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Rd Congo: il controverso disegno di legge sulla ‘congolesità’

Nel Parlamento congolese è arrivato un disegno di legge controverso: il testo prevede di escludere dalle elezioni presidenziali qualsiasi candidato i cui due genitori non siano congolesi. Prende il nome di “Legge Tshiani”, dal nome del suo promotore Noël Tshiani, lui stesso candidato alla presidenza nel 2018, e mira a riservare le più alte cariche dello Stato, compresa la magistratura suprema, solo ai congolesi nati da padre e madre congolesi.

Il testo fu presentato all’Assemblea nazionale già nel luglio 2021, quando però fu rapidamente accantonato perché ritenuto “pericoloso” dai suoi oppositori, per poi rientrare in queste settimane nel dibattito politico, dopo l’annuncio dello scorso marzo. Alla base del disegno di legge c’è l’idea di “congolità” (o “congolesità”), un presunto concetto di cui non viene fornita una definizione esatta, né vengono indicati i confini, riducendo tutto al solo legame di sangue: si sarebbe congolesi “veri” solo se entrambi i genitori sono congolesi.

Il tema dell’identità è antico e generale: se ne discute da secoli e ovunque, e quando giunge sul piano politico viene frequentemente strumentalizzato e piegato alle logiche locali di potere. In sé, l’argomento ha una quota di illusione: l’identità collettiva non è mai assoluta, i membri di una comunità – specie se uno Stato – non sono mai “uguali” tra loro, al limite si “rassomigliano”. L’identità (e la “congolesità”, in particolare) è una metafora, quindi una rappresentazione, serve a immaginare il “noi” e, di conseguenza, il “loro”. Per questa ragione è frequentemente utilizzata da partiti politici e governi per costruire la propria fazione, per dirsi “maggioranza” o, addirittura, “popolo”.

Nella RDCongo si oppongono a questa possibile legge sono i vescovi cattolici, alcune formazioni politiche e delle associazioni della società civile. In particolare, i membri dell’associazione dei “Métis au Congo” (Asmeco), cioè i “meticci in Congo”, ritengono di essere direttamente presi di mira dalla “Legge Tshiani”, per cui nei giorni scorsi hanno manifestato davanti alla sede del Parlamento e hanno depositato un memorandum in cui esprimono la loro contrarietà a un progetto di legge che definiscono “discriminatoria”, ma anche “ingiusta e ambigua”, che mira a “danneggiare una categoria di congolesi”.

Nei giorni scorsi in varie province congolesi si sono tenute affollate manifestazioni di protesta contro la legge, come il 29 marzo a Kinshasa, il 2 aprile nell’Ituri e il 3 aprile nel Kongo Central:

La richiesta ai parlamentari da parte di tutti gli oppositori della legge è di respingerla al fine di “preservare la pace, l’armonia, la tranquillità e la coesione tra i congolesi”. Anche la Conferenza Episcopale, particolarmente influente in RDC, attraverso il suo segretario generale, padre Donatien Nshole, ha denunciato la pericolosità della legge, aggiungendo che “minaccia la pace sociale”, una vera e propria “bomba”.

Se questa legge venisse adottata, l’imprenditore Moïse Katumbi che ha già annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali previste per il prossimo dicembre, sarebbe escluso dalla corsa, visto che suo padre era italiano. Nei vari comizi pubblici degli ultimi tempi, il suo entourage insiste molto su questo aspetto, spiegando che la “Legge Tshiani” è una vera e propria “trappola del potere per compiere una revisione costituzionale approssimativa”.

Anche altri candidati alla presidenza della RDC hanno reagito negativamente alla possibilità che la “Legge Tshiani” possa essere adottata, come Delly Sesanga, che la qualifica come una pura “mossa elettoralistica” che “minaccia l’unità nazionale”. In un lungo comunicato, Sesanga parla di una “legge canaglia di discriminazione” che vuole restringere lo spazio politico e, dunque, la democrazia congolese, una legge nazionalistica proposta da “un gruppo privato che ha fagocitato le istituzioni”.

Il rischio concreto è che se questa legge dovesse essere adottata, la Repubblica Democratica del Congo compirà un ulteriore passo verso la “balcanizzazione”, dal momento che è già lacerata da guerre regionali (nell’est, ma non solo) e dal clientelismo. Il disegno di legge di Tshiani è basato su principi arbitrari e biologici che rischiano di contribuire in maniera irreparabile al radicamento, all’estremismo e all’esclusione. L’identità congolese che vorrebbe stabilire e fissare per legge è, invece, il prodotto della relazione tra alterità, cioè è sempre in movimento perché relazionale; pensare di definirla e bloccarla in base a parametri di sangue è non solo anacronistico, ma va soprattutto in direzione contraria all’unità che ipocritamente vorrebbe preservare.

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