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Papa Francesco ai giovani a Kinshasa: non cedete alla corruzione. E loro sbeffeggiano il presidente

Colorati, belli, entusiasti: i 65mila giovani di Kinshasa che hanno accolto Papa Francesco allo stadio dei Martiri nella sua terza giornata nella Repubblica democratica del Congo hanno regalato al Pontefice un altro bagno di folla, ancora più allegro e vitale del primo contatto con la popolazione nella messa all’aeroporto di N’dolo.
Dopo aver trascorso la notte alla Nunziatura apostolica, Bergoglio è giunto poco prima delle 9 in Papamobile nell’imponente struttura sportiva per parlare ai tantissimi ragazzi e catechisti che lo hanno accolto festosamente con canti e danze.
Francesco ha voluto salutarli facendo dei giri a bordo della jeep bianca sulla pista che circonda il campo da gioco.
Dopo aver ascoltato l’indirizzo di benvenuto del Presidente della Commissione Episcopale per i Laici e la testimonianza di due giovani, il Papa ha tenuto il suo quinto discorso da quando è giunto, martedì scorso, nella Repubblica democratica del Congo.
“Essere cristiani è testimoniare Cristo. Ora, il primo modo per farlo è vivere rettamente, come Lui vuole. Ciò significa non lasciarsi imbrigliare nei lacci della corruzione. Il cristiano non può che essere onesto, altrimenti tradisce la sua identità. Senza onestà non siamo discepoli e testimoni di Gesù; siamo pagani, idolatri che adorano il proprio io anziché Dio, che si servono degli altri anziché servire gli altri” ha esordito il Santo Padre che ha invitato i giovani ad aprire i palmi delle mani: “Fissateli con gli occhi. Amici, Dio ha messo nelle vostre mani il dono della vita, l’avvenire della società e di questo grande Paese. Fratello, sorella, le tue mani ti sembrano piccole e deboli, vuote e inadatte per compiti così grandi? Vorrei farti notare una cosa: tutte le mani sono simili, ma nessuna è uguale all’altra” il suo appello.
Francesco ha poi chiesto ai presenti di guardare le proprie mani: “A che cosa servono queste mie mani? ha domandato il Pontefice ai giovani e ai catechisti.
“A costruire o a distruggere, a donare o ad accaparrare, ad amare o ad odiare? Vedi, puoi stringere la mano e chiuderla, diventa un pugno; oppure puoi aprirla e metterla a disposizione di Dio e degli altri” ha sottolineato il Pontefice che ha concluso sottolineando che “Dio ha messo nelle vostre mani il dono della vita, l’avvenire della società e di questo grande Paese”.
L’incontro nello Stadio dei martiri di Kinshasa, nel terzo e ultimo giorno del viaggio nella Repubblica Democratica del Congo, prima di partire alla volta del Sud Sudan, si è concluso con l’esortazione a non lasciarsi “rovinare dalla solitudine e dalla chiusura; no alle scelte individualiste che sembrano allettanti, come la droga o la dipendenza dall’occultismo e dalla stregoneria. State in guarda dal fascino dei “falsi paradisi egoisti, costruiti sull’apparenza, su guadagni facili o su religiosità distorte”.
Incontrare i giovani è stato per Papa Francesco il momento che forse lo ha più divertito. al punto di invitare la folla a cantare insieme.
Ma non sono stati solo canti di festa: quando il Papa ha messo in guardia i ragazzi a dalla corruzione, lo stadio ha manifestato il dissenso verso il presidente Félix Thisekedi, intonando “Fatshi yebela mandat esili”, “Fatshi (il soprannome del capo di stato)  preparati, il tuo mandato è finito”.
E l’opposizione ha colto la palla al balzo per sottolineare il dissenso che parte della società congolese ha maturato nei confronti dell’attuale presidente.

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