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Rd Congo: il franco si deprezza sul dollaro e aumenta l’inflazione

Nella RDCongo, dall’inizio dell’anno il calo del franco congolese è di circa il 15% rispetto al dollaro americano: un deprezzamento che sta comportando un rapido aumento dell’inflazione, le cui prime e principali vittime sono i più poveri che faticano a reperire i beni di prima necessità.

Secondo i dati ufficiali e gli operatori di valuta, le ragioni di questo deprezzamento sono dovute al pagamento degli arretrati salariali dei dipendenti pubblici e alle spese di guerra nell’est del Paese. Secondo gli ultimi dati della banca centrale, attualmente ci vogliono almeno 2.320 franchi per 1 dollaro.

Questo si traduce sui prezzi dei beni quotidiani in aumenti ancora più alti, infatti i costi di alcuni prodotti sono addirittura più che raddoppiati, come ad esempio le foglie di patata dolce, alla base di uno stufato tipico chiamato “matembele”. Lo testimonia una signora al quotidiano congolese “Ouragan”, secondo la quale poco tempo fa quel mazzo di verdure costava 500 franchi congolesi (0,25 dollari), mentre “oggi è diventato 3.000 franchi (1,5 dollari)”.

C’è preoccupazione per i due terzi dei circa 100 milioni di congolesi che vivono al di sotto della soglia di povertà, ossia con meno dei 2,15 dollari al giorno fissati dalla Banca Mondiale: come potranno vivere? Come potranno affrontare le prossime settimane e i prossimi mesi con una svalutazione monetaria che va avanti dall’anno scorso e che ora sta continuando a peggiorare?

La Repubblica Democratica del Congo ha una delle economie più “dollarizzate” al mondo, retaggio di un’inflazione sfrenata durante il periodo del dittatore Mobutu, soprattutto negli anni Novanta. Nel Paese i dollari sono utilizzati pressoché ovunque, dai ristoranti ai negozi, ma soprattutto per la gran parte degli acquisti importanti. Recentemente lo Stato ha cominciato a pagare i salari arretrati dei dipendenti pubblici e lo ha fatto in franchi congolesi, per cui le persone si sono riversate presso le banche per tentare di cambiarli in dollari, considerati più sicuri, ma gli istituti di credito non sono stati in grado di fornire abbastanza monete e si è avviato il deprezzamento visibile in questi giorni.

Dal canto suo, il governo ha assicurato di agire per stabilizzare la moneta, ma la rabbia popolare sta montando e, piuttosto, ci si aspetta varie manifestazioni a Kinshasa per protestare contro l’aumento del prezzo del pane.

Come ha riferito “Focus on Africa” lo scorso 26 marzo, la stessa difficoltà monetaria è in corso in queste settimane sia in Burundi che in Kenya, dove le banconote americane sono materialmente introvabili e le percentuali dell’inflazione sono davvero molto alte; in Burundi, ad esempio, l’ultimo dato disponibile, quello di gennaio 2023 è del 28,6%.

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