vai al contenuto principale

Senegal, nella regione di Sédhiou dove i diritti non sono per tutti

Aspettiamo qualche minuto nella sala di ingresso vicino ad un grande tavolo che accoglie un’altra sua collega e una stagista laureanda in diritto. Lo sguardo deciso, il sorriso aperto, ci accoglie poi nello studio dove campeggiano sugli scaffali grossi libri di diritto, accanto a manifesti di campagne contro la violenza alle donne.  

lo so è difficile da sopportare ma non devi lasciare casa tua, anche se ti dice di andartene con tutte le tue cose. Stai tranquilla”. Riattacca e volge lo sguardo a noi.

Scusate ma anche questo è un caso di una donna ripudiata alla quale è stato intimato di lasciare casa e poi si trovano senza casa, senza un reddito e senza neppure un certificato di matrimonio in tasca per chiedere il divorzio!”.

Sédhiou cittadina capoluogo dell’omonima regione nel Sud del Senegal, nella regione della Casamance. Qui ha sede una delle Boutique de Droits, centri di ascolto e consulenza giuridica, che l’Associazione delle Giuriste Senegalesi (AJS) ha aperto insieme ad altri 5 in tutto il Senegal, oltre all’ufficio di Dakar. Sédhiou si estende tra l’enclave del Gambia e della Guinea Bissau ed è una delle regioni “rosse” e non per casi di Covid ma rispetto al tasso di povertà, violenza sulla donne e basso tasso di scolarizzazione.

Sono proprio la povertà, la mancanza di educazione sessuale e la promiscuità alcuni dei fattori che Josephine Ndao avvocata e coordinatrice della Boutique de Droits di Sedhiou attribuisce all’alto tasso di gravidanze e matrimoni precoci e l’estensione della pratica delle mutilazioni genitali femminili nell’area.

“C’è un grosso lavoro da fare in tema di conoscenza dei propri dirittie noi siamo qui per questo”.

La Boutique e in generale l’Associazione delle Giuriste è partner del progetto Essere Donna, promosso da COSPE nella regione grazie al contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che insieme alla Region Médical e al Centro salute Globale della regione Toscana, lavora proprio sui diritti sessuali e riproduttivi delle donne dell’area.

Tre i distretti interessati, più di 120 le donne già coinvolte in un processo di individuazione dei principali problemi legati alla riproduzione e ai diritti della salute delle donne, come la questione della pianificazione familiare, i parti a casa, la mancanza di autonomia decisionale e le violenze. Le donne hanno denunciato attraverso un agenda pubblica che elenca i principali problemi e le soluzioni da adottare, anche una costante difficoltà nella registrazione dei figli all’anagrafe così come nel conoscere l’importanza del certificato di matrimonio.

“Il codice della famiglia, spiega Josephine, consente il divorzio quando si ha in mano un certificato di matrimonio e da lì derivano il diritto al sostentamento e altri. Purtroppo molte donne non ne conoscono l’importanza oppure la possibilità di ottenerlo anche a posteriori attraverso il tribunale, certo, con la fotocopia della carta di identità del marito. Ricordo ancora che una donna, decisa a perseguire questa strada riuscì a ottenere la carta di identità del marito e farne una fotocopia, dicendo che serviva al figlio in Europa per il suo permesso di soggiorno“.

Un lavoro prezioso e costante quello di Josephine e delle altre avvocate dell’AJS, che prendono in carico i casi fin dalle prime segnalazioni, valutano se sia meglio una mediazione familiare, nei casi meno gravi mentre in quelli violenti procedono d’ufficio alla segnalazione al procuratore, oltre ad accompagnare all’ospedale e attivare la rete di sostegno psico sociale per le vittime.

Discutere di salute sessuale è un tabù nelle famiglie e il tasso di utilizzo dei servizi di salute sessuale e riproduttiva nei 3 distretti è in media del 12% tra i 10 e i 19 anni e del 30% tra i 20 e i 24 anni.

I parti assistiti continuano ad essere ancora una percentuale troppo bassa e la mortalità infantile più elevata che in altre regioni.

Tra le richieste che le donne coinvolte dal progetto Cospe hanno fatto ci sono anche la dotazione di attrezzature mediche adeguate nei territori, oltre all’adeguata preparazione del personale sanitario. Questioni su cui la Region Médicale si sta impegnando con il supporto del Centro Salute Globale della regione Toscana che a Sedhiou ha già fatto due missioni tecniche, formato il personale, nonostante il periodo pandemico.

Certo in quest’area c’è un deficit sia d’infrastrutture, attrezzature e personale qualificato notevole rispetto alle norme nazionali e dell’OMS. Il personale medico non è numericamente sufficiente e alcune qualifiche non sono disponibili. Il deficit riguarda principalmente i profili specializzati, soprattutto in ambito pediatrico e ginecologico. Il sistema sanitario ha enorme difficoltà ad attirare a Sédhiou personale qualificato a causa dell’isolamento della Regione, delle deboli opportunità economiche In questo complesso quadro, un servizio alternativo è quello fornito dai guaritori tradizionali che hanno il vantaggio essere disponibili a prossimità, accessibili a minor costo e culturalmente accettabili

Nella Regione di Sédhiou la salute non è ancora un diritto per tutti ma soprattutto non è un diritto per le donne e le ragazze. Cambiare questa condizione attraverso mirate azioni di negoziazione e advocacy permette alle donne di essere protagoniste delle scelte che le riguardano e migliorare la propria salute fisica ed anche mentale.

Torna su