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Somalia, non l’emergenza Covid-19 ma la siccità a mettere in ginocchio il paese

Non è il Covid-19 a mettere in ginocchio la Somalia, perché, sempre che le cifre siano attendibili, i casi a oggi sono 26.203 e i decessi 1.340. La Somalia ha da sempre, come altri Paesi africani, un’emergenza sanitaria perenne. Il rate di mortalità neonatale è 36.79 per 1.000 nati vivi, il rate di mortalità infantile a 1 anno è molto alto, 72.72 per 1.000 nati vivi, ancora più alto quello di mortalità a 5 anni, 114.60. Solo il 36.10% della popolazione accede a una terapia antitubercolare efficace, il 43% alla terapia contro l’HIV, mentre solo il 39.31% accede ai servizi sanitari di base.

A queste cifre, di per sè allarmanti, ma di cui nessuno, se non chi opera in Somalia, si preoccupa più, si aggiunge una vera e propria emergenza di questi ultimi mesi. Come rivela il rapporto di Save The Children, ci sono milioni di persone che in questi mesi stanno soffrendo la fame e la sete a causa delle più grave siccità dell’ultimo decennio. Il rapporto ha esaminato le condizioni di vita di più di 12 mila persone in 15 delle 18 regioni somale, la stragrande maggioranza delle quali ha riferito di non riuscire più a mangiare tutti i giorni. Secondo l’ONU, sono 4,6 milioni i somali colpiti, molti dei quali, tra febbraio e maggio, dovranno affrontare difficoltà drammatiche nell’approvvigionamento di acqua e cibo. Come avviene sempre in questi casi, l’emergenza climatica sta costringendo molti di loro ad abbandonare le case nella speranza di trovare zone in cui i raccolti siano più abbondanti e l’acqua sia disponibile. Infatti, le Nazioni Unite hanno reso noto che, alla fine del 2021, la siccità ha già costretto circa 100 mila persone ad abbandonare le proprie case in cerca di cibo, acqua e pascoli per il loro bestiame.

Quella di questi mesi è la terza grande siccità dell’ultimo decennio in Somalia, a dimostrazione che, se ce ne fosse ancora bisogno, il surriscaldamento globale trascina con sè eventi catastrofici. Sempre secondo Save The Children, il 60% delle famiglie somale ha subito un grave danno economico a causa della perdita di reddito provocata dalla morte del bestiame: negli ultimi due mesi del 2021, infatti, quasi 700 mila cammelli, capre, pecore e bovini sono morti per cause legate alla siccità. La popolazione somala ha dovuto affrontare altri periodi come questo, ma questa volta sarà molto più difficile recuperare.

Infatti, l’impatto sulle famiglie si fa sentire maggiormente in questa stagione a causa di diversi fattori, come siccità multiple e prolungate in rapida successione, un peggioramento delle condizioni di sicurezza, infestazioni di locuste del deserto, aumento dei prezzi dei generi alimentari, rimesse ridotte e meno soldi dai donatori per rispondere all’emergenza.

La Somalia sta vivendo la peggiore crisi di siccità degli ultimi dieci anni e, finora, solo il 2,3% dell’attuale appello delle Nazioni Unite per rispondere alla crisi è stato accolto dai donatori. I quali hanno una finestra ridotta per prevenire un grave disastro umanitario come questo, aggravato dagli stretti lassi di tempo tra una grande siccità e l’altra. Sono necessari almeno 1,5 miliardi di dollari per proteggere i bambini vulnerabili e le loro famiglie in tutta la Somalia e fornire loro cibo, assistenza sanitaria, istruzione e acqua.

Save The Children sta facendo nell’immediato la sua parte, fornendo forniture idriche di emergenza, cure ai bambini malnutriti, sostegno ai sistemi educativi e gestendo strutture sanitarie. Inoltre ha avviato un dialogo con il governo somalo chiedendo che dia proprità alla risposta umanitaria garandendo che l’attuale stallo politico tra il governo federale e gli Stati membri non ostacoli la consegna degli aiuti umanitari ai bambini e alle loro famiglie colpiti dalla crisi.
Dobbiamo fare di tutto affinché i bambini somali possano avere un futuro.

 

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