutti viene attribuita, come prevede l’ordinamento italiano, anche la ‘protezione sussidiaria’, che viene concessa solo a coloro per i quali sussistono ‘fondati motivi di ritenere che, se ritornassero nel Paesi dal quali provengono correrebbero un rischio effettivo di subire un grave danno’.      
La maggior parte dei profughi può però contare esclusivamente sull’accoglimento e la protezione umanitaria (ovvero il permesso di soggiorno per motivi umanitari), concessa nel caso,sussistano gravi motivi, come guerre o crisi di altra natura.
Il numero di rifugiati accolti dall’Italia appare ancor più modesto se comparato a quello di altri paesi europei e del resto del mondo
Secondo i dati dell’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite) in Italia sono circa 50mila e ogni anno vengono presentate dalle 30mila alle 40mila richieste di asilo.
Il trend registrato in tutta Europa dagli anni ‘90 ad oggi, ovvero l’aumento di domande a causa di nuovi conflitti e violazioni dei diritti umani, si è verificato anche in Italia.
Gli ultimi dati forniti da UNHCR rilevano che “a titolo di comparazione la Germania accoglie circa 580mila rifugiati ed il Regno Unito circa 290mila, mentre i Paesi Bassi e la Francia ne ospitano rispettivamente 80mila e 160mila. In Danimarca, Paesi Bassi e Svezia i rifugiati tra i 4,2 e gli 8,5 ogni 1.000 abitanti, in Germania oltre 7, nel Regno Unito quasi 5, mentre in Italia appena 0,7, ovvero 1 ogni 1.500 abitanti”.
La legislazione del nostro Paese non facilita (volutamente?) l’incremento del numero di rifugiati. E la domanda sorge spontanea: come è possibile che l’Italia, a fronte di un’emergenza così pressante non abbia nel proprio ordinamento una normativa organica sull’accoglienza?
La disciplina dello status di rifugiato, pur essendo stata concepita a tal fine, non è mai risultata coincidente con il diritto di asilo. È frammentaria e incompleta, essendo contenuta in diversi strumenti che si sono sovrapposti nel tempo senza mai ricevere una revisione organica.
E il punto, dunque, è proprio questo. Se l’abrogazione dei decreti sicurezza è una vittoria per quanti sono impegnati nel salvataggio di vite in mare e nell’assistenza ai migranti che sbarcano sulle nostre coste,  la vera battaglia, quella che dobbiamo affrontare con ancor più vigore e determinazione è proprio il raggiungimento di una normativa che renda possibile per tutti coloro che fuggono da morte e disperazione, il diritto all’accoglienza e il sostegno per poter ricominciare. Riappropriarsi di un futuro, della propria vita.

 

 

Torna su