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RDCongo, la cerimonia per il secondo mandato presidenziale di Félix Tshisekedi

Ieri, sabato 20 gennaio 2024, il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Félix Tshisekedi, ha prestato giuramento per un secondo mandato quinquennale, dopo aver largamente vinto le elezioni dello scorso 20 dicembre. Nello stadio dei Martiri di Kinshasa l’atmosfera è stata molto festosa, con gli 80.000 presenti, tra cui una ventina di capi di stato internazionali, ma altrettanto non si può dire nel resto del Paese, dove si respira un clima di tensione politica e di generale insicurezza.

Sul piano cerimoniale, l’evento è stato molto formale, con l’intervento di fanfare, della cavalleria e la recita di alcune preghiere: “Giuro solennemente […] di difendere la Costituzione e le leggi della Repubblica, […] di preservare la sua indipendenza e l’integrità del suo territorio“, ha declamato il presidente davanti ai giudici della Corte Costituzionale, prima di ricevere i saluti delle autorità delle 26 province del Paese.

La partecipazione internazionale è stata importante: ci sono 18 presidenti in carica, 4 ex presidenti e delegazioni da USA, Francia, Belgio, Cina, Russia, Unione Europea, Unione Africana e altri. Nel suo discorso di insediamento, Tshisekedi ha invitato i Paesi della SADC (Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale) per sostenere le FARDC (Forze armate congolesi) nei loro sforzi volti a sradicare i gruppi armati nell’est del Paese, anche perché erano presenti i presidenti dei Paesi chiave della SADC: João Lourenço dell’Angola, Cyril Ramaphoza del Sudafrica, Emmerson Munangangwa dello Zimbabwe, Hakainde Hichilema dello Zambia. Ma sullo stesso tema Tshisekedi si è rivolto anche ai Paesi dell’EAC (Comunità dell’Africa Orientale), in particolare ai presidenti Évariste Ndayshimiye (Burundi) e William Ruto (Kenya).

Dell’EAC fanno parte anche l’Uganda e il Rwanda, con cui Tshisekedi è in polemica sempre più aspra, accusando soprattutto Kigali di sostenere i ribelli dell’M23 nel Nord Kivu, ma le sue denunce sono andate ancora più lontano, ossia in direzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, accusato di inerzia verso quella che chiama “aggressione rwandese”.

Tuttavia, la presenza alla cerimonia di Kinshasa del Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti indica una vicinanza sulle questioni finanziarie, mentre quella di Shen Yueyue, rappresentante della Cina, lascia intuire la disponibilità a proseguire gli investimenti commerciali.

Le elezioni di un mese fa sono state un trionfo per Tshisekedi, che ha ricevuto oltre il 73% dei voti contro una ventina di candidati di opposizione, con enormi distacchi sugli avversari più temibili, come Moïse Katumbi, ex governatore del Katanga che ha raggiunto il 18%, Martin Fayulu, fermatosi al 5%, e il dottor Denis Mukwege, premio Nobel per la pace a cui è andato solo lo 0,22% dei voti. Katumbi e Fayulu continuano a ripetere il loro appello per l’annullamento del voto, mentre Mukwege ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna “l’indifferenza e la sconcertante compiacenza della diplomazia internazionale, i cui valori fondamentali come la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani sono indeboliti e screditati dal troppo frequente ricorso alla politica del “doppio standard”“:

Sul nuovo mandato presidenziale di Tshisekedi, la direttrice di “Focus on Africa”, Antonella Napoli, ha scritto questo editoriale:

Félix Tshisekedi decreterà guerra o pace tra la Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda?

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