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RD Congo: il generale Numbi ricercato per gli omicidi Chebeya e Bazana

Il primo giugno 2010, Floribert Chebeya e il suo autista, Fidèle Bazana, sono stati brutalmente assassinati a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo.

            Chebeya, nato a Bukavu nel 1963, è stato per oltre vent’anni il più importante difensore dei diritti umani e, come fondatore e direttore dell’ONG “Voix des sans voix”, ha spesso duramente attaccato il regime del dittatore Joseph Kabila che, dopo essere stato presidente della Repubblica per 18 anni (2001-2019), è diventato senatore a vita. A causa delle sue continue denunce, Floribert è stato più volte arrestato dagli uomini di Kabila.

            Il primo giugno 2010 Chebeya riceve una convocazione da parte del capo della polizia, generale John Numbi, che è preoccupato per la visita che il re del Belgio farà il 30 giugno, in occasione del cinquantenario dell’indipendenza del Congo. Il generale vuole convincere Chebeya ad evitare forme di protesta durante quella visita, per evitare una brutta figura con il re Alberto.

            Nel pomeriggio Floribert, accompagnato dal suo autista Fidèle Bazana, si reca alla sede centrale della polizia di Kinshasa ma, dopo aver atteso a lungo, verso le ore 20 chiama la moglie per dirle che l’incontro col generale Numbi è stato annullato. Questa è l’ultima volta che sua moglie ascolta la sua voce.

            Il giorno dopo, nelle prime ore del mattino il suo cadavere viene ritrovato a Mont Ngafula, quartiere della periferia di Kinshasa, nel sedile posteriore della sua auto. All’interno della macchina vi sono dei profilattici usati, uno stimolante sessuale e tracce di una parrucca da donna. Gli assassini hanno cercato di trasformare l’omicidio in un infarto dovuto ad una forte attività sessuale. Il corpo dell’autista, invece, non è mai stato ritrovato, ma nel febbraio 2021 un poliziotto ha rivelato che il suo cadavere è stato sepolto a Kinshasa, in un terreno di proprietà del generale Zelwa Katanga.

            Robert Ilunga, amico e collega di Chebeya, è pronto a smentire l’ipotesi dell’infarto, sottolineando che Floribert era un uomo impeccabile dal punto di vista morale e facendo notare che, poiché nessun esame del DNA è stato fatto, i profilattici potevano essere stati usati da chiunque.

            Nei giorni successivi, un membro della famiglia, accompagnato da un funzionario dell’Onu, ha la possibilità di vedere il cadavere, il cui collo, però, è avvolto da una fasciatura, molto probabilmente per nascondere i segni dello strangolamento. Philip Alston, investigatore delle Nazioni Unite per i casi di uccisioni extragiudiziali, sommarie e arbitrarie, dichiara che ci sono prove evidente della responsabilità delle autorità congolesi in questo omicidio. Amnesty International e Human Rights Watch chiedono una commissione d’inchiesta internazionale per far luce sugli esecutori e sui mandanti del crimine. Preoccupato per le ripercussioni internazionali, il 5 giugno il presidente Kabila decide di sospendere John Numbi dall’incarico di capo della polizia e ordina che il generale sia messo agli arresti domiciliari.

            Il colonello Daniel Mukalayi, responsabile dei servizi segreti della polizia, viene arrestato insieme a sei altri poliziotti, con l’accusa di concorso nell’omicidio di Chebeya. Nel giugno 2011, la Corte marziale di Kinshasa condanna alla pena di morte quattro persone: Daniel Mukalayi, che è in carcere, Christian Ngoy, Paul Mwilambwe e Jacques Mugabo, che sono invece latitanti. John Numbi, però, viene ascoltato solo come testimone e non viene accusato del crimine. Nel 2014, la Corte d’appello assolve alcuni degli imputati e riduce le pene di alcuni condannati.

Nel 2016 gli Stati Uniti e l’Unione europea decidono delle sanzioni contro John Numbi, per il ruolo svolto durante la repressione delle manifestazioni anti-Kabila. Nonostante questo, nel 2018 il presidente Kabila lo nomina ispettore generale dell’esercito; nel luglio 2020, però, il nuovo presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, lo rimuove dall’incarico.

            Nel giugno 2019 il maggiore Paul Mwilambwe, latitante in Senegal, afferma che il primo giugno 2010 da una telecamera di sorveglianza ha visto alcuni poliziotti, al comando del maggiore Christian Ngoy, uccidere Floribert Chebeya, utilizzando un sacchetto di plastica. Secondo Mwilambwe è stato il generale Numbi a dare l’ordine di uccidere Chebeya, seguendo istruzioni ricevute direttamente da Joseph Kabila. Il maggiore chiede alle autorità senegalesi d’essere estradato in Congo per poter testimoniare in tribunale; successivamente Mwilambwe si stabilisce in Belgio.

            Il 3 settembre 2020, il maggiore Christian Ngoy viene arrestato a Lubumbashi e immediatamente trasferito alla prigione militare di Kinshasa. Alcuni mesi dopo, anche il poliziotto Jacques Mugabo viene arrestato in Katanga.

            Nel febbraio 2021, due poliziotti congolesi in esilio, Hergil Ilunga e Alain Kayeye, raccontano ai giornalisti di Radio France International e della Deutsche Welle come si è svolto il duplice omicidio: Bazana è stato soffocato nel cortile del comando di polizia, mentre Chebeya è stato ucciso allo stesso modo all’interno dell’ispettorato. La loro testimonianza è credibile, perché i due poliziotti dichiarano di aver partecipato, almeno indirettamente, al crimine e quindi si auto-accusano. In seguito a queste nuove rivelazioni, oltre cento organizzazioni congolesi per la difesa dei diritti umani chiedono l’arresto del generale Numbi. Gli ambasciatori del Belgio, degli USA e dell’UE chiedono la riapertura del caso.

Intanto in Congo la situazione politica è cambiata in modo radicale: il presidente Tshisekedi ha interrotto la collaborazione con Joseph Kabila e ha creato una nuova maggioranza. Molti senatori e deputati hanno abbandonato il senatore a vita e sono entrati nella maggioranza presidenziale; viene così formato un nuovo governo, con Jean-Michel Kyenge come primo ministro. John Numbi ha ormai perso le sue protezioni politiche e non è più un intoccabile; in aprile la magistratura militare emette un mandato di cattura nei suoi confronti per associazione a delinquere e per gli omicidi di Chebeya e di Bazana. Il generale, però, è fuggito all’estero (forse in Zimbabwe) ed è al momento irreperibile.

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