I presidenti di Sudafrica, Egitto, Uganda, RDC, Senegal e Zambia partiranno per Mosca e Kiev…

RD Congo-Rwanda: un massacro nel Nord Kivu che sconcerta tra accuse reciproche
Secondo fonti locali, il 29 novembre scorso è stato perpetrato un massacro contro i civili in alcuni villaggi a nord di Goma, nell’est della RDCongo, dove da un anno sono tornati ad affrontarsi soldati dell’esercito regolare congolese e miliziani di gruppi armati, specie dell’M23, il Movimento 23 Marzo, composto principalmente da tutsi congolesi filo-rwandesi. Nell’eccidio sarebbero morte centinaia di persone: a seconda delle fonti e dei giorni, il numero varia da 100 a 200, fino a 272 persone uccise, secondo il bollettino ministeriale del 5 dicembre, di cui 17 bambini, soprattutto nel villaggio di Kishishe.
#RDC Spécial Briefing Presse : Massacre de Kishishe perpétré par le M23/RDF. Face à la presse, le Ministre de l’Industrie, Julien PALUKU KAHONGYA et le Ministre de la Communication et Médias, Porte-Parole du Gouvernement, Patrick MUYAYA. https://t.co/eWmrzZN1GZ
— Ministère de la Communication et Médias/RDC (@Com_mediasRDC) December 5, 2022
Al momento, le circostanze in cui è avvenuto il massacro sono ancora piuttosto oscure, tuttavia sarebbe stato perpetrato in una chiesa e in un ospedale avventisti, presso una popolazione che – riferiscono i pochi testimoni ascoltati dalla stampa – “non hanno nulla a che fare con le FDLR o i Mai Mai” (due gruppi ribelli avversari dell’M23).
Secondo Willy Ngoma, portavoce dei ribelli M23, gli eventi di Kishishe “sono stati pesantemente manipolati e pubblicizzati per motivi politici” e, come riferito in un documento pubblicato il 3 dicembre, il massacro sarebbe stato causato da scontri per il controllo del territorio tra FARDC e M23 e, addirittura, come rappresaglia governativa contro civili che rifiutano di sostenere la causa di Kinshasa. In ogni caso, aggiunge il comunicato, il bilancio sarebbe stato “fabbricato in eccesso per le necessità della propaganda”, perché ci sarebbero stati “solo” 20 morti tra i combattenti e 8 tra i civili (di cui vengono riportati i nomi):
The events of 11/29/2022 in #Kishishe were heavily manipulated and publicized for political reasons.The #M23 wanted to make the facts speak without themselves in order to restore the truth.For the first time we are talking about the number and names of the dead. Please, apologies pic.twitter.com/YEXxlwXdE4
— Willy NGOMA (@WillyNG0MA) December 4, 2022
Certamente, il clamore nazionale e internazionale è stato notevole: il Governo congolese ha istituito tre giorni di lutto, da sabato 3 a lunedì 5 dicembre:
#RDC : Trois jours de deuil national, drapeaux en berne sur tout le territoire, enquête interne et internationale, solidarité et compassion pour les familles des victimes. Condamnation ferme de cet odieux crime de guerre commis à #Kishishe par le M23/RDF. Justice sera faite 🇨🇩🇨🇩 pic.twitter.com/0Fexj2QYm2
— Patrick Muyaya (@PatrickMuyaya) December 3, 2022
Sul caso di Kishishe è intervenuto anche Denis Mukwege, il premio Nobel per la Pace 2018, che si è detto “inorridito” da quanto avvenuto: “massacri di massa, persone scomparse e reclutamento forzato di bambini”, chiedendo che “questi crimini portino a sanzioni tempestive contro le forze di occupazione dell’M23/RDF [cioè l’esercito del Rwanda] e azioni penali da parte della giustizia nazionale e internazionale”:
#Kishishe: Horrified by consistent sources reporting mass slaughter, missing persons and forced recruitment of children. These crimes must lead to prompt sanctions against the occupying forces of the M23/RDF & prosecution by national and international justice! https://t.co/xWc7svLagi
— Denis Mukwege (@DenisMukwege) December 1, 2022
Tuttavia, proprio qualche giorno prima, il 1° dicembre, Alice Wairimu Nderitu, consigliera speciale per la prevenzione del genocidio all’ONU, aveva rilasciato una dichiarazione ufficiale sul conflitto nell’est congolese in cui condannava l’escalation di violenza e di discorsi di odio, specie contro i Banyamulenge di lingua kinyarwanda, cioè i Tutsi congolesi:
Statement by USG @WairimuANderitu, @UN Special Adviser on the Prevention of Genocide, condemning the escalation in fighting in the Democratic Republic of Congo.
Read it here: https://t.co/MWwlEsnZmC pic.twitter.com/GA1kZ1RUOn— UN Genocide Prevention (@UNOSAPG) November 30, 2022
L’entità del conflitto è tale che verità e contro-verità si intrecciano in maniera inestricabile, rendendo sempre più difficile la comprensione di una tragedia che non smette di allargarsi. Un’ulteriore presa di posizione è arrivata dalla Conferenza episcopale cattolica congolese, che ha organizzato in varie città una marcia “anti-rwandese” per domenica 4 dicembre. Tra queste, la manifestazione di Kinshasa ha avuto come slogan “Noi diciamo no alla balcanizzazione della RDC”, con espliciti slogan contro il Rwanda:
#RDC Manifestation des laïcs catholiques contre l’agression rwandaise. #Kinshasa se mobilise. Début de rassemblement à la paroisse Saint Raphaël (symbole de résistance de laïcs). « Nous disons non à la balkanisation de la RDC »
Vidéo de notre reporter sur place, @DomiMalala ⤵️ pic.twitter.com/Pi62yqv2HG
— POLITICO.CD (@politicocd) December 4, 2022
Altrove si sono urlati slogan a sostegno dell’esercito e altri contro “l’ipocrisia della comunità internazionale”, in particolare quando il corteo si è trovato nei pressi della sede della MONUSCO, la missione delle Nazioni Unite in RDC, e verso alcune ambasciate del distretto di Gombe:
📹Kinshasa: Marche contre les violences dans l’Est de la RDC pic.twitter.com/KBxC5Bt33R
— ACTUALITE.CD (@actualitecd) December 4, 2022
Proprio il piano internazionale è stato al centro del dibattito politico dei giorni scorsi, con una escalation verbale tra i presidenti del Rwanda e della RDCongo che preoccupa molto. Il 30 novembre Paul Kagame ha detto in un discorso pubblico che il suo omologo Félix Tshisekedi “non ha vinto le elezioni” nel dicembre 2018 e che con la guerra nell’est congolese e accusando il Rwanda “non cerca altro che trovare un modo per rinviare le prossime elezioni”:
Le President @PaulKagame sur les Emections en RDC: "Non pas qu'il avait remporté les premières élections comme nous le savons, donc s'il essaie de trouver un autre moyen de reporter les prochaines élections, je préférerais qu'il utilise d'autres excuses, pas le Rwanda… pic.twitter.com/w8piKFQ4x0
— Goma24 (@goma24news) November 30, 2022
Dopo qualche giorno, il 4 dicembre, Tshisekedi ha duramente risposto dicendo che “Kagame si vanta di essere un artefice della guerra, uno specialista della guerra. Ne è orgoglioso, ma io al suo posto mi nasconderei. Mi vergognerei, riterrei vergognoso e perfino diabolico il fatto di seminare morte e desolazione”:
La réponse de Félix Tshisekedi à Paul Kagame pic.twitter.com/3X4XNIi6vQ
— ACTUALITE.CD (@actualitecd) December 4, 2022
Al momento, dopo un aumento dei toni così impressionante, è difficile immaginare come i mediatori kenioti e angolani riusciranno a portare avanti la roadmap per la pace nel Nord Kivu che proprio Kagame e Tshisekedi avevano firmato nei mesi e nelle settimane scorse.