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Al-Shabaab. Iniziata la seconda fase delle operazioni militari.

Somalia. Al-Shabaab perde un terzo dei territori controllati. Avviata la seconda fase

Secondo l’ambasciatore Usa Larry André Jr., l’offensiva governativa contro Al-Shabaab – gruppo affiliato ad Al Qaeda – starebbe ottenendo risultati cospicui. Avviata la seconda fase delle operazioni.

Al-Shabaab. In una email inviata a VOA l’ambasciatore sottolinea come le operazioni militari lanciate nella regione del Middle Shabelle, sostenute dalle forze americane dell’Africom, abbiano fatto perdere al gruppo terroristico oltre un terzo dei territori controllati.

Somali-led offensives have restored Somalia’s sovereignty to 1/3 of the territory formerly misruled by al-Shabaabha detto a VOA André Jr.. “Ending al-Shabab’s oppression is one step further toward Somalia’s full revival“.

Da Agosto dello scorso anno a Marzo, i militanti avrebbero lasciato sul campo oltre 3000 affiliati e 3700 sarebbero quelli feriti nei combattimenti con l’esercito nazionale somalo (SNA). Un progresso dovuto anche agli ingenti sforzi che l’amministrazione Usa ha profuso sul campo, con la formazione e l’addestramento delle forze speciali somale (DANAB), l’invio di armi e munizioni (l’ultima documentata di 9 milioni di dollari) e attraverso la copertura aerea dei droni Reaper del comando americano in Africa orientale.

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Iniziata la seconda fase dell’offensiva contro Al-Shabaab

La conquista di oltre 70 villaggi delle zone controllate dal gruppo terroristico è solo il primo obiettivo di quelli messi sul tavolo dal Presidente Hassan Sheikh Mohamud. Anche se Al-Shabaab ha più volte tentato di sminuire i successi raggiunti dalla campagna militare, definendoli un fallimento, i risultati sono sotto gli occhi della comunità internazionale.

In un’intervista alla radio affiliata ad Al-Shabaab, il portavoce del gruppo militante, Ali Mohamoud Rage, noto anche come Ali Dhere, ha accusato gli Stati Uniti di mobilitare forze contro il gruppo, deridendo le forze in campo e affermando: “Avevano detto che ci avrebbero eliminati in sei mesi. La prima fase dell’operazione architettata dagli infedeli è diventata inutile“.

Affermazioni che hanno trovato la pronta risposta di Kamal Dahir Hassan Gutale, consigliere per la sicurezza nazionale del Primo Ministro Hamza Abdi Barre: “Se la liberazione di Middle Shabelle, Hiran, South Mudug e parti di Galgadud è un fallimento, allora dovremmo rivedere il concetto di fallimento. Il popolo somalo e il suo governo hanno reso possibili i successi delle nostre forze di sicurezza in un tempo molto breve“.

La regione di Mudug, con capoluogo Galkayo
La regione di Mudug, con capoluogo Galkayo

La seconda fase delle operazioni, svelata dal Presidente Mohamud la scorsa settimana, starebbe concentrando gli sforzi nella regione di Mudug, con capoluogo Galkayo, nel Galmadug, uno dei cinque stati federati somali.

L’obiettivo principale è quello di liberare ancora territori ed aree prima di installare amministrazioni civili, rispondenti al potere del governo federale. Un obiettivo che secondo i critici, dovrebbe tener di conto delle aree già liberate e della reale capacità del governo di mantenerne il possesso, assicurandone la sicurezza.

Mudug è il simbolo della lotta ad Al-Shabaab. Negli ultimi sette anni la regione è stata segnata da continui combattimenti tra i miliziani e i militari dell’esercito federale, in un lascia e prendi che ha sconquassato la vita degli abitanti, lasciando sul campo ampie aree di “terra bruciata”.

Secondo fonti locali, i primi combattimenti si sono registrati a Qeycad, Jiic Dheere, Las Gacamey e Ilbalac. Operazioni militari che – a detta del governo – sarebbero state ben accolte dalla popolazione locale.

Di pari passo  alle operazioni militari, il governo starebbe colpendo i canali economici attraverso i quali il gruppo manterrebbe il controllo del territorio ed incamererebbe ingenti quantità di denaro, come per esempio le estorsioni.

E’ notizia delle ultime ore la chiusura di 70 uffici di money transfer e 250 conti correnti bancari legati al gruppo in tutto il paese, attraverso i quali i miliziani avrebbero movimentato fondi e denaro.

Il governo avrebbe anche messo sotto controllo le scuole religiose in tutto il paese; il gruppo infatti avrebbe sfruttato le scuole per reclutare giovani affiliati e disoccupati.

Nell’ultimo anno le scuole avrebbero subito un decremento di circa la metà degli studenti (il dato non è preciso e proviene da fonte governativa). Resta da capire se tale decremento può essere alle pressioni degli uomini della sicurezza, a un cambio di strategia del gruppo terroristico a seguito dell’inizio delle operazioni militari.

Questa seconda fase, come affermato da Abdullahi Mohamed Ali Sanbalolshe, l’ex direttore della National Intelligence and Security Agency, dovrebbe concentrarsi maggiormente sul ruolo del governo all’interno della federazione, meno sul ruolo esercitato finora dai clan e dagli stati regionali.

Pur sottolineando l’apporto fondamentale delle milizie locali nella prima fase di contrasto al gruppo affiliato ad Al Qaeda, il governo si è reso conto della mancanza di profonda consapevolezza dei governi locali nella lotta ad Al-Shabaab.

Di contro, il Ministro della Difesa Abdulkadir Mohamed Nur ha respinto le critiche di accentramento del potere, affermando che “la lotta ad Al-Shabaab appartiene al popolo somalo e che i successi sono stati raggiunti solo grazie alla collaborazione del popolo” aggiungendo che “in ogni zona liberata, la popolazione sarà consultata ed informata come di dovere”.

 

 

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